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Estradizione in Cina, ecco le motivazioni del primo storico no italiano

Se la richiesta è avanzata da Pechino, secondo la Cassazione sussiste “il rischio concreto” di “sottoposizione a trattamenti inumani o degradanti, in quanto plurime fonti internazionali, affidabili, danno atto di sistematiche violazioni dei diritti umani e del tollerato ricorso a forme di tortura”

In tema di estradizione per l’estero, la Sesta Sezione penale della Corte suprema di Cassazione ha affermato che, “ove la richiesta sia avanzata dalla Repubblica popolare cinese, sussiste il rischio concreto (…) di sottoposizione a trattamenti inumani o degradanti, in quanto plurime fonti internazionali, affidabili, dànno atto di sistematiche violazioni dei diritti umani e del tollerato ricorso a forme di tortura, nonché della sostanziale impossibilità, da parte di istituzioni ed organizzazioni indipendenti, di verificare le effettive condizioni dei soggetti ristretti nei centri di detenzione”. È quanto si legge nel riassunto delle motivazioni della sentenza con cui a inizio marzo la Corte Suprema di Cassazione aveva annullato la sentenza della Corte d’appello di Ancona negando l’estradizione verso la Cina di una cittadina cinese.

IL CASO

La donna, ex amministratore delegato di una nota società cinese, era ricercata in patria per presunti reati economici. Era stata arrestata in Italia nell’estate del 2022 alla luce di un Red Notice dell’Interpol. Ha passato sette mesi in carcere e qualche settimana agli arresti domiciliari.

LA DECISIONE STORICA

Raggiunto da Formiche.net, l’avvocato Enrico Di Fiorino aveva espresso grande soddisfazione: “È una sentenza storica, che esprime una oramai comune e uniforme posizione che i Paesi occidentali hanno inteso assumere rispetto alle richieste estradizionali provenienti da Paesi che non conoscono né rispettano lo stato di diritto”.

LA DETENZIONE DEL FRATELLO

Accogliendo il ricorso, la Cassazione mette nero su bianco i timori della donna che “si fondano anche sulle condizioni di detenzione subite dal fratello e da quest’ultimo riferite con una nota acquisita al giudizio, nella quale si riferisce di una detenzione disposta illegalmente e, in concreto, finalizzata ad indurre la sorella a far rientro in Cina”.



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