Skip to main content

Un Molise competitivo e moderno è possibile? La riflessione del prof. De Oto

Di Antonello De Oto

Chiunque accederà alla carica di governatore dopo le pessime prove degli anni scorsi, non potrà ignorare due temi: la sanità regionale in grande crisi e l’autonomia regionale più volte messa in discussione da Roma. Solo un’azione di governo decisa e riformatrice affiancata dalla Consulta dei molisani nel mondo potrà sostenere lo sforzo di rinnovamento. Il commento di Antonello De Oto (Unibo)

Quando si scende lungo l’A14 in auto per un attimo ci si rende conto che c’è una piccola terra incastonata tra il centro e il sud dell’Italia, tra Abruzzo e Puglia, meravigliosa e spesso dimenticata dalle altre italiche genti. Il Molise è infatti una cassaforte di antiche e meravigliose tradizioni, è collina, montagna, mare.

È l’odore di cibo autentico nell’era del junk food, è distese di girasoli che ondeggiano al vento mentre si attraversa in macchina la piana di Larino. È la selva fitta e bruna, la vegetazione verde e rigogliosa della provincia di Isernia che in parte confluisce nel Parco nazionale d’Abruzzo. È il castello Svevo di età Federiciana adagiato sul mare di Termoli, antica e maestosa difesa eretta contro i turchi.

Tra poco si andrà al voto amministrativo nel piccolo Molise e dal mio ufficio in Università, in un momento di pausa lavorativa guardo fuori dalla finestra, dove brulica la vita dell’Alma Mater, la più antica Accademia del mondo conosciuto (1088 l’anno di fondazione – Secularia IX). Eppure mentre guardo fuori per una volta non vedo Bononia ma penso al mio Molise. Da dove sono partito, dove forse un giorno tornerò.

Una terra così ha una grande fortuna non sfruttata: tanti figli illustri che ne hanno onorato i natali. E moltissimi di loro sono da lungo tempo lontani da quelle colline magistralmente descritte da Gadda nel suo “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana”. Figli desiderosi di restituire qualcosa alla loro patria natia. Sono molisani per nascita e nel cuore. E per affetto vorrebbero aiutare questa terra a crescere e sviluppare. Con le loro relazioni, con le loro capacità. Senza nulla chiedere in cambio. Come farebbe un figlio cresciuto e divenuto indipendente con una madre anziana e fragile.

Chissà chi vincerà questa volta… ma chiunque sarà, bisognerà fargli prendere coscienza del sogno quasi fallito, di una regione come quella molisana di appena 222.000 abitanti che si candidava molti anni fa ad essere la Svizzera del Sud e che invece è riuscita solo nel tempo a far fuggire i suoi figli, sparsi per l’orbe terracqueo, in ogni dove. Bisognerà dire al nuovo presidente, del tanto Molise che c’è fuori dal Molise e che con le relazioni e la fiducia che ognuno dei suoi figli ha costruito negli anni in altri contesti, potrebbe anche pensare ad una svolta, un cambio deciso di passo. Una rete fitta e importante a disposizione della terra dei padri, se questa ne vorrà approfittare. Se per un attimo infatti, il piccolo Molise sarà in grado di sottrarsi alle guerre intestine tra i gastaldati “politici”, per pensare in grande, qualcosa potrebbe cambiare.

Per credere in un Molise nuovo, competitivo, moderno e al contempo saldo nelle tradizioni. Questa la sfida che attende chi vincerà. Sarà l’ing. Roberti attuale Sindaco di Termoli candidato per il centrodestra o l’avv. Gravina al momento sindaco di Campobasso e alfiere della coalizione di centro-sinistra? Chiunque accederà alla carica di governatore dopo le pessime prove degli anni scorsi, non potrà ignorare due temi: la sanità regionale in grande crisi (crisi oramai divenuta strutturale) e l’autonomia regionale più volte messa in discussione da Roma. Solo un’azione di governo decisa e riformatrice affiancata dalla Consulta dei molisani nel mondo potrà sostenere lo sforzo di rinnovamento. La chiamata alle armi, disinteressata, dei migliori fuori dai confini regionali potrebbe (speriamo) rianimare il “paziente Molise”.



×

Iscriviti alla newsletter