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Droni e sostegno politico (anche italiano). A difesa di Taiwan

Per il ministro Antonio Tajani la situazione di Taipei e la sicurezza nell’Indo-Pacifico meritano attenzione, mentre il governo americano è pronto alla condivisione dei dati delle flotte di droni da ricognizione marittima con l’obbiettivo di rafforzare la strategia di difesa in caso di un attacco cinese a Taiwan. Intanto, Pechino non demorde…

“In America parlerò con il segretario di Stato americano Antony Blinken di tutto ciò che riguarda le relazioni transatlantiche, tema fondamentale per la nostra sicurezza, così come del ruolo dell’Italia nel mondo e della collaborazione con gli Stati Uniti. Insieme affronteremo molti temi, fra i quali anche quello di Taiwan”.

Le parole del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sono state accolte con entusiasmo e gratitudine dal governo taiwanese. Con una comunicazione ufficiale, Taipei ha espresso la sua riconoscenza nei confronti del ministro Tajani, che aveva già dichiarato che la visita effettuata dal pattugliatore d’altura Francesco Morosini a Singapore a maggio “non è stata una coincidenza”, ma una dimostrazione dell’interesse dell’Italia per l’Indo-Pacifico. Nella nota si legge che Taiwan e l’Italia condividono comuni valori di libertà, democrazia e diritti umani, e condividono idee strettamente correlate.

Come sono sulla stessa linea, politica ma anche strategica, di difesa e militare anche Taiwan, Stati Uniti e Giappone. Secondo il Financial Times, infatti, i dati delle flotte di droni da ricognizione marittima di questi Paesi sono stati raccolti e condivisi con l’obiettivo di rafforzare la strategia di difesa in caso di un attacco cinese a Taiwan.

“Il contractor General Atomics dovrebbe consegnare quattro droni Sea Guardian MQ-9B a Taipei a partire dal 2025 – precisa FT.  La variante marittima del drone Reaper, che l’aeronautica americana ha ampiamente utilizzato in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria, può trovare, tracciare e prendere di mira navi e radar nemici”.

Nell’ideazione di un piano di difesa, il governo americano consentirà l’integrazione dell’aereo MQ-9 nello stesso sistema che utilizzeranno le forze statunitensi nella regione e la Forza di difesa giapponese. Questo permetterebbe agli Stati Uniti e ai suoi alleati di osservare le stesse informazioni raccolte simultaneamente dai veicoli aerei senza equipaggio.

Il tenente generale Steven Rudder, già capo delle forze del Corpo dei Marines degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico fino al 2022, ha spiegato che “l’MQ-9 è un sistema relativamente nuovo per questo teatro e abbiamo cercato di iniziare a sviluppare una rete di orbite M-Q9 con i nostri partner qui, proprio come abbiamo fatto in Medio Oriente, in Africa e in altri luoghi in Europa”.

Con la condivisione delle informazioni simultanee si intende migliorare la capacità di Taiwan e dei suoi vicini di gestire in tempo reale i movimenti della Marina dell’Esercito popolare di liberazione.

Eppure, la scelta di includere Taiwan nelle strutture di interoperabilità tra l’esercito americano e i suoi alleati è estremamente delicata perché la Cina potrebbe interpretarla come un’escalation nel conflitto. “Washington ha concluso il suo trattato di mutua difesa con Taipei quando ha trasferito il riconoscimento diplomatico a Pechino nel 1979. La Cina accusa spesso gli Stati Uniti di provocare tensioni interferendo a Taiwan, che Pechino rivendica come suo territorio e ha minacciato di prenderla con la forza”.

La tensione è alle stelle, specialmente dopo che nelle scorse ore sono entrati nello spazio aereo di Taiwan 37 velivoli militari cinesi. La violazione è stata denunciata dal ministero della Difesa taiwanese su Twitter: “37 velivoli PLA (L’esercito popolare cinese, NDR), inclusi J-11, J-16, H-6, YU-20 e AWACS, sono entrati successivamente nello spazio aereo sud-occidentale di Taiwan. Le forze armate taiwanesi stanno monitorando la situazione da vicino e in risposta hanno inviato aerei CAP, navi militari e sistemi missilistici terrestri”. La zona attraversata dagli aerei cinesi fa parte della zona di difesa aerea di Taiwan.

Per Xie Feng, ambasciatore cinese negli Stati Uniti, “le autorità taiwanesi stanno cercando il sostegno statunitense per perseguire la loro agenda indipendentista, mentre alcune persone negli Usa stanno proponendo di usare la regione per contenere la Cina”. “Se si deve perseguire il miglioramento globale – ha aggiunto -, bisogna fermare il deterioramento delle relazioni bilaterali”.

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