La fusione del circuito professionale americano PGA con l’europeo DP Tour e il LIV Golf, finanziato dai fondi per gli investimenti dell’Arabia Saudita, ha richiamato l’attenzione di esperti sportivi e analisti di geopolitica
Grande sorpresa nel mondo del golf. La fusione del circuito professionale americano PGA con l’europeo DP Tour e il LIV Golf, finanziato dai fondi per gli investimenti pubblici dell’Arabia Saudita, ha richiamato l’attenzione non solo degli esperti sportivi ma soprattutto dagli analisti di geopolitica. La decisione è vista da molti come una strategia per cavalcare l’immagine positiva garantita da eventi e campioni sportivi.
In base all’accordo, le operazioni si uniranno sotto un’unica società. Il fondo acquirente è supervisionato dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Yasir al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano saudita, sarà il presidente dell’organizzazione combinata PGA-LIV, che ha anche acquistato la squadra di calcio del Newcastle United nella Premier League inglese e ha legami con le corse di Formula 1, la boxe e la Wwe.
Recentemente, i sauditi hanno un’enorme influenza nel golf, giacché hanno investito miliardi in nuovi professionisti e strutture. Secondo la newsletter DealBook del New York Times, “è un ulteriore segno di come il regno stia cercando di affermare il proprio ruolo di crescente potenza commerciale geopolitica e globale”.
La fusione, dunque, è solo l’ultimo segno del potere di espansione dell’Arabia Saudita. “Gli scettici affermano che sta cercando di migliorare la sua reputazione e sostenere l’aumento dei prezzi del petrolio”, prosegue il NYT. Anche le società di private equity e di capitale di rischio si sono riversate nel regno, sperando di attingere alle sue casse, specialmente ora che la Cina è diventata più rischiosa.
Non è chiaro ancora se le autorità di controllo e il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti d’America, che regolano gli accordi e le transazioni internazionali, approveranno la fusione. O se gli sponsor del circuito e i diritti di trasmissione in tv delle partite resteranno uguali.
Ma la nuova passione sportiva dell’Arabia Saudita non riguarda soltanto il golf. Dopo l’esperienza del Qatar con l’organizzazione dei Mondiali di Calcio 2022, ora l’interesse dei sauditi (anche) per il calcio sembra ricalcare lo stesso copione. Un giorno prima dell’annuncio dell’accordo sul golf, i sauditi hanno “arruolato” una star del calcio mondiale. Il francese Karim Benzema entrerà a fare parte della squadra Al Ittihad dopo 10 anni al Real Madrid grazie ad un accordo economico di circa 400 milioni di euro.
Prima ancora, Cristiano Ronaldo, considerato uno dei migliori della storia, ha lasciato il Manchester United per un’altra squadra saudita, l’Al Nassr. Il valore del trasferimento è sempre la astronomica cifra di 400 milioni di euro.
Ad aprile sono circolate alcune voci sulla possibilità che l’Arabia Saudita acquisti il torneo di cricket veloce Twenty20, così come una probabile sponsorizzazione dei Mondiali di calcio femminili e anche l’incursione nella Formula 1 (c’è già infatti il Gran Premio di Gedda).
Il principe saudita Saud bin Mishal Al-Saud, presidente della Federazione di Cricket dell’Arabia Saudita, ha spiegato a Arab News che l’obiettivo è fare del regno “un hub mondiale del cricket, con leghe su tutti i livelli”.
Michael Page, direttore per Medio Oriente di Human Rights Watch, sottolinea che “i cittadini e residenti sauditi devono godere di intrattenimento ed evento sportivi di primo livello, ma anche di diritti basilari come libertà di espressione e libertà di riunione pacifica”. Ma la monarchia respinge le accuse. Il principe Abdulaziz bin Turki Al Saud, ministro dello Sport saudita, ha ribadito alla Cbs che l’interesse per arruolare sportivi e costruire nuove leghe non è una strategia per migliorare l’immagine del Paese: “Non sono d’accordo con il termine sportswashing. Si tratta di unire la gente in Arabia Saudita, fare conoscere il Paese per quello che è”.