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Gli accordi tech Usa-India e il fronte comune sulla Cina

Gli accordi stretti tra Modi e Biden avvicinano le forze armate dei due Paesi e abbracciano droni, motori a reazione, spazio, telecomunicazioni e chip. È la sponda tecnologica che guida l’avvicinamento geopolitico e rinsalda il fronte tecno-democratico contro la Cina

Lo sviluppo tecnologico è (anche) una forza in grado di rimodellare le relazioni internazionali. Lo dimostra il viaggio a Washington di Narendra Modi, che giovedì ha stretto una serie di accordi di difesa e tecnologia con Joe Biden. I deal si accompagnano a dimostrazioni di forte vicinanza da ambo i lati: il partenariato tra Stati Uniti e India è “più forte, più vicino e più dinamico che mai nella storia” ha detto il presidente statunitense, mentre il premier indiano ha parlato di un “nuovo capitolo” nelle relazioni strategiche tra i due Paesi.

Modi è solo il terzo leader mondiale a recarsi in visita di Stato negli Usa da quando Biden è entrato in carica, e uno dei pochi a parlare al Congresso statunitense più di una volta. L’attenzione è ampiamente ricambiata, almeno a parole: “1,4 miliardi di indiani desiderano con me che il tricolore indiano e le stelle e strisce americane continuino a volare sempre più in alto”, ha detto il premier in hindi, per poi chiudere con un “God bless America” in inglese.

GIOCARE NELLO STESSO CAMPO (TECNOLOGICO)

Le posizioni dei leader indicano che i rapporti tra India e Usa si faranno sempre più stretti nel solco dei denominatori comuni. A Washington preme isolare gli attori autocratici (Pechino e Mosca) tramite relazioni più strette con le democrazie asiatiche e indo-pacifiche. Anche al netto del terzismo indiano sull’Ucraina e della storica dipendenza indiana dai materiali bellici russi. Come scrive Foreign Policy, “nonostante i legami dell’India con Mosca – o meglio, a causa di essi – l’amministrazione Biden si sta anche impegnando per aiutare l’India a modernizzare la sua industria della difesa”.

Dall’altra, anche Nuova Delhi lavora per arginare il rivale cinese con cui ha una disputa territoriale aperta da decenni. Ed è sempre più attratta dalla sponda occidentale, al punto da iniziare a rivalutare la sua storica politica di non-allineamento. E la partita si gioca sul versante tech: come ha detto recentemente Taranjit Singh Sandhu, ambasciatore dell’India a Washington, la tecnologia è “il vero moltiplicatore di forza per la relazione bilaterale” nonché la “chiave principale per sbloccare il vero potenziale di questa relazione”.

Il segnale più evidente è la scelta statunitense di trasferire a Nuova Delhi la tecnologia per la produzione di motori per jet della General Electric (“uno dei gioielli della corona del settore della difesa statunitense”, secondo FP). Oltre a questo, gli accordi stretti giovedì includono più esercitazioni congiunte e interoperabilità tra gli eserciti dei due Paesi, deal nel campo dell’aerospazio e delle telecomunicazioni secondo lo standard aperto O-Ran. E ancora: droni MQ-9B SeaGuardian della General Atomics e i chip di memoria di Micron, azienda statunitense sotto attacco delle autorità cinesi, che aprirà in India uno stabilimento per l’assemblaggio e il collaudo di semiconduttori del valore di 2,75 miliardi di dollari.

IL TRIANGOLO CON L’UE (E L’OCCIDENTE)

Il tutto si colloca nel contesto di un più ampio movimento globale verso il de-risking dalla Cina, un concetto che dalla volontà dei leader occidentali al G7 di Hiroshima si sta espandendo anche alle decisioni del settore privato. La stessa India, che poi è la vera potenza emergente asiatica in termini demografici ed economici, sta incoraggiando gli investimenti nel proprio tessuto industriale e finisce per attrarre le operazioni delle quelle aziende che lavorano per delocalizzare la propria produzione rispetto alla Cina. Naturale, dunque, che alla scommessa sul libero mercato indiano si accompagni anche quella più strategica.

A voler tracciare delle linee sulla cartina, si potrebbe dire che gli accordi tecnologici tra Usa e India vanno a chiudere il triangolo con l’Unione europea. Negli ultimi anni Bruxelles ha mantenuto ed espanso il formato del Consiglio commercio e tecnologia (il Ttc, un tavolo di lavoro semipermanente per coordinare gli approcci e cooperare su una varietà di settori) sia con gli Stati Uniti che con l’India.

Tra gli obiettivi del Ttc c’è la creazione di sinergie politiche, commerciali e industriali in chiave democratica, per irrobustire l’alternativa allo sviluppo secondo la Cina. E in quest’ottica, il rapporto tra le tre democrazie più grandi del pianeta si è appena rafforzato un altro po’ – consolidando il fronte tecno-democratico sul versante indopacifico, dove Giappone e Australia fiancheggiano India e Usa nel quadro dell’alleanza Quad e altri alleati (Taiwan, Filippine e non solo) sono sempre più legati a Washington.


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