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Cosa farebbero gli europei in caso di invasione di Taiwan?

L’ultimo studio Ecfr evidenzia come gli europei siano ostili rispetto alla Russia e guardinghi sulla Cina: non vogliono che il Dragone compri infrastrutture o aziende chiave, ma non vogliono nemmeno tagliare i rapporti commerciali. Piace l’idea di avere più indipendenza strategica, in linea con le preoccupazioni atlantiche. E in Italia…

Due anni fa, gli europei si interrogavano sul loro posto nel mondo. Tra fiducia calante nelle istituzioni e dubbi nei confronti della leadership statunitense, complicata dai quattro anni con Donald Trump alla Casa Bianca, la maggior parte dei cittadini Ue tifava per un’autonomia strategica dal sapore macroniano – una “terza via” rispetto a Usa e Cina, con l’Ue come attore geopolitico più forte e indipendente, capace di proteggere i propri interessi e dialogare bilateralmente con tutti allo stesso modo.

Oggi, dopo l’aggressione russa all’Ucraina, i segnali di assertività crescente da parte della Cina e il consolidamento del fronte occidentale voluto dalla presidenza Biden, la situazione internazionale è profondamente diversa. E gli europei si stanno adattando, ma lentamente. A fotografare il cambiamento è stato l’European Council on Foreign Relations, che col suo nuovo rapporto cattura il desiderio invariato di costruire un’Europa più forte e indipendente, ma con nette differenze riguardo ai compagni di viaggio.

IL CAPITOLO RUSSIA

Due terzi degli intervistati vedono la Russia come un avversario e un rivale dell’Ue – rispetto a un terzo nel 2021. Le maggioranze sono nette nei Paesi nordici, ma i numeri sono più bassi in Italia (37%) e Bulgaria (17%). Sulle relazioni a lungo termine con Mosca, il 48% del campione pensa che le relazioni del proprio Paese dovrebbero rimanere “limitate” in caso di accordo di pace con l’Ucraina – opinione prevalente ovunque, tranne che in Bulgaria, dove il 51% degli intervistati è a favore di riaprire una “cooperazione totale”.

DIFESA EUROPEA…

“Il risultato principale di questo sondaggio è il desiderio degli europei di un’Ue maggiormente autosufficiente in politica estera, e che implementi le proprie capacità di difesa”, commenta Jana Puglierin, Senior Policy Fellow e a capo dell’ufficio berlinese di Ecfr. “Queste richieste non sono nuove, ma sono state accentuate dalla guerra in Ucraina e dalle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina”. Il 74% degli intervistati ritiene che l’Europa non debba dipendere dalle garanzie di sicurezza Usa e investire in una difesa autonoma; la percentuale più bassa del campione è italiana, al 63%.

… E ALLINEAMENTO CON GLI USA

A ogni modo, il sondaggio non fa risaltare un allontanamento dall’indirizzo politico di Washington – tutt’altro. Gli Usa hanno “ampiamente ripristinato la propria reputazione di ‘alleati’ e ‘partner’ dell’Ue”, al netto della preoccupazione di una seconda presidenza Trump. Mediamente, circa la metà dei cittadini Ue vede negli Usa un partner necessario e il 43% un alleato. E se da una parte l’incremento della capacità di difesa è una delle richieste fisse degli Usa, nell’ambito di accrescere la colonna europea dell’Alleanza atlantica, dall’altra le preoccupazioni strategiche degli europei sono in linea, anche se con minore intensità, rispetto a quelle americane. Specie per quanto riguarda la Cina.

CINA: L’ECONOMIA…

Il rapporto Ecfr registra un aumento della preoccupazione per l’agenda economica di Pechino e per il soft power cinese: il 65% degli europei è contro la proprietà cinese di infrastrutture chiave, come ponti o porti, ma anche giornali nazionali (58%) e società tecnologiche (52%). Tuttavia, le posizioni di Emmanuel Macron e Olaf Scholz vanno per la maggiore: più europei pensano a Pechino come a un “partner necessario” rispetto a “rivale”. Infatti c’è ancora scetticismo riguardo alla linea della Commissione europea incentrata sul de-risking, a partire dall’economia, rispetto alla Cina: solo il 22% ritiene che le relazioni commerciali rappresentino più rischi che benefici.

… I DOSSIER MILITARI…

C’è però la variabile della Russia, e la sua “amicizia senza limiti” con la Cina – che è evidente al 70% degli intervistati. Per molti europei (41%) la fornitura di armi a Mosca da parte di Pechino sarebbe inaccettabile, nonché una valida ragione per imporre sanzioni alla Cina anche a costo di danneggiare le economie occidentali. Non è il caso in Italia, dove solo il 29% sarebbe a favore di imporre sanzioni (una delle cifre più basse del campione Ecfr). E soprattutto, la maggior parte degli europei vorrebbe un’Ue neutrale nel caso di un conflitto tra Stati Uniti e Cina con epicentro a Taiwan. Con differenze territoriali: i Paesi del nord Europa registrano i picchi più alti di sostegno agli Usa (sopra il 30%), mentre il Belpaese è il fanalino di coda al 18%.

… E LA NOTA PER I POLICYMAKERS

Secondo gli autori dello studio, lo scetticismo riguardo alla presenza economica della Cina è una base per costruire un terreno comune tra i cittadini e i loro leader politici riguardo all’influenza di Pechino in Europa. “I leader politici dovrebbero quindi spiegare i rischi di un’interdipendenza più astratta e distante dell’Europa con la Cina, delineando anche i potenziali scenari nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina, la cui concreta possibilità tende a essere sottovalutata dal pubblico. È opportuno infine inquadrare la discussione sulla Cina nel dibattito relativo all’importanza dei valori europei, spiegando come un’eccessiva dipendenza dagli investimenti cinesi possa minare la libertà dell’Ue di esprimersi sui diritti umani e sulla democrazia”.


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