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Ustica, l’indagine segua la verità processuale. L’opinione di Tricarico

Lo scopo dell’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica (Avdau) è quella di stimolare la magistratura a indagare su quanto emerso dai tre gradi di giudizio relativamente alla tragedia del DC9 Itavia. Pubblichiamo l’intervento del generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, presidente della Fondazione Icsa e membro dell’Avdau

Di recente, l’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica (Avdau), di cui mi onoro di far parte, è stata ammessa a integrare lo specifico comitato avente lo scopo di reperire e rendere pubblica ogni utile documentazione attinente alle stragi del secondo dopoguerra italiano costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il fatto ha provocato la reazione scomposta soprattutto di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime di Ustica, la quale, sul Manifesto e attraverso altri media ha divulgato una serie di elementi che non corrispondono a mio parere alla realtà.

Controbattere a questi, pur essendo cosa agevole sotto il profilo della verità dei fatti, risulta piuttosto oneroso e fa correre il concreto rischio di prendere il lettore per stanchezza.
Pertanto, converrà mirare al bersaglio più grosso, quello con cui si afferma di noi che siamo una “associazione che vive soltanto per sostenere la tesi depistante della bomba araba come causa della caduta del DC9 Itavia”.

Chi lo afferma non ricorda forse che non siamo noi a sostenere la tesi della bomba bensì che questa è la verità emersa nel processo penale che, bollando come fantascientifica la battaglia aerea e il missile, assevera in maniera incontrovertibile le numerose evidenze e prove di una bomba esplosa nella toilette posteriore del velivolo quale causa della tragedia. Una verità sbocciata limpida e inattaccabile in tre i gradi di giudizio, dopo 272 udienze, l’escussione di circa quattromila testi, il parere concorde dei massimi esperti al mondo componenti il collegio peritale Misiti.

Inoltre viene sbandierata come sentenza del giudice istruttore Priore quella che altro non è che (secondo la terminologia del vecchio rito) un mero rinvio a giudizio con il quale le tesi di Priore sono state impietosamente smontate, una ad una, nel successivo dibattito in aula.

La presidente Bonfietti sa anche che nel processo civile, quello cui lei fa sempre riferimento, quello che ha condannato il cittadino italiano a rifondere gli aventi titolo con centinaia di milioni di euro per un fatto mai avvenuto, le sentenze pronunciate trovano fondamento nel fasullo impianto accusatorio di Priore bollato dai giudici penali come “fantasioso”, “la trama di un libro di spionaggio ma non un argomento degno di una pronuncia giudiziale” “ fantapolitica o romanzo che potrebbero anche risultare interessanti se non vi fossero coinvolte ottantuno vittime innocenti”.

Possono essere questi “apprezzamenti” per le tesi di Priore, quantomeno umilianti per un magistrato che ha condotto le indagini, le giuste fondamenta per le sentenze civili, anche avuto riguardo ai diversi criteri di valutazione che sovraintendono al rito civile?

Evidentemente è stato malinteso il nostro impegno che, fondato sulla certezza ormai inoppugnabile della bomba come causa della tragedia, ne vuole cogliere le prospettive per fini di giustizia. Siamo determinati in altre parole a stimolare con ogni possibile mezzo la magistratura a indagare su chi possa aver messo quella bomba a bordo del DC9, a indagare in direzioni mai esplorate in virtù della tesi falsa del missile assassino con cui è stato operato un colossale imbroglio ai danni del cittadino e delle istituzioni. E dell’erario pubblico.

Da ultimo, sperando che sia colta la genuinità dell’auspicio più che la durezza per qualcuno dei contenuti, tutti noi siamo fermamente convinti che liberare l’orizzonte dalla nebbia delle mistificazioni, puntellare in partenza lo scenario della dinamica della tragedia e cogliere le residue ipotizzabili opportunità di consegnare alla giustizia gli autori dell’attentato sia l’unica maniera per onorare e rendere giustizia alla memoria delle 81 vittime.

Non esistono alternative, soprattutto quelle fondate su ipotesi “fantasiose” – per dirla con l’unica sentenza penale pronunciata – e che negli anni hanno impedito alla giustizia di compiere il suo corso.



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