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Titan, cosa non andava (da tempo) nel sommergibile

Dagli avvertimenti di James Cameron, regista del film Titanic ed esperto delle profondità del mare, al confronto con altri sommergibili più sicuri e testati, c’è molto da chiarire sull’incidente. Nelle indagini sono coinvolte la Marina e la Guardia Costiera americana

Niente da fare per il sommergibile Titan. La società americana OceanGate, che gestiva la nave, ha confermato la morte dei cinque passeggeri. Del sottomarino sono state recuperate alcune parti, nelle vicinanze al Titanic, dopo giorni di ricerca.

La Guardia Costiera degli Stati Uniti ha annunciato che “un ROV ha scoperto la coda del Titan e successivamente altri rottami”. L’implosione della nave è probabilmente avvenuta vicino al Titanic, ma c’è ancora da verificare la dinamica dell’incidente.

Sarebbero 5 i pezzi del sommergibile recuperati. Secondo i funzionari della Guardia costiera Usa è troppo presto per dire esattamente quando si sia verificata “la catastrofica implosione”.

David Mearns, esperto di immersioni, ha riferito le informazioni del presidente dell’Explorers Club, coinvolto nelle ricerche di sommozzatori e soccorritori all’emittente Bbc, assicurando che fra i detriti recuperati ci sarebbero “un telaio di atterraggio e una copertura posteriore del sommergibile”. Questo fa pensare che la nave ha sofferto una “catastrofica perdita di pressione”.

Per Dale Molé, ex direttore della Marina degli Stati Uniti, i passeggeri del Titan sono sicuramente morti immediatamente, schiacciati all’istante, senza accorgersene di cosa stesse succedendo.

Al Daily Mail ha spiegato un’ipotetica dinamica dell’implosione, causata dalle forze dell’oceano in profondità. “Sarà  stato così improvviso – ha dichiarato Molé – che non avranno nemmeno saputo che c’era un problema, o cosa gli è successo. È come essere qui un minuto e poi l’interruttore viene spento. Sei vivo e il millisecondo successivo sei morto”.

“Lo scafo pressurizzato è la camera in cui risiedono gli occupanti – ha specificato Molé -. Sembra che abbiano raggiunto il fondo quando il recipiente a pressione è imploso, e di solito, quando cede, cede tutto in una volta. Sembra che sia stato il cilindro in fibra di carbonio a cedere e provocare l’implosione”.

Non è ancora chiaro come sia stata violata la camera di pressione, l’implosione potrebbe essere stata dovuta a una perdita, a un’interruzione di corrente o a un piccolo incendio dovuto a un cortocircuito elettrico. La conseguenza sarebbe stata un’implosione violenta e istantanea quando l’acqua ad alta pressione all’esterno si è inondata, strappando via il coperchio posteriore, il telaio di atterraggio e squarciando lo scafo del sottomarino.

Secondo l’esperto, è come gonfiare troppo un palloncino, che scoppia quando c’è troppa pressione, ma al contrario: “Un’implosione è quando l’onda di pressione è verso l’interno, mentre un’esplosione è quando l’onda di pressione o l’onda d’urto esce da qualunque sia la sua fonte”.

Molé sostiene che, almeno alla profondità del Titanic, che è di 12.500 piedi, “la pressione esterna sarebbe di 6.000 libbre per pollice quadrato. È quella pressione che, se ci fosse una debolezza nello scafo, farebbe crollare lo scafo e creerebbe improvvisamente un’onda d’urto. Un’implosione può certamente essere altrettanto distruttiva di un’esplosione”.

Ma se c’è stata l’implosione, poco dopo l’immersione, cosa erano quei rumori che avevano acceso la speranza del ritrovamento? Per il quotidiano Wall Street Journal, i “colpetti sono stati rilevati da un sistema acustico militare top secret della Marina americana, progettato per individuare i sottomarini nemici”.

“La Marina ha iniziato ad ascoltare il Titan non appena il sottomarino ha perso le comunicazioni – si legge sul quotidiano -. Poco dopo la scomparsa del sommergibile, il sistema statunitense ha rilevato quello che sospettava fosse il suono di un’implosione vicino al sito dei detriti scoperto giovedì e ha riferito i suoi risultati al comandante della Guardia Costiera sul posto”.

Un alto funzionario della Marina degli Usa ha spiegato al Wall Street Journal che è stata condotta un’analisi dei dati acustici, che ha rilevato un’anomalia coerente con un’implosione o un’esplosione nelle vicinanze generali di dove stava operando il sommergibile Titan quando le comunicazioni sono state interrotte: “Anche se non definitiva, questa informazione è stata immediatamente condivisa con il comandante per assistere la missione di ricerca e il salvataggio in corso”.

La Marina americana si occupa di minacce straniere utilizzando strumenti e capacità militari, mentre la Guardia Costiera svolge operazioni di ricerca e salvataggio e gestisce altre questioni direttamente correlate alla sicurezza. I due servizi spesso operano insieme nelle missioni marittime.

C’è però molto che non andava nel sommergibile. James Cameron, regista del film “Titanic” ma soprattutto esperto esploratore delle profondità del mare, ha ricordato come c’erano stati molti gli avvertimenti sulla sicurezza del sommergibile turistico: “Sono rimasto impressionato dalla similitudine tra il disastro del Titanic, il cui capitano è stato avvertito più volte sul ghiaccio di fronte alla nave, e comunque in una notte senza luna ha accelerato”.

E mentre proseguono le indagini per capire cosa è successo al Titan, anche sui social emergono alcune ipotesi, alcune molte accurate e con specifiche tecniche. L’account @LadyDoctorSays, gestito da una pilota che insegnava fisica, ha identificato alcuni fallimenti del sommergibile.

“È stato assemblato frettolosamente e in modo scadente con materiali non testati e ha evitato tutti gli standard di sicurezza accettati a scopo di lucro”, sostiene @LadyDoctorSays su Twitter, spiegando che non è il primo sommergibile al mondo. E “neanche lontanamente vicino al subacqueo più profondo”.

Una nave più attendibile è il Deepsea Challenger: “Deepsea Challenger (DCV 1) è un sommergibile di costruzione australiana per immersioni profonde di 7,3 metri (24 piedi) progettato per raggiungere il fondo di Challenger Deep, il punto più profondo conosciuto sulla Terra. Nel 2012 il regista canadese James Cameron lo ha pilotato sul fondo della Fossa delle Marianne, a 10.935 m di profondità”.

A differenza del Titan, questo sommergibile richiede un oblò di 53 cm garantito solo per resistere a pressioni fino a 1.300 metri e fino a una profondità di 4.000 metri: “Ogni elemento del design e della costruzione del DCV1 è stato accuratamente testato in più ambienti prima che una sola persona potesse pilotarlo in profondità”.

C’è anche una mancanza di ridondanza nei propulsori del Titan. “Se un propulsore verticale si guasta, non hai un sommergibile che può sollevarsi, ottieni un fottuto girarrosto – ha concluso Molé -. Ad ogni possibile decisione critica per la sicurezza, OceanGate ha scelto livelli di errore davvero impressionanti. Il Titan faceva affidamento su ciò che costantemente falliva”.

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