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La Via della Seta molla il carbone e si butta su sorveglianza, server e biotech

Gli investimenti della Belt and Road Initiative per nuovi progetti di tecnologia dell’informazione, comunicazioni e componenti elettroniche sono aumentati sei volte rispetto al 2013, fino a 17,6 miliardi di dollari. Crollano invece gli impieghi sul settore infrastrutturale, in particolare sulle energie fossili

Nuovi progetti infrastrutturali nel settore dell’it e della biotecnologia stanno raccogliendo gli investimenti della Belt and Road Initiative (Bri), la Nuova Via della Seta cinese.

Secondo Nikkei, la registrazione dei finanziamenti “greenfield” più recenti, che comportano operazioni di costruzione da zero, riguardano progetti di tecnologia dell’informazione, comunicazioni e componenti elettronici.

Il monitoraggio del fDi Markets del Financial Times indica che in questi tre settori gli investimenti ammontano circa 17,6 miliardi di dollari, sei volte quelli del 2013, l’anno in cui è partita la Bri.

“Ciò ha significato più progetti come il nuovo data center del governo del Senegal, che si trova sotto sorveglianza militare a mezz’ora di auto a est di Dakar, la capitale – si legge su Nikkei -. Completata nel 2021, la struttura era un progetto congiunto con la Cina, con server forniti da Huawei”. Inoltre, il Senegal ha anche installato un cavo sottomarino e telecamere di sorveglianza urbana con fondi cinesi.

Dai Mochinaga, professore associato del Shibaura Institute of Technology in Giappone, ha spiegato che “la Cina ha iniziato a esportare infrastrutture digitali sviluppate a livello nazionale alla fine degli anni 2000. La tendenza è aumentata intorno al 2013, quando Huawei ha ampliato i suoi investimenti all’estero”.

Un’altra area di interesse è la biotecnologia, dove la crescita degli investimenti è di 29 volte rispetto al 2013: 1,8 miliardi di dollari per il 2022. Lo sviluppo del vaccino contro il Covid-19 è l’esempio più significativo. “La Cina ha esportato circa 2 miliardi di dosi di vaccino in tutto il mondo entro la fine del 2022 – scrive Nikkei -, raggiungendo i paesi emergenti mentre l’Europa, sede dei principali produttori di vaccini, si è concentrata sul soddisfare la domanda locale”.

La cinese Abogen Biosciences ha concesso in licenza la tecnologia per lo sviluppo del vaccino mRNA alla startup indonesiana Etana Biotechnologies, che ha completato l’anno scorso un impianto di produzione di vaccini, con l’obiettivo di produrre 100 milioni di dosi.

Lo spostamento degli investimenti cinesi nell’it e la biotecnologia ha deviato l’attenzione dai progetti infrastrutturali: “Gli investimenti nello sviluppo dei combustibili fossili sono precipitati a un centesimo rispetto a un decennio fa, a causa della spinta per ridurre le emissioni di gas serra”. Anche la spesa per progetti legati ai metalli, come la produzione di alluminio, è in calo dal picco del 2018.

“La preoccupazione di avere meno soldi con cui lavorare sta giocando un ruolo nel passaggio a campi più efficienti in termini di capitale – conclude Nikkei -. I deflussi di capitali dalla Cina hanno superato gli afflussi per la prima volta in circa due anni nell’ultimo trimestre del 2022, poiché le esportazioni sono diminuite e gli investimenti esteri nel mercato obbligazionario sono crollati”.

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