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Cosa prevede l’Agenda di ricerca e innovazione per la cybersicurezza

L’Italia ha deciso per la prima volta di varare un programma strategico dedicato alla ricerca sulla difesa del quinto dominio. L’iniziativa, promossa dal ministro Bernini e dal sottosegretario Mantovano, si compone di sei aree per governare gli investimenti in ricerca e innovazione nel settore

L’Italia ha deciso per la prima volta di varare un programma strategico dedicato alla ricerca sulla cybersicurezza. Si tratta dell’Agenda di ricerca e innovazione per la cybersicurezza promossa dal ministro dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, e dal sottosegretario di Stato con delega alla Sicurezza, Alfredo Mantovano. È il primo passo della tabella di marcia identificata dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per il perseguimento degli obiettivi di ricerca e innovazione stabiliti dalla Strategia per cybersicurezza nazionale.

IL DOCUMENTO

Il documento di 50 pagine, risultato di un’attività congiunta tra l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e il ministero dell’Università e della ricerca, ha lo scopo di far emergere, stimolare e governare gli investimenti in ricerca e innovazione nel delicato settore della cybersecurity, monitorarli nel tempo e valutarne le ricadute sulla protezione del Paese con l’obiettivo di proteggerlo e rafforzarne l’autonomia strategica. L’Agenda è finalizzata a creare un ecosistema virtuoso dell’innovazione nei settori pubblico e privato ed è rivolta a tutti gli attori che operano direttamente o beneficiano della ricerca sulla cybersicurezza in Italia, incluse università, amministrazioni pubbliche, imprese e consorzi pubblici e privati.

LE AREE INTERESSATE

Sono sei le aree interdisciplinari interessate dall’Agenda. Prima: sicurezza dei dati e privacy, con priorità riguardanti le tecnologie che favoriscono privacy e anonimato, la crittografia e la condivisione sicura delle informazioni. Seconda: gestione delle minacce cibernetiche, che include la ricerca di tecniche di attacco e difesa, la cyberthreat intelligence, la gestione degli incidenti e delle operazioni di sicurezza. Terza: sicurezza del software e delle piattaforme per lo sviluppo sicuro del software e sulla sicurezza dei sistemi operativi, delle tecnologie di virtualizzazione e delle blockchain. Quarta: sicurezza delle infrastrutture digitali per assicurare la resilienza cibernetica. Quinta: aspetti della società per prevenzione e gestione degli attacchi informatici concentrandosi sui fattori umani, formativi e legali. Sesta: aspetti di governo per approfondire gli aspetti organizzativi, di gestione del rischio e di standardizzazione.

IL CONTESTO

Il cyber-spazio pervade sempre di più le nostre vite e se trent’anni fa Internet era uno strumento da accademici oggi è presente nel 92% delle case europee. E i cittadini europei, secondo Eurostat, usano la rete per i social media (50%), l’online banking (50%), per ottenere informazioni su beni e servizi (66%) e ricercare notizie mediche (55%). L’enorme successo della digitalizzazione di beni, merci e servizi veicolati dalla rete però ha prodotto un aumento del rischio cibernetico connesso alla violazione dei dati personali, alle truffe monetarie, al furto di proprietà intellettuale, fino agli attacchi alle infrastrutture che erogano servizi essenziali come l’energia, i trasporti, la sanità, e che mettono in pericolo l’incolumità stessa dei cittadini. Si stima che la criminalità informatica entro il 2025 produrrà danni economici per 10.500 miliardi di dollari. In aggiunta, la dirompente evoluzione delle tecnologie emergenti, quali, ad esempio, l’intelligenza artificiale generativa e il quantum computing, richiede di definire tempestivamente e agilmente indirizzi evolutivi della ricerca sulla cybersicurezza.



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