Il Paese iberico si tinge di blu. Al voto locale di domenica il Psoe è uscito sconfitto, costringendo Pedro Sánchez ad anticipare le elezioni politiche per il 23 luglio. Ecco motivazioni e prospettive per il futuro del governo e del Paese
Com’era previsto, le elezioni locali di domenica hanno sconvolto lo scenario politico in Spagna. Pochi però si aspettavano la scelta del presidente del governo, Pedro Sánchez. Il Partito Popolare ha strappato il potere a livello regionale e municipale al Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), costringendo il leader socialista ad un voto anticipato.
Così gli spagnoli hanno appreso stamattina che dovranno tornare ancora una volta alle urne in maniera anticipata. Le elezioni generali, in agenda alla fine dell’anno, sono state convocate da Sánchez per il prossimo 23 luglio.
“Ho appena sentito sua maestà il re per comunicare al capo di Stato la decisione di convocare un consiglio di ministro oggi pomeriggio e sciogliere le Corte e procedere alla convocazione di elezioni generali nella prerogativa che la Costituzione attribuisce al presidente del governo”, ha dichiarato Sanchez da Palazzo della Moncloa.
Una sconfitta amara e decisiva quella del Psoe nelle elezioni locali. Solo tre delle 12 regioni manterranno il governo socialista, e con un vantaggio quasi marginale. Il resto delle regioni spagnole ha votato a favore del Partito Popolare, che si è beneficiato delle alleanze con il partito di estrema destra Vox.
Tranne che nel Comune di Madrid, dove la presidente regionale Isabel Díaz Ayuso del Pp ha vinto con la maggioranza assoluta, quasi tutte le regioni hanno risultati poco netti. Le perdite più significative per il Psoe sono state nelle regioni di Valencia, Aragón y Baleares, così come nella tradizionale roccaforte socialista, Extremadura, ora in mano ai popolari. Grandi città come Valencia e Siviglia, dove sono stati scelti i nuovi sindaci, hanno favorito il Pp. Come sottolinea l’emittente Cnn, la grande eccezione tra le grandi città è stata Barcellona, dove Xavier Trias con un partito indipendentista, Trias per BCN (Junts per Catalunya), ha sbancato la sindaca di sinistra Ada Colau.
Questo risultato dimostra che in Spagna è tornato il bipartitismo tra Psoe e Pp, dopo una decade in cui avevano peso elettorale piccole formazioni politiche come Podemos e Ciudadanos. Molto probabilmente, i conservatori spagnoli vinceranno le elezioni nazionali, ma non senza l’aiuto dell’estrema destra Vox.
Ma perché Sánchez ha deciso di dimettersi e anticipare il voto delle generali? Secondo un’analisi di Es Diario, la motivazione principale è stata evitare una ribellione all’interno del Psoe contro di lui. Sindaci, consiglieri regionali e municipali erano pronti su questo fronte. Il leader socialista aveva deciso di essere protagonista della campagna elettorale, di usare le elezioni del 28 maggio come un referendum del suo operato, e questo è il risultato finale.
Poi, con la sorpresa del ritorno anticipato alle urne, Sánchez oscura la vittoria del Pp dai media. E c’è anche la scelta della data. “Il giorno scelto, 23 luglio, implica che mezza Spagna sarà in vacanza – si legge su Es Diario -. La partecipazione è a rischio. Forse l’interesse di Sánchez è sgonfiare il sufflè, fermare l’inerzia del Pp con una data che non invita a seguire la campagna da vicino né invita ad andare a votare. Mentre meno gente voterà, meglio. In queste circostanze il voto per posta sarà protagonista quando è evidente che non gode precisamente di buona immagine”.
Infine, Sánchez cerca di sfruttare i negoziati del Pp con Vox per spaventare l’elettorato con il pericolo dell’estrema destra. “La campagna elettorale comincia adesso – conclude Es Diario -, e convivrà con la formazione di governi di coalizione di entrambi i partiti. E il leader del Psoe vuole che si vedano questi accordi per avere un argomento in più con cui girare ancora la ‘tortilla’ nella disperazione”.