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Non è vero che evasori e frodatori in Italia sono sempre in aumento. Scrive Butticé

Sempre più evasori e frodatori vengono scoperti, e sempre meno riescono a farla franca, grazie alla bravura delle Fiamme Gialle. Non perché essi sono in aumento. L’opinione di Alessandro Butticé, generale della Guardia di Finanza in congedo e dirigente dei servizi antifrode della Commissione europea a riposo

La Guardia di Finanza tra poco meno di un anno, il 21 giugno 2024, celebrerà 250 anni di storia. Il più antico corpo militare, e non solo di polizia, d’Italia, accanto alle grandi tradizioni di alta formazione tecnico-professionale di tutti i suoi appartenenti – nei campi giuridico-economico e dei servizi di polizia amministrativa e giudiziaria, a 360° gradi, con particolare attenzione a quello di polizia economico-finanziaria -, è da sempre gelosa custode delle proprie tradizioni militari, e del fatto di far parte integrante, dal 1906, delle Forze Armate dello Stato.

Il suo status militare, seppure per lo svolgimento, in tempo di pace, di compiti prevalentemente di polizia, ne fa oggi un modello di assoluta efficienza ed operatività. A terra, in mare ed in cielo, in Italia e all’estero, nella tutela della legalità, degli interessi economico-finanziari, e nella vigilanza delle frontiere, anche dell’Ue. Non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Oltre che di assoluta modernità nel campo del cosiddetto “law enforcement”, in modo particolare nel corso degli ultimi anni. Sotto le crescenti minacce della criminalità economico-finanziaria transazionale. Oltre ai venti di guerra e relative minacce – economiche e ibride – che soffiano sul nostro continente.

Le Fiamme Gialle sono fiere del loro status militare. Che costituisce un plus, e non un minus, alla loro organizzazione. Guidata oggi da una generazione di generali che interpreta il proprio status militare, all’insegna dell’efficienza operativa, ma anche del rapporto con i cittadini, con la stampa e del governo del proprio personale. Che è fatto anche e soprattutto di apertura mentale, ascolto ed esempio. Al di fuori degli stereotipi dello stupido militarismo alla “Colonnello Buttiglione” della commedia italiana anni Settanta. Che è solo la caricatura, utilizzata ancora da chi non conosce questo mondo, dell’essere “Militari della Repubblica italiana”.

Perché la Guardia di Finanza della generazione del Comandante generale Andrea De Gennaro ha privilegiato sempre, anche nelle proprie valutazioni interne, per la selezione dei suoi vertici, l’”Ufficiale Gentiluomo”, alla caricatura del Colonnello, o Generale, irascibile, collerico, suscettibile e dispotico. Che non può appartenere a quello che, tra gli addetti ai lavori europei, è unanimemente considerato uno dei più moderni ed efficienti corpi di polizia del mondo.

Ma la Guardia di Finanza, con gli enormi poteri di cui dispone, appartiene ai cittadini italiani. Che hanno il diritto ed il dovere di conoscere, vigilare sul proprio operato, e proteggere, anche a mezzo della stampa, da un suo cattivo o strumentale utilizzo, che non sia altro che il servizio a tutela della libertà e della legalità democratica. Compreso un cattivo utilizzo dei suoi risultati operativi.

I titoli di alcuni articoli giornali italiani, infatti, ad avviso di chi scrive, hanno riportato una lettura poco attenta, e purtroppo sempre molto sensazionalistica, dei risultati operativi presentati, con legittimo orgoglio il 21 giugno, dal Comandante Generale Andrea De Gennaro. Soprattutto in materia di frodi ed evasione fiscale.

Indicando che “in Italia aumentano evasori e frodatori”. E non, come sarebbe stato corretto, dopo una lettura attenta dei risultati presentati dal Comando Generale del Corpo, che la Guardia di Finanza è riuscita a scoprire più evasori e frodatori. Che è cosa ben diversa. Perché non offrirebbe la possibilità, a chi avesse interesse a screditare l’Italia sulla stampa estera, di poterne approfittare.

Soprattutto in un periodo in cui l’Italia è sotto osservazione nel quadro del Pnrr.

Ma anche, ed è forse la cosa peggiore, non rischierebbe di incoraggiare evasori e frodatori potenziali al passare all’atto, dicendosi, “se evadono e frodano tutti, perché non dovrei farlo pure io?”. Con comprensibile frustrazione di chi le imposte le paga invece sino all’ultimo centesimo. In Italia e in altri Paesi Ue. A cominciare dai cosiddetti “frugali”.

Perché la realtà è che grazie alla Guardia di Finanza, che usa nella lotta alla criminalità economico-finanziaria mezzi sempre più sofisticati (a differenza di altri Paesi, come spiegavo alla stampa europea quando ero Portavoce dell’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode), in Italia vengono scoperti sempre più evasori. Il che non vuol dire che ci siano più evasori e frodatori, ma che sempre meno tra loro riescono a farla franca.

E sarebbe un modo più corretto di raccontare i risultati operativi delle Fiamme Gialle: rendendo il giusto merito non solo alla Guardia di Finanza, ma anche all’Italia. Che dispone di una legislazione antifrode ed un sistema investigativo contro la criminalità organizzata, a cominciare da un Corpo di polizia economico-finanziaria come la Guardia di Finanza, che altri paesi, in Europa e nel mondo, ci invidiano.

Devo dire che questo modo di raccontare i risultati della Guardia di Finanza, che rende torto a tanti italiani vittime di stereotipi sul nostro Paese, non è solo di oggi. Perché osservo da decenni, ogni anno e con qualunque governo, molti giornali continuare a titolare che “sono aumentati frodi ed evasori”. E non è vero. O, almeno, sfido chiunque sostenga il contrario a dimostrarlo con dati scientifici. Che non siano però solo quelli degli evasori e dei frodatori scoperti dalla Guardia di Finanza in Italia. Perché sarebbe come stabilire quanti pesci ci siano nel mare unicamente dal pesce pescato. Ignorando che in alcuni paesi (o in alcuni periodi) c’è chi usa le reti a strascico e chi, invece, usa la canna da pesca.

Come ho spiegato senza sosta a Bruxelles, presso la Commissione Europea ed i servizi antifrode Ue, dal mio arrivo nell’ottobre del 1990, riuscendo a far modificare il modo di presentazione dei rapporti antifrode Ue. In sinergia particolare con i ministri delle Politiche europee pro tempore, quali Emma Bonino e Andrea Ronchi, dopo aver personalmente contribuito, anche a questo fine, assieme al Generale Nicolò Pollari, alla creazione di un Nucleo Speciale della Guardia di Finanza per la repressione delle Frodi Ue presso il ministero degli Affari Europei.
Guardia di Finanza che, con quasi 250 anni di storia gloriosa, a difesa delle finanze e della legalità, oggi è patrimonio di legalità non solo dell’Italia, ma anche di tutta l’Unione europea.

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