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L’Europa bandisce il 5G cinese? La replica di Huawei

L’azienda “si oppone fermamente” alle dichiarazioni della Commission europea: sono commenti che “non si basano su valutazioni verificate, trasparenti, obiettive e tecniche delle reti 5G”

Ieri la Commissione europea ha diffuso una nota definendo “giustificate e conformi” alla toolbox 5G pubblicato a fine 2020 le decisioni assunte dai Paesi che hanno l’obiettivo di limitare o escludere Huawei e Zte dalle reti 5G. E ha invitato gli altri a fare lo stesso. Infatti, dei 27 soltanto dieci hanno imposto restrizioni. “Data l’importanza dell’infrastruttura di connettività per l’economia digitale e la dipendenza di molti servizi critici dalle reti 5G, gli Stati membri dovrebbero attuare la toolbox senza indugio”, si legge. Davanti a queste “gravi vulnerabilità” serve agire “il prima possibile”, ha dichiarato Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, in conferenza stampa.

Uno studio della società Strand Consult, con sede in Danimarca ha stimato che Austria, Bulgaria, Germania, Paesi Bassi, Ungheria e Italia si affidino ad aziende cinesi per oltre la metà delle loro reti 5G. Cipro addirittura per la totalità.

Come spiegato su Formiche.net, alla base di certe restrizioni – e della raccomandazione di oltre tre anni fa del Copasir al governo italiano – ci sono due leggi cinesi (National Security Law e Cyber Security Law) che impongono la collaborazione di cittadini e imprese con l’intelligence. Su questo punto ha insistito lunedì Nathaniel Fick, ambasciatore straordinario per il cyber-spazio e la politica digitale del dipartimento di Stato americano, rispondendo così a una domanda di Formiche.net: “Abbiamo avuto ampie prove del fatto che il rapporto del governo della Repubblica popolare cinese con Huawei è tale che Huawei si impegna a condividere con il governo le qualsiasi informazione che fluisce attraverso le reti Huawei quando richiesto”. E ancora: “Non è così per il governo svedese e per Ericsson. Non è così per il governo finlandese e Nokia. Non è così per il governo sudcoreano e Samsung. E non è così per il governo americano e per la costellazione di aziende Open Ran che stanno crescendo negli Stati Uniti”.

Ecco la replica di Huawei.

“Huawei si oppone fermamente ed è in disaccordo con i commenti fatti dai rappresentanti della Commissione Europea. È evidente che questi non si basano su valutazioni verificate, trasparenti, obiettive e tecniche delle reti 5G.

Allo stesso tempo, Huawei comprende la preoccupazione della Commissione europea di proteggere la sicurezza informatica all’interno dell’UE. Tuttavia, restrizioni o esclusioni basate su giudizi discriminatori comporteranno seri rischi economici e sociali, ostacolerebbero l’innovazione e porterebbero distorsioni nel mercato dell’UE. Ad esempio, un rapporto di Oxford Economics fa emergere che l’esclusione di Huawei potrebbe comportare un aumento dei costi degli investimenti nel 5G fino a decine di miliardi di euro, e a pagarli saranno i consumatori europei.

Individuare pubblicamente una singola entità come “HRV” (High Risk Vendor) senza una base legale è un’azione contraria ai principi del libero commercio. È di fondamentale importanza sottolineare che la valutazione discriminatoria dell’“HRV” non deve essere applicata a nessuna azienda senza una procedura giustificata e un’adeguata audizione. In qualità di operatore economico nell’Unione Europea, Huawei gode di diritti procedurali e sostanziali, e dovrebbe essere tutelata dalle leggi dell’UE e degli Stati membri, nonché dai loro impegni internazionali.

La sicurezza informatica è la principale priorità di Huawei. La nostra azienda ha a disposizione un Cyber Security Transparency Centre a Bruxelles. Questo centro è aperto ai clienti e alle organizzazioni che operano test indipendenti. Queste realtà sono invitate a eseguire test e verifiche di sicurezza equi, oggettivi e indipendenti, secondo gli standard e le best practice di sicurezza informatica riconosciuti dal settore. Continuiamo a impegnarci nel fornire prodotti e servizi certificati e affidabili a livello globale, in grado di connettere milioni di europei”.

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