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Sudan, la posta in gioco dell’Africa e dell’Occidente. L’intervento di Pittella

Di Gianni Pittella

Fin quando non ci sarà una politica intelligente e lungimirante per e con l’Africa, noi occidentali avremo perduto la straordinaria opportunità di concorrere alla sicurezza e allo sviluppo di una area decisiva per le sorti del mondo. L’intervento di Gianni Pittella

L’inferno è tornato in Sudan ed è un inferno di migliaia di morti, una guerra civile riesplosa che mette a ferro e fuoco Khartoum e non risparmia nessuno.

Una guerra in cui si fronteggiano due generali, Abdel Fattah al Burhan, capo dell’esercito regolare, e Mohamed Hamdan Dagalo, capo di un gruppo paramilitare, e la ragione di questa guerra è solo esclusivamente la sete di potere.

Già nel 2019 i manifestanti sudanesi avevano pagato un tributo altissimo in termini di morti e feriti, alla battaglia per la democrazia.

Ma dopo la caduta del dittatore Omar al Bashir non si è riusciti a radicare un sistema democratico solido e la gigantesca mole di interessi ha scatenato l’inferno.

La scena del conflitto in corso vede partecipi, anche se non come deus ex machina, gli uomini della Wagner PMC, la compagnia russa, un vero e proprio secondo esercito a disposizione del Cremlino.

La Wagner PMC infatti, controlla da tempo alcuni siti minerari per l’estrazione dell’oro soprattutto nel Darfur, attraverso una serie di società di loro diretta dipendenza attraverso le quali rivenderebbero il metallo prezioso all’estero, in gran parte alla Russia.

E le autorità russe hanno avviato in questi anni un negoziato per la costruzione di un hub logistico per la marina russa a Port Sudan, negoziato poi non tramutato in accordo.

Ma oro e logistica legata anche al petrolio danno la cifra di quale sia la posta in gioco in Sudan.

Trovo sconcertante la sufficienza con cui le potenze occidentali, dagli Usa alla Ue guardano alla tragedia del Sudan.
È inaccettabile che l’Africa ci interessi solo per arginare i flussi migratori, quando poi la nostra inerzia è colpevole anche di favorire gli esodi di milioni di persone che fuggono da guerre civili, da lotte senza quartiere per la gestione delle risorse immense di cui è ricco il continente africano.

Fin quando non ci sarà una politica intelligente e lungimirante per e con l’Africa, noi occidentali avremo perduto la straordinaria opportunità di concorrere alla sicurezza e allo sviluppo di una area decisiva per le sorti del mondo.

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