Secondo il diplomatico statunitense, che nel 1991 ha assistito a Mosca alla fine dell’Urss, i fatti del fine settimana sono “un’importante battuta d’arresto politica” per il Cremlino. Washington “cerca di pensare agli scenari, senza interferire”. Sulla guerra: “Perché dovremmo negoziare ora con un esercito che è già abbastanza debole?”
Dopo la marcia-retromarcia di Yevgeny Prigozhin su Mosca, il presidente russo Vladimir Putin “appare più debole, la Russia appare più debole. E anche il tentativo della Russia di giocare un ruolo di grande potenza nel mondo si indebolirà”. Ne è convinto Donald N. Jensen, senior advisor per Russia ed Europa allo U.S. Institute of Peace ed ex diplomatico statunitense a Mosca, che nel 1991 ha assistito alla fine dell’Unione Sovietica.
Come esce la Russia di Putin dal fine settimana passato?
Sia che si tratti di un tentativo di colpo di stato o più semplicemente una ribellione di Prigozhin per mantenere i suoi mercenari Wagner separati dalle truppe regolari, in Russia c’è stata un’importante battuta d’arresto politica per il presidente Vladimir Putin. I suoi uomini non sono nemmeno riusciti a fermare un gruppo di 25.000 persone che, dopo aver conquistato una grande città, ha iniziato a marciare su Mosca. Non conosciamo le ragioni di Prigozhin ma Putin non sembrava al comando, debole, umiliato. E ciò che è interessante è che molte persone intorno a lui e al Cremlino non sono andate pubblicamente a sostenerlo. In molti stavano in disparte aspettando di vedere come andassero le cose. Tra di loro, anche ufficiali delle forze armate.
Ci sono differenze con il 1991?
Ero lì nel 1991 durante il vero colpo di stato. Si aspettava e si aspettava e si aspettava che la gente scegliesse da che parte stare. Soldati, ufficiali, uomini del Kgb. È questa incertezza che nel 1991 ha fermato il colpo di Stato, la gente non voleva passare dall’una all’altra parte. Sabato, se fossero iniziati i combattimenti, probabilmente la maggior parte delle persone avrebbe scelto Putin, ma non possiamo esserne sicuri. Ora c’è una situazione incerta e di sfiducia, molto pericolosa per Putin.
Che ne sarà del peso internazionale della Russia?
Putin appare più debole, la Russia appare più debole. E anche il tentativo della Russia di giocare un ruolo di grande potenza nel mondo si indebolirà. E se si guarda alla Cina, all’Asia centrale, a tutti questi Paesi che la Russia ha corteggiato per una coalizione anti-occidentale, credo che questi ora diranno: “Aspetta un attimo, non sei così forte come dicevi”. È una grande battuta d’arresto per Putin, per il sistema e per la politica estera russa.
Come può reagire Putin?
Ci sono persone che non sono particolarmente felici di Putin o della guerra, o di entrambi. E questo è il tipo di tensione nel sistema che si sta verificando. Ora, se vuole rimanere al suo posto, e credo che lo farà nell’immediato futuro, Putin deve consolidare il sostegno nel Paese. Il problema è che ha messo da parte l’opzione nucleare. Putin non ha la potenza militare per rispondere rapidamente: in Ucraina i russi sono sulla difensiva e, anche se procede molto lentamente, l’offensiva degli ucraini sta facendo dei progressi. È molto difficile per Putin reagire in questo momento. L’alternativa più probabile è un aumento della repressione in patria, per dimostrare alla popolazione che è ancora lui a comandare. Inoltre, deve assicurarsi il sostegno da parte dell’élite, in particolare delle persone al ministero degli Interni, nell’intelligence e nelle forze armate, che non è forte come molti osservatori occidentali pensavano prima della crisi.
Abolire il gruppo Wagner potrebbe ridurre i rischi per Putin?
Anche se abolirà il Wagner, e sembra che ci proverà, ci sono ancora altri gruppi armati nel Paese che potrebbero riprovarci. E le probabilità che lo facciano sono piuttosto alte.
Quali conseguenze possono avere i fatti del fine settimana per la controffensiva ucraina?
Se il gruppo Wagner si fosse spinto di più verso Mosca, probabilmente i russi avrebbero dovuto ritirare delle truppe dall’Ucraina per fermarli. Ma non è stato necessario. Tuttavia, il morale dell’esercito russo deve essere piuttosto basso, perché ora sanno che se non fosse per le loro posizioni difensive non c’è nulla dietro di loro. Questo farà presa menti dei soldati russi. E credo che permetterà all’Ucraina di avanzare più di quanto farebbe normalmente.
E per l’Occidente?
Quanto accaduto mostra all’Occidente che l’Ucraina potrebbe essere più vicina alla vittoria. E ciò significa che è più probabile che l’Occidente sostenga l’Ucraina. Credo che anche in Italia ci siano persone che chiedono negoziati. Ora si può rispondergli che la Russia è già piuttosto debole, più di quanto pensassimo. E allora perché dovremmo negoziare ora con un esercito che è già abbastanza debole?
Per gli Stati Uniti un Putin più debole è più pericoloso?
Assolutamente sì. Prigozhin è più violento e più crudele di Putin. In secondo luogo, la questione della stabilità del regime è fondamentale. E gli Stati Uniti la considerano sempre come tale per la questione nucleare e perché se c’è un vuoto di potere in Russia quello che succede dopo potrebbe essere molto, molto pericoloso. Credo che gli Stati Uniti in generale pianifichino e cerchino di pensare a quali scenari di cambiamento ci sarebbero, senza interferire. È troppo complicato per fare giochetti. Basta ricordare che prima dell’invasione russa dell’Ucraina gli Stati Uniti hanno ripetutamente detto agli ucraini: vi daremo l’assistenza di cui avete bisogno ma non potete usarla contro la Russia. E questo perché l’amministrazione Biden è preoccupata di ciò che accadrebbe se ci fosse instabilità all’interno della Russia. Così tende a essere molto, molto cauta.