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Guido Bodrato, un esempio di coerenza politica e culturale. Il tributo di Merlo

Bodrato resta una pietra angolare nella storia del cattolicesimo politico italiano. Una storia che non si può e non si deve interrompere. Per la semplice ragione, come ci ha dimostrato proprio lui in tutta la sua lunga e ricca esperienza politica, che i valori e i principi della cultura cattolico democratica, popolare e sociale continuano ad essere di straordinaria modernità ed attualità

Rileggere l’esperienza, il magistero e la lezione politica, culturale, sociale ed istituzionale di Guido Bodrato non è né semplice e né facile. E questo non solo perchè Bodrato è stato un protagonista della storia democratica del nostro paese per molti anni. Ma anche per la semplice ragione che Bodrato è stato un autorevole e qualificato esponente di un filone di pensiero e di una cultura che hanno contribuito a conservare e a qualificare la qualità della nostra democrazia, la credibilità delle istituzioni e la stessa efficacia dell’azione di governo.

Era espressione di quel cattolicesimo democratico, popolare e sociale che nel nostro paese ha giocato un ruolo determinante e decisivo dal secondo dopoguerra in poi e in tutti i tornanti più delicati della nostra repubblica. Sì, Bodrato era un uomo di pensiero prestato alla politica ma era anche un politico a tutto tondo. Ma la sua cifra distintiva è sempre stata una sola: e cioè, qualunque scelta politica, qualunque nodo politico erano sempre preceduti da una attenta e pertinente analisi culturale. Una prassi d’altri tempi? Certo, in un clima dominato dal “nulla della politica”, per dirla con Martinazzoli, si tratta di un metodo antiquato se non addirittura singolare ed anacronistico.

Ma è indubbio che proprio grazie a quel metodo uomini come Bodrato sono diventati punti di riferimento per intere generazioni di cattolici democratici, popolari e sociali. E Bodrato lo è stato anche perchè è rimasto fedele ad alcuni caposaldi costitutivi della tradizione e della cultura del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese: e cioè, la dimensione popolare del partito, la natura democratica della sua organizzazione, la valenza dell’ispirazione cristiana, la centralità della democrazia rappresentativa, l’allergia verso qualsiasi personalizzazione e spettacolarizzazione della dimensione politica e, in ultimo ma non per ordine di importanza, una necessaria dimensione etica della democrazia.

Certo, Bodrato è stato anche un uomo di corrente. È stato un autorevole esponente della sinistra sociale e un collaboratore molto stretto del leader storico di quell’area, Carlo Donat-Cattin. E poi è stato il cuore pulsante dell’Area Zac, la componente che si riconosceva nella figura e nella politica di Benigno Zaccagnini. Ma in entrambe le esperienze Bodrato è sempre stato un politico che faceva del confronto e del dialogo la sua cifra esclusiva. Nessuna arroganza intellettuale, nessuna presunzione politica ma solo e soltanto la forza disarmata delle idee. Quella era la bussola attorno alla quale si condizionava e si contava nella politica italiana, secondo la miglior tradizione cattolico popolare e sociale. Dunque, un uomo di corrente ma soprattutto un uomo di partito che credeva nella dialettica interna e soprattutto nella natura interclassista del partito.

E forse anche per questi motivi Bodrato si è iscritto a due soli partiti, la Dc e il Ppi, perchè solo in quelle formazioni politiche riconosceva sino in fondo le caratteristiche e le specificità riconducibili al popolarismo di ispirazione cristiana. Ecco perchè Guido Bodrato resta una pietra angolare nella storia del cattolicesimo politico italiano. Una storia che non si può e non si deve interrompere. Per la semplice ragione, come ci ha dimostrato proprio Bodrato in tutta la sua lunga e ricca esperienza politica, che i valori e i principi della cultura cattolico democratica, popolare e sociale continuano ad essere di straordinaria modernità ed attualità. Anche e soprattutto nella società e nella politica contemporanea. Giorgio Merlo


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