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È l’anno del solare (che batte il petrolio). I dati dell’Aie

Per la prima volta nella storia, gli investimenti per l’energia solare superano la spesa della produzione petrolifera. E c’è speranza di abbassare le emissioni e raggiungere l’obiettivo di 1,5°C per ridurre le temperature globali. La visione dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie)

 

Il solare si avvia, sempre più velocemente, a diventare il re dei mercati dell’energia. E i finanziatori gli corrono dietro. Nel 2023, infatti, gli investimenti nel settore di produzione di energia solare hanno superato le spese del settore petrolifero per la prima volta nella storia.

I dati arrivano dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) e sono un indicatore di come si pensa allo sviluppo del solare per frenare le emissioni globali. Fatih Birol, direttore dell’Aie, crede fattibile il raggiungimento dell’obiettivo di 1,5 °C per limitare l’aumento della temperatura globale, previsto nell’Accordo di Parigi, giacché la spesa per l’energia pulita prevede di raggiungere 1,7 trilioni di dollari quest’anno.

“Se questi investimenti in energia pulita continueranno a crescere in linea con quanto visto negli ultimi anni - ha detto Birol al Financial Times – presto inizieremo a vedere emergere un sistema energetico molto diverso e possiamo mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 °C”.

Nel 2023 è previsto un investimento totale di circa 1,7 trilioni di dollari per lo sviluppo di tecnologie di energia pulita, rispetto a 1 trilione per la produzione di combustibili fossili.

“Cinque anni fa – sottolinea il Financial Times -, 2 trilioni di dollari di investimenti energetici annuali erano divisi equamente tra combustibili fossili e tecnologie pulite, come le energie rinnovabili, i veicoli elettrici e i carburanti a basse emissioni”.

Per il direttore Birol, sta emergendo “una nuova economia globale basata sull’energia pulita. Per un uomo come me che si sporca le mani con i dati ogni singolo giorno, questo è un cambiamento sorprendente e drammatico”. L’energia solare è la “stella degli investimenti energetici globali”, con una spesa totale che dovrebbe superare il miliardo di dollari al giorno.

E a cosa si deve quest’impennata? Secondo l’ultimo report dell’Aie, alla crescita economica seguita dalla pandemia Covid-19 e la preoccupazione per la volatilità dei prezzi e la sicurezza energetica provocata dalla guerra russa in Ucraina. Hanno contribuito all’aumento degli investimenti anche alcuni impegni politici – ed economici – come l’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, con lo stanziamento di 369 miliardi di dollari di sussidi e crediti d’imposta per le tecnologie energetiche pulite.

Birol ha invitato le compagnie petrolifere nazionali e internazionali a indirizzare una parte maggiore della loro spesa verso soluzioni energetiche a basse emissioni di carbonio: “Spero che ci sia più di un parallelo tra ciò che dicono i capi delle compagnie petrolifere internazionali e nazionali sulle loro preoccupazioni per il cambiamento climatico e ciò che fanno in termini di investimenti”.

La corsa a favore dell’energia pulita non sarà semplice. Come ha scritto Formiche.net, all’inizio i ministeri del Commercio e della Scienza e tecnologia cinesi hanno emesso una dichiarazione congiunta, annunciando l’intenzione di rivedere la lista nera delle esportazioni – il Catalogo delle tecnologie proibite e limitate nell’export. Tre le classi di prodotti relative al fotovoltaico che potrebbero finire nella lista: wafer, silicio nero e colata di lingotti. Una contromossa che ricorda le misure di export control statunitensi, e che potrebbe frenare lo sviluppo del solare in tutto il mondo.

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