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Torna il mito della piazza. L’analisi di Merlo

L’incrocio tra Schlein, Conte, Landini con l’apporto non trascurabile di Fratoianni e Bonelli, ha riproposto in modo plastico il ritorno all’antico. Una sorta di rimpatriata che, inesorabilmente, segna una regressione politica e ideologica della sinistra italiana ma che, al contempo, garantisce un forte rilancio di tutto ciò che è riconducibile ad alcune categorie che da sempre caratterizzano questo campo politico

C’è poco da fare. Il richiamo della foresta nella politica è sempre dietro l’angolo e rischia, come da copione, di riportare indietro le lancette della storia. È il caso del ritorno salvifico e miracolistico della “piazza”. Un mito che ha scandito le varie tappe della storia politica italiana. Democratica e non. Certo, si tratta di una prassi coltivata negli anni con maggior forza e determinazione dalla sinistra, nelle sue multiformi e molteplici espressioni. Ma, per fermarsi alla stagione politica contemporanea, non possiamo non evidenziare che il ritorno della sinistra radicale e massimalista di Schlein, la versione barricadera e tardo ideologica della Cgil di Landini e il mai abbandonato populismo anti politico e demagogico dei 5 Stelle, hanno creato un impasto che vedono proprio nella sistematica riscoperta della “piazza” il vero collante dell’unità di questo schieramento politico.

Per la verità, nulla di nuovo rispetto alla storia politica del nostro Paese che ha registrato per decenni l’occupazione della “piazza” da parte della sinistra comunista e post comunista. Nonché di tutta la galassia, multiforme e composita, della sinistra extraparlamentare. Una egemonia politica, culturale ed organizzativa pressoché totale ed esclusiva che ha fatto della sinistra, nel corso degli anni, l’interlocutore unico ed esclusivo – anche in questo caso – della opposizione a qualsiasi governo riformista. Una prassi che è stata sospesa poche volte nella lunga e secolare storia della sinistra italiana. E solo in quei frangenti in cui in quello schieramento politico è prevalsa una vera cultura riformista e di governo.

Ora, l’incrocio tra Schlein, Conte, Landini con l’apporto non trascurabile di Fratoianni e Bonelli, ha riproposto in modo plastico il ritorno all’antico. Una sorta di rimpatriata che, inesorabilmente, segna una regressione politica ed ideologica della sinistra italiana ma che, al contempo, garantisce un forte rilancio di tutto ciò che è riconducibile ad alcune categorie che da sempre caratterizzano questo campo politico: e cioè, massimalismo, estremismo, conflitto permanente, avversione di tutto ciò che è riconducibile al riformismo e, soprattutto, una spietata ed irriducibile radicalizzazione della lotta politica frutto e conseguenza di una altrettanto accesa e persino aggressiva polarizzazione ideologica.

È di tutta evidenza che la saldatura di questo campo, dopo alcuni anni di cultura riformista e di governo, allontana i settori moderati, centristi, autenticamente riformisti e liberal-democratici. Un contesto, cioè, che è destinato a modificare anche il profilo e la natura della stessa coalizione di centro sinistra che si trasformerà, oggettivamente ed inesorabilmente, in una coalizione sempre più di sinistra. Oltretutto, una sinistra marcatamente massimalista, estremista e populista. Ecco perché il peregrinare di Elly Schlein e di Giuseppe Conte in tutte le piazze italiane dove c’è la possibilità di urlare la propria opposizione, ancorché legittima e sacrosanta, a qualsiasi politica o scelta dell’attuale governo o accarezzando argomenti cari ad alcuni pezzi di società storicamente all’opposizione, segna un cambiamento profondo dell’identità stessa della sinistra italiana in questa precisa fase politica del nostro Paese.

Una situazione, infine, che ripropone anche un cliché sufficientemente noto e collaudato nel lungo cinquantennio della prima repubblica. E cioè, la sinistra in “piazza” in modo permanente e strutturale e le forze di governo che, invece, vincevano puntualmente le elezioni e a cui toccava di conseguenza il duro d’esercizio del governo. Un cliché che, mutatis mutandis, è destinato a ripetersi dopo la vittoria del centro destra lo scorso anno e il ritorno della sinistra massimalista, estremista e populista? Lo vedremo nei prossimi mesi e anni.

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