In un’intervista al Giornale, il deputato americano ammette che, malgrado i pregiudizi, il governo italiano si è dimostrato all’altezza del proprio compito. Mentre il moltiplicarsi degli appuntamenti istituzionali rimarca l’importanza critica della collaborazione tra Washington e Roma
Il governo di Giorgia Meloni continua a riscuotere successo dall’altra parte dell’Atlantico. Il G7 di Hiroshima aveva confermato la solidità del rapporto tra la premier e il presidente statunitense Joe Biden, mentre il tasso d’approvazione dell’operato del governo italiano cresce, in modo trasversale, anche tra le fila del congresso.
“La stampa americana ci aveva dato aspettative molto basse nei confronti del nuovo governo,” ammette in un’intervista al Giornale il deputato democratico Jimmy Panetta, erede di quel Leon Panetta che durante le amministrazioni democratiche di Clinton e Obama ha svolto i ruoli fondamentali di capo dello staff della Casa Bianca, direttore della Cia e capo del Pentagono, “ma dopo aver parlato con i nostri ambasciatori in Italia e in Vaticano, e alla luce dei nostri colloqui con gli italiani, vi posso dire che l’operato di questo governo sta superando tutte le aspettative.”
Le discussioni menzionate da Panetta sono avvenute durante il suo recente viaggio nel nostro Paese come membro di una delegazione bipartisan di parlamentari Usa, capeggiata dallo speaker repubblicano alla camera Kevin McCarthy. Durante questa visita ufficiale, il parlamentare di origini italiane ha avuto modo di incontrare sia il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
I commenti entusiasti del congressman nei confronti del nostro Paese toccano temi molto diversi.
Panetta definisce l’Italia “un campione” per la posizione di netto sostegno a Kyiv, mentre sulla possibile uscita dell’Italia del Memorandum per la Nuova Via della Seta firmato con Pechino afferma “La questione non è sui ‘se’, ma sui ‘come’.”
E ancora: sostegno sulla continua sfida rappresentata dall’immigrazione e approvazione dell’attenzione che il governo sta mostrando verso Pubblica Amministrazione, Scuola, Giustizia e regioni meridionali. Dunque una promozione assoluta, che assume ancora più rilevanza considerando che arriva da uno dei maggiori esponenti di quel Partito Democratico americano con cui la controparte italiana ha sempre vantato una sorta di special relationship.
Le prospettive di solidità di intenti tra Washington e Roma sembrano essere confermate dagli appuntamenti istituzionali dei politici nostrani in terra americana. Alla scorsa settimana risale il viaggio di Adolfo Urso negli Stati Uniti in qualità di ministro per le Imprese; qui Urso ha incontrato la segretaria al commercio Gina Raimondo, assieme a un gruppo di investitori interessati al nuovo Fondo Strategico per il Made in Italy. Una visita del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani è invece prevista per metà giugno, per interfacciarsi con il segretario di Stato Antony Blinken e con esponenti del Fondo Monetario Internazionale. Uno dei punti cruciali di questi colloqui riguarderà lo sblocco degli aiuti provenienti dal Fondo nei confronti della Tunisia, questione su cui la premier Meloni si era già impegnata con la sua controparte tunisina durante il viaggio nel Paese africano di pochi giorni fa.
Meloni dovrebbe a sua volta recarsi a luglio negli Stati Uniti per incontrare il presidente Biden, preceduta di pochi giorni dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Un’agenda affollata, ulteriore testimonianza che i rapporti Italia-Usa continuano a essere saldi e rilevanti.