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Ecco le sfide per le Forze armate. L’analisi di Monteforte

Di Ferdinando Sanfelice di Monteforte

Le nostre Forze armate hanno due principali sfide da affrontare. Da un lato visto uno scenario geopolitico sempre più complesso, servirà un impegno ancora maggiore rispetto al passato, dall’altro impedire aggressioni al territorio nazionale. L’analisi dell’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, esperto militare e docente di Studi strategici

Ogni anno, la Festa della Repubblica è l’occasione per le nostre Forze armate di mostrarsi al popolo italiano, con tutti i pregi e i limiti che le contraddistinguono. La sfilata a Via dei Fori Imperiali, infatti, più che uno show di potenza, come avveniva in passato, è servita negli ultimi anni per farsi conoscere e per dimostrare che i soldi investiti nel loro ammodernamento e potenziamento sono stati spesi bene.

Le Forze armate si mostrino sempre più pronte

Quest’anno, però, le Forze Armate, attraverso la sfilata, dovranno anche mostrare alla popolazione, e non solo agli specialisti nazionali e alleati, la loro adeguatezza a fronteggiare la situazione che si è venuta a creare intorno a noi. Si tratta di un aspetto particolarmente importante, visto che le notizie di guerre, instabilità e sommovimenti compaiono sempre più spesso sui media, e hanno aumentato l’attenzione – a volte interessata, a volte infastidita – del grande pubblico.

Dopo ben trent’anni, dal 1991 al 2021, nei quali i compiti del nostro strumento militare erano, essenzialmente, la stabilizzazione, la prevenzione, la sorveglianza e la protezione, compiti la cui esecuzione sfuggiva spesso all’attenzione generale, comportando attività e impegni oscuri anche se onerosi, è ormai chiaro che la situazione sia cambiata profondamente.

L’instabilità internazionale

Infatti, negli ultimi tre anni, l’Occidente si è gravemente indebolito, soprattutto per la moltitudine di debiti contratti per contrastare gli effetti economici della pandemia, che ci ha colpiti in più ondate successive.

Ciò ha incoraggiato gli altri attori principali a livello internazionale a sistemare “con le cattive maniere” – per usare un eufemismo –  alcune pendenze pluridecennali, se non secolari, nei confronti dei loro odiati vicini, guadagnando in tal modo prosperità, influenza e prestigio nel mondo.

La Russia, anzitutto, ha creduto di poter assoggettare l’Ucraina, come aveva fatto più volte nel passato, mentre la Cina, abbandonando la propria tradizione pacifista, vorrebbe santuarizzare, come voleva l’Ammiraglio Liu negli anni 1980, l’enorme zona di mare compresa dentro la “prima catena di isole” che circonda il proprio territorio, assoggettando la ribelle Taiwan e pretendendo di trasformare il Mar Cinese Meridionale in una zona di acque interne, dove esercitare la propria sovranità in via esclusiva.

Questa serie di iniziative, null’altro che prevaricazioni belle e buone, non solo ci hanno risvegliato dal sogno trentennale che la Storia fosse finita, ma stanno spargendo instabilità tutto intorno a noi: su terra e mare, nonché lungo le direttrici del commercio internazionale, la nostra linfa vitale.

Le sfide

Le Forze armate, quindi, hanno due sfide da affrontare. La prima è che i compiti svolti negli ultimi decenni stanno diventando sempre più difficili. Soprattutto alla luce di un mondo nel quale cresce esponenzialmente la voglia, anche da parte di ampie fasce di popolazione, di usare la violenza per risolvere i problemi in corso: quanto sta accadendo in Kosovo rischia di essere solo l’inizio di una spirale perversa. Di conseguenza, stabilizzare, prevenire, sorvegliare e proteggere richiederanno mezzi e impegno ben maggiori rispetto al passato.

La seconda sfida, per certi versi, costituisce un ritorno ai tempi della Guerra fredda; le nostre Forze armate, insieme a quelle dei nostri amici della Nato e dell’Unione, non solo devono tener lontana la minaccia posta dai Paesi che praticano la prepotenza e la prevaricazione, ma anche e soprattutto impedire le aggressioni al nostro territorio, al nostro spazio aereo e alle nostre infrastrutture critiche, su tutti i dominii operativi. Per aver successo, bisogna che le nostre Forze armate siano credibili, in termini di mezzi e personale, in modo da scoraggiare i terzi dal compiere violenze che potrebbero portare a conseguenza catastrofiche. Come dice un vecchio detto, “il cannone che non ha ancora sparato fa più impressione di quello che sta sparando”. Dissuadere è meglio che battersi.

Il 2 giugno, quindi, le Forze Armate dovranno mostrare al nostro popolo e ai nostri alleati le loro capacità e la determinazione di tenerci al di fuori della tempesta perfetta che si avvicina.


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