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Quale ruolo per l’Arabia Saudita tra Usa e Israele

Di Paolo Bozzacchi

I sauditi hanno più volte ribadito di essere pronti alla normalizzazione dei rapporti con Israele e il ravvicinamento con Washington da questo punto di vista può essere letto come un’ottima notizia

Il Medio Oriente in evoluzione e la stretta attualità internazionale stanno ponendo l’Arabia Saudita al centro di partite strategiche e geopolitiche di notevole spessore. Lo testimonia la firma proprio a Gedda di un primo accordo sulla crisi in Sudan tra le Forze armate sudanesi (Saf) e le Forze di supporto rapido (Rsf), con impegno comune a proteggere i civili e a rispettare il diritto internazionale umanitario. E lo conferma la recente visita a Riyadh di Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e degli omologhi di India ed Emirati Arabi Uniti. Che ha preceduto di poche ore anche la riammissione dopo 12 anni della Siria nella Lega Araba. Il tutto a meno di un mese dalla visita sempre in Arabia Saudita prevista di Antony Blinken, segretario di Stato americano.

L’Arabia Saudita è dunque protagonista del primo tentativo di pace concreta per il Sudan, con la situazione soprattutto della capitale Khartoum in peggioramento costante da diverse settimane. Ora ci sono le premesse per dare priorità al concretizzarsi di un cessate il fuoco che consenta di superare l’emergenza dei bisogni umani e ripristini i servizi di base locali. L’accordo di Gedda è da considerarsi frutto della collaborazione sempre più stretta tra Stati Uniti e Arabia Saudita, di fatto protagonisti della mediazione. E dal punto di vista saudita il risultato ottenuto a Gedda appare in linea di continuità con gli sforzi che da anni Riyadh porta avanti in Yemen, guidando la coalizione delle Nazioni Unite che ha per obiettivo primario quello di mettere la parola fine ad un conflitto troppo lungo e notevolmente dispendioso dal punto di vista umanitario.

Circa la visita a Riyadh dei consiglieri per la sicurezza nazionale di Stati Uniti, India ed Emirati Arabi Uniti, i tre sono stati a colloquio con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Al centro dell’incontro, ha riferito la Casa Bianca, proprio la situazione in Medio Oriente. Si è trattato di un’occasione per “portare avanti la visione condivisa di una regione del Medio Oriente più sicura e prospera, interconnessa con l’India e con il mondo”.

Sulle ragioni della prossima visita di giugno in Arabia Saudita di Blinken è stato lo stesso Sullivan a spiegare: “Il nostro impegno verso il Medio Oriente è incrollabile. Abbiamo una strategia realista e pragmatica, fondata su alcuni principi di base come il partenariato, la dissuasione, la diplomazia, l’attenuazione delle tensioni, l’integrazione e la difesa dei valori”.

Il ravvicinamento delle visioni di Riyadh e Washington sul Medio Oriente in questa fase non fa più una notizia, dunque. Ma l’incontro di Riyadh tra i consiglieri per la sicurezza nazionale e il principe ereditario Saudita è stato molto amplificato dai media internazionali grazie a un aspetto rilanciato dal sito americano Axios. Nell’incontro di Riyadh, infatti, si sarebbe discusso di un progetto congiunto tra i quattro Paesi (Stati Uniti, Arabia Saudita, India ed Emirati Arabia) per collegare l’Arabia Saudita all’India attraverso una rete ferroviaria di alta velocità (in gran parte di nuova costruzione), che potrebbe anche passare per Israele. Un’infrastruttura gigantesca che creerebbe un collegamento commerciale diretto tra il Medio Oriente e l’Indocina, in diretta concorrenza con il progetto cinese della Belt and Road Initiative cinese (la cosiddetta Via della Seta). E anche per questo di diretto interesse di Washington.

L’Arabia Saudita vive il suo momentum nello scacchiere internazionale. Che potrebbe portare anche alla normalizzazione dei rapporti con Israele. I sauditi hanno più volte ribadito di essere pronti e il ravvicinamento con Washington da questo punto di vista può essere letto come un’ottima notizia.



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