Giovanni Di Massa, manager dell’azienda energetica Iss international, è accusato di possesso di stupefacenti. Ecco chi è (dal suo profilo LinkedIn) e perché spesso la Russia utilizza i cittadini stranieri come pedine di scambio
È stato fermato a Mosca un cittadino italiano con l’accusa di possesso di stupefacenti. Si tratta di Giovanni Di Massa, manager dell’azienda energetica Iss international, che si occupa di servizi ingegneristici per l’industria oil & gas, con sedi a Roma e a Milano, uffici anche nel Golfo Persico (Emirati Arabi Uniti, Qatar) e in Africa (Algeria, Egitto, Congo, Mozambico). Il consolato generale nella capitale russa si sta occupando del caso. I diplomatici vogliono prima di tutto chiarire le circostanze del fermo. L’uomo si trova in libertà vigilata, in attesa di giudizio.
IL FERMO
L’uomo sarebbe stato fermato dalla polizia stradale mentre guidava un’auto aziendale in piena notte e trovato in possesso di mefedrone, una sostanza psicoattiva. Lo riporta il media russo Baza su Telegram. Dopo aver fermato la macchina, secondo quanto riporta il media, gli agenti avrebbero notato che Di Massa era visibilmente nervoso e hanno deciso di perquisirlo. Il manager italiano aveva con sé una bustina di polvere bianca, che si sarebbe rivelata mefedrone, precisamente 1,15 grammi.
IL CURRICULUM VITAE DI DI MASSA
Dal suo profilo LinkedIn risulta che Di Massa lavori per Iss international come “Country Manager Middle East” con sede negli Emirati Arabi Uniti da un anno. Da ottobre 2021 a marzo 2022 per l’azienda francese Technip Energies, sempre negli Emirati Arabi Uniti: un mese e mezzo fa, l’amministratore delegato del colosso francese dell’ingegneria, Arnaud Pieton, ha confermato le anticipazioni annunciando che il gruppo uscirà dal progetto Arctic Lng 2 di Novatek in Russia entro la prima metà dell’anno alla luce delle sanzioni occidentali contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022. Prima di un anno sabbatico (settembre 2020-settembre 2021) a Sulmona, in Abruzzo, stando sempre al suo profilo LinkedIn, Di Massa aveva lavorato nell’Oblast’ dell’Amur, in Russia, per China Petroleum Engineering & Construction Corporation, sussidiaria di China National Petroleum Corporation, società di proprietà dello Stato cinese. Ancor prima aveva lavorato come manager per la britannica Technip: quasi tre anni a Mosca e quasi due in Kuwait.
LE DICHIARAZIONI DELLA SOCIETÀ
Di Massa “è un dirigente della società, era in vacanza, non sapevamo dove fosse. La società fa fatica a raccogliere questa notizia che riceve con grande stupore e meraviglia. È sempre apparso come una persona pacata, seria per bene, un grande lavoratore. Si fa fatica a pensare che il collega possa essere interessato da queste dinamiche». È quanto dichiara la Iss International, compagnia energetica di cui era dipendente l’italiano. “La società si sta attivando tramite la Farnesina”, ha aggiunto spiegando di non aver ancora avuto contatti con il dirigente. Anche Giuseppe Bellantoni, presidente e amministratore delegato di Iss International Spa, è intervenuto in una nota inviata all’Ansa: “La Società da me rappresentata esprime in primo luogo stupore ed incredulità alla notizia appresa dai media tenuto conto che l’ingegnere Di Massa è sempre apparso come persona ligia, attenta e gran lavoratore». «L’ingegnere Di Massa stava godendo di un periodo di ferie e, pertanto, non si trovava a Mosca per motivi di lavoro, ma personali. La società non è riuscita a mettersi in contatto col proprio dipendente che avrebbe dovuto riprendere servizio nella giornata di oggi presso la nostra filiale di Abu Dhabi, sua sede lavorativa ordinaria. La società si sta attivando con il ministero degli esteri per avere maggiori chiarimenti”, conclude la nota.
UN CASO DI DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI?
La Russia non è nuova al ricorso alla cosiddetta diplomazia degli ostaggi, uno degli strumenti che sempre più spesso vengono utilizzati delle autocrazie per indebolire le democrazie con mezzi diversi da quelli tipici dei conflitti armati. Basti pensare al caso di Evan Gershkovich, giornalista del Wall Street Journal, in detenzione preventiva a Mosca con l’accusa di spionaggio. La diplomazia degli ostaggi ha costi e rischi ridotti per chi la utilizza, mentre richiede alle società aperte di coinvolgere tutti i loro settori per contrastarle con efficacia, come racconta Elisabeth Braw, esperta di guerra ibrida presso l’American Enterprise Institute, nel volume The Defender’s Dilemma. Non ci sono conferme sulle ricostruzioni del fermo da parte dei media russi ma rimane da capire quale potrebbe essere la merce di scambio per Di Massa, che dovrebbe conoscere bene la Russia avendoci vissuto e lavorato diversi anni. Anche perché Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca molto vicino al leader Vladimir Putin accusato di traffico di armi e denaro, è evaso dai domiciliari a Milano lo scorso 22 marzo, grazie all’aiuto di una banda criminale serba. La notizia del fermo è stata diffusa circa un’ora prima dell’inizio dell’audizione al Copasir di Elisabetta Belloni, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.