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Il Copasir accende i riflettori sul futuro di Tim

In audizione l’ad Labriola ieri e Santagata di Telsy oggi. Il presidente Rossi sulle trattative in esclusiva con il fondo americano Kkr: “La rotta è tracciata e l’approdo molto promettente”. Il nodo Golden Power che riguarda i cavi di Sparkle

Anche il Copasir ha acceso un riflettore sul futuro di Tim con due audizioni. Ieri è toccato a Pietro Labriola, amministratore delegato e direttore generale. Oggi toccherà a Eugenio Santagata, amministratore delegato di Telsy (società del gruppo Tim per la sicurezza delle comunicazioni, la cybersecurity e la quantum security) ma anche Chief Public Affairs & Security Officer di Tim (che oggi ha accompagnato Labriola). Tra queste due audizioni il Copasir ha svolto, ieri pomeriggio, quella di Elisabetta Belloni, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza: una convocazione annunciata dopo un fine settimana caldo a livello internazionali, con la marcia-retromarcia di Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia di mercenari Wagner, su Mosca.

LE AUDIZIONI RINVIATE

L’audizione di Labriola era prevista due settimane fa. Allora in agenda c’era anche quella di Alessandro Pansa, in qualità presidente di Sparkle (oltreché di Telsy). Ma le sedute a Palazzo San Macuto sono state sconvocate in seguito alla morte di Silvio Berlusconi. Intanto, Pansa, che dal 2013 al 2016 è stato capo della Polizia e dal 2016 al 2018 direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, è stato cooptato come consigliere di Tim. Ha preso il posto del dimissionario Arnaud De Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi, azionista di maggioranza relativa di Tim con il 23,9%. Nei giorni scorsi Elisabetta Romano, Chief Network Operations & Wholesale Officer di Tim, è stata nominata nuova presidente di Sparkle.

LE ULTIME MOSSE DI TIM

Giovedì scorso il consiglio di amministrazione di Tim ha concesso un periodo di esclusiva al fondo statunitense Kkr per presentare nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il 30 settembre la sua offerta per NetCo, società di prossima costituzione che conterrà la rete fissa, FiberCop e Sparkle. Il consiglio di amministrazione ha ritenuto l’offerta di Kkr “preferibile in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore” rispetto a quella concorrente, presentata dal consorzio formato da Cdp Equity e dal fondo australiano Macquarie (tramite Macquarie Infrastructure and Real Assets Europe Limited).

IL MANDATO A LABRIOLA

Per questo, all’unanimità ha dato mandato a Labriola di avviare una “negoziazione migliorativa” con Kkr (l’ultima offerta messa sul tavolo dal fondo è pari a 23 miliardi di euro contro i 30 chiesti da Vivendi, anche se si sussurra che si possa chiudere a 26). Il manager è convinto che senza vendere la rete Tim avrebbe margini di manovra molto ristretti dal punto di vista finanziario altrimenti si rischia di dover andare sul mercato a rifinanziare il debito in scadenza e in caso di tassi di interesse troppo alti rimarrebbe solo la strada dell’aumento di capitale, che i francesi vedono come fumo negli occhi avendo già segnato su Tim minusvalenze per 3 miliardi, sui 4 investiti.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE ROSSI

“La condizione finanziaria di Tim è un’ulteriore ragione per cedere la rete”, ha detto il presidente Salvatore Rossi ieri nel suo discorso alla relazione annuale dell’organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Tim. “Si darebbe un colpo decisivo al problema del debito che da così tanti anni affligge l’azienda e ne ostacola i piani d’investimento”. Poi ha usato una metafora: “Il viaggio intrapreso da Tim potrà essere accidentato, ma la rotta è tracciata e l’approdo molto promettente, nell’interesse di tutti gli azionisti, di coloro che sono coinvolti nell’azienda e nella sua vita, del Paese, che ha bisogno di imprese prospere e di innalzare le sue capacità digitali”. Parlando delle trattative in esclusiva con Kkr per cedere la rete fissa di accesso ha spiegato: “Si realizzerebbe così in pieno il superamento dell’assetto di operatore verticalmente integrato, necessario per passare a modelli di prezzo che riducano l’incertezza sulla remunerazione degli investimenti”.

I PALETTI GOLDEN POWER E ANTITRUST

È stata la stessa Tim a precisare nella nota con cui ha comunicato le trattative esclusive con Kkr che “l’eventuale operazione avente ad oggetto la dismissione di NetCo resta soggetta all’ottenimento – fra l’altro – delle autorizzazioni di legge, incluse quelle afferenti il processo di Golden Power e quelle Antitrust”. La Repubblica poneva così il tema nei giorni scorsi: “Sparkle, ovvero la società dei cavi sottomarini che collega l’Italia a Israele e ad altre aree strategiche, difficilmente potrebbe passare sotto il controllo del fondo Usa. Così come la rete avrà bisogno di una governance blindata che garantisca gli interessi nazionali”.

LA RETE UNICA

Dopo l’avvio delle trattative esclusive con Kkr, La Stampa ha riportato che il fondo Macquarie sarebbe pronto a mettersi di traverso all’ipotesi che Cassa depositi e prestiti, dopo aver perso la gara per la rete di Tim, passi al campo avverso, ovvero al fianco di Kkr. Di fatto, sarebbe un veto sulla rete unica: “Le possibilità insomma che si arrivi a una fusione tra la futura NetCo e Open Fiber sarebbero al momento azzerate”, scrive il giornale. Era febbraio dell’anno scorso quando il Copasir, sotto la presidenza di Adolfo Urso (oggi ministro delle Imprese e del made in Italy nel governo Meloni), rilevava nella relazione sull’attività svolta nel 2021 che “la realizzazione di una rete unica a controllo pubblico appare la soluzione in grado di garantire il necessario livello di sicurezza delle comunicazioni. A tal proposito è auspicabile che il governo intraprenda il percorso decisionale più rapido per il perseguimento di questo obiettivo”.

IL FUTURO DI TIM ENTERPRISE

La scorsa settimana, nel giorno dell’annuncio delle trattative in esclusiva con Kkr, Bloomberg aveva riportato voci di una possibile cessione di quote in un altro ramo d’azienda, la business unit Enterprise, quella che comprende Noovle (cloud), Olivetti (IoT) e Telsy (cybersecurity). Secondo Bloomberg l’obiettivo di Labriola sarebbe cedere una quota di minoranza di Enterprise, valutata 6 miliardi di euro, al fine di alleggerire il debito lordo del gruppo, che ha superato 30 miliardi.


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