Lo Speaker della Camera è atteso domani nella Capitale. In agenda incontri con Mattarella e Meloni. Per Alexander Alden, nonresident senior fellow dell’Atlantic Council e già deputy assistant secretary of state per gli affari europei, la decisione italiana sulla Via della Seta “è anche un test per la coesione del G7” verso Pechino e boccia l’idea di un accordo commerciale per compensare l’uscita
Domani pomeriggio Kevin McCarthy, Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, incontrerà Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. Per l’esponente di spicco del Partito repubblicano Roma è una delle tappe di una missione che lo vede alla guida di una delegazione parlamentare bipartisan (composta da 19 elementi) e che ha toccato anche Israele e Giordania. È il suo primo viaggio ufficiale all’estero da quando, a gennaio, è stato nominato alla guida della Camera bassa del Congresso statunitense.
“Durante la sua visita a Roma, lo Speaker McCarthy sottolineerà il contributo italiano sul fronte dell’aggressione russa all’Ucraina”, spiega Alexander Alden, nonresident senior fellow dell’Atlantic Council e già deputy assistant secretary of state per gli affari europei, a Formiche.net. “Un altro tema di discussione probabilmente sarà la Cina”, continua. “A Washington tutti sanno bene che l’Italia è l’unico Paese del G7 ad aver siglato il memorandum d’intesa sulla Via della Seta. C’è una forte aspettativa negli Stati Uniti che l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni, con le convinzioni euro-atlantiche che ha dimostrato nei mesi passati, esca dal memorandum siglato dal governo Conte nel 2019″.
La decisione “giusta”, continua Alden, “non deve essere presa per scontata. Gli Stati Uniti sanno che uscire non è semplice e può essere costoso, visto che è previsto un rinnovo automatico e che per chiamarsi fuori serve una posizione molto forte a cui possono seguire rappresaglie cinesi”, spiega.
Come raccontato in questi giorni su Formiche.net, l’attenzione europea e americana verso la decisione di Roma cresce mentre si avvicina il G7 di Hiroshima. Se ne sono occupati media come Politico, Euractiv, Bloomberg e CNBC. Mancano meno di tre settimane al summit dei leader in Giappone, e poco meno di otto mesi per la decisione italiana sul rinnovo (o meno) della Via della Seta. Ma “gli alti funzionari di entrambe le sponde dell’Atlantico si aspettano che Meloni segnali la direzione che Roma prenderà entro la sua partecipazione al vertice del G7 a Hiroshima con il presidente statunitense Joe Biden”, ha scritto Politico.
“La decisione italiana è anche un test per la coesione del G7 verso la Cina”, osserva Alden. “Uno dei temi del summit è l’alternativa alla Via della Seta e in questo senso sarà importante valutare la coesione e la solidarietà verso l’Italia che potrebbe decidere di fare la cosa giusta uscendo dal progetto Via della Seta”.
La scorsa settimana Jia Guide, ambasciatore cinese in Italia, ha escluso possibili “modifiche o aggiornamenti” al memorandum d’intesa. Per Pechino, infatti, come abbiamo spiegato su queste pagine, sembra non esserci alternativa al rinnovo del documento così com’è. E neppure sembra piacere l’ipotesi, ventilata da alcuni in zona Farnesina come raccontato su Formiche.net, di lasciare cadere il memorandum d’intesa e di firmare un altro accordo commerciale che sia privo delle implicazioni politiche della Via della Seta ma che consenta all’Italia di dirsi impegnata a mantenere buone relazioni con la Cina e allo stesso tempo di evitare una dura reazione di Pechino.
“Un accordo commerciale con la Cina per compensare l’uscita dal memorandum potrebbe lasciare tutti scontenti e sarebbe la riproposizione di una diplomazia italiana che già in passato ha praticato l’arte dell’equivoco”, commenta Alden. “Con un simile approccio diplomatico l’Italia rischierebbe di non essere presa seriamente”, conclude.