Intervista con l’ex rappresentante Usa alla Nato: “Non credo a nessuna delle teorie su un accordo tra Prigozhin-Putin. Ora il presidente è più debole”. L’amministrazione Biden “riconosce che l’Italia ha lavorato molto bene” e “dovrebbe includerla” nelle conversazioni tra i leader
Il presidente russo Vladimir Putin non può permettersi permettersi un’altra rivolta e sta dando la caccia a Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia di mercenari Wagner. Lo spiega a Formiche.net l’ambasciatore Kurt Volker, diplomatico statunitense, già rappresentante speciale per le negoziazioni in Ucraina dal 2017 al 2019 e ambasciatore alla Nato tra il 2008 e il 2009, oggi distinguished fellow al Center for European Policy Analysis.
Che idea ha di questa marcia-retromarcia su Mosca?
Per prima cosa non credo a nessuna delle teorie secondo cui ci sarebbe stato un accordo tra Prigozhin e Putin far apparire Putin buono. Non è così: fa apparire Putin debole. E penso che questo fosse esattamente ciò che Prigozhin volesse fare, smascherare le bugie di Putin sull’operazione militare speciale, sul basso numero di vittime, sul fatto che tutto è andato bene. Non sappiamo se Prigozhin abbia agito da solo o se altre persone siano state con lui o lo abbiano appoggiato.
Qual è l’obiettivo di Prigozhin?
Credo che la cosa più importante sia che Prigozhin vuole essere visto dal popolo russo come un eroe. E quindi lanciare un attacco contro l’esercito russo a Mosca lo posizionerebbe davvero come un ribelle, uno che si ribella allo Stato. Non credo volesse farlo davvero. Penso anche che si sia reso conto di non avere tanti uomini che si unissero a lui come avrebbe voluto. Quindi, dal punto di vista tattico, credo che abbia pensato che fosse meglio ritirarsi e cercare di continuare a indebolire Putin e rafforzare il sostegno attorno a sé. Anche per Putin è meglio così: non credo che avrebbe potuto sopravvivere in uno scontro cui gli altri avrebbero detto che è troppo debole e che la situazione deve cambiare.
Che significa ha l’accordo mediato dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko?
Sono scettico sul fatto che Lukashenko sia stato davvero il mediatore. Serviva soltanto qualcuno nel mezzo. Così hanno scelto lui. Non sono sicuro che abbia avuto molto a che fare. E sono anche scettico sul fatto che Prigozhin sia andato davvero in Bielorussia. Non vedo alcun motivo per cui dovrebbe farlo, sarebbe solo una trappola per lui. Quindi probabilmente ha cercato di andare da qualche altra parte. Forse anche in Ucraina, o forse in una delle sue “colonie” africane, chi lo sa. Ma non credo che sia lì.
Putin come si muoverà ora?
Putin non può permettersi un’altra rivolta. Non può lasciarlo impunito. Deve dimostrare di essere di nuovo al comando e di poter, come dire, stroncare qualsiasi tentativo di ribellione. Cercherà di colpire Prigozhin e per questo Prigozhin sta cercando di rafforzare il suo consenso.
Prigozhin rischia la vita?
Sono assolutamente certo che Putin avrà delle persone là fuori, persone fidate, che stanno cercando di ucciderlo.
Allora perché ha deciso la marcia dei ribelli?
Credo che sentisse già che gli davano la caccia. Avevano già dichiarato che tutti i membri delle sue forze dovevano diventare soldati regolari. Poi hanno sparato sulle sue truppe con l’artiglieria. Lui si era preparato a questo. Così ha deciso di andare avanti e fare un grosso passo avanti. Le cose potrebbero continuare, non sappiamo cosa succederà. Potrebbero anche essere altri a usarlo come veicolo per dimostrare che Putin deve andarsene.
Ora ci sarà una rivoluzione nei vertici militari russi? Nel mirino di Prigozhin c’erano il ministro Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov.
È un’ottima domanda. Non lo sappiamo. Potrebbe essere parte dell’accordo. Ma anche questo contribuirebbe a far apparire Putin debole.
Parliamo del futuro dell’Ucraina. Per Kyiv è più importante l’adesione alla Nato o quella all’Unione europea?
Non credo che si debba scegliere. Penso entrambe le cose: l’Unione europea porta benefici politici ed economici e rafforza anche lo status dell’Ucraina come vero Paese europeo; la Nato fornisce sicurezza, cosa che l’Unione europea non fa. E non credo che si possa entrare nell’Unione europea senza la Nato. Credo che le due cose vadano insieme.
Che cosa ci dobbiamo aspettare dal summit Nato che si terrà a Vilnius, in Lituania, tra due settimane?
Ci sono due elementi chiave: una dichiarazione politica e alcune misure pratiche per dimostrare l’integrazione con la Nato. Per esempio, cambiando il nome dalla Commissione Nato-Ucraina in Consiglio Nato-Ucraina: aprirebbe agli ucraini le porte di molte riunioni a livello di sottocommissione su questi come addestramento, strategia di sicurezza nazionale, strategia di difesa nazionale e pianificazione delle forze armate. Dal punto di vista politico, potrebbe arrivare una dichiarazione per riaffermare il nostro impegno preso già nel 2008 sottolineando che la Nato sta prendendo provvedimenti per rendere operativo il processo di avvicinamento dell’Ucraina all’alleanza. Questi passi accelererebbero il processo rimandando al prossimo vertice che si terrà a Washington l’anno prossimo.
Sabato il presidente statunitense Joe Biden ha avuto una telefonata in formato Quad con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Rishi Sunak. L’Italia non era rappresentata. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, non ha partecipato. Come mai?
È una cattiva abitudine, ecco il motivo. Gli Stati Uniti hanno la cattiva abitudine di lavorare soltanto con la Francia, la Germania, il Regno Unito su grandi cose come questa. Il problema è che dovrebbero includere l’Italia e, come minimo, la Polonia. Ma poi si iniziano ad aggiungere altri Paesi e tutti iniziano a lamentarsi. Quindi continuano a farlo, ma credo che sia una questione molto rilevante: avrebbero dovuto chiamare Meloni. Non credo che ci sia qualcosa di personale con lei. In realtà, credo che l’amministrazione riconosca che l’Italia ha lavorato molto bene sull’Ucraina. Penso davvero che si tratti di cattive abitudini.