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Twitter, Intelligenza Artificiale, mercato e democrazia

Se l’intelligenza artificiale è il futuro prossimo, già il presente e il recente passato ci raccontano la storia di una dialettica ed un conflitto tra social, media, mercato e democrazia che ha influenzato pesantemente le vicende politiche e sociali di questi ultimi anni. Il corsivo di Becchetti

350 manager hanno firmato una lettera qualche giorno fa paventando il pericolo che l’intelligenza artificiale porrebbe all’umanità, addirittura secondo loro a rischio di estinzione. E un’altra notizia inquietante ci parla di una simulazione dove un drone azionato dall’intelligenza artificiale per portare a termine il proprio compito si è diretto contro gli esseri umani che volevano disattivarlo e fermarlo. La questione del rapporto tra noi e la tecnologia è una questione essenzialmente etica che è e diventerà sempre più centrale nelle nostre vite.

Se l’intelligenza artificiale è il futuro prossimo, già il presente e il recente passato ci raccontano la storia di una dialettica ed un conflitto tra social, media, mercato e democrazia che ha influenzato pesantemente le vicende politiche e sociali di questi ultimi anni. Come è noto Twitter è la più importante tribuna politica sui social media che consente dialoghi ed interazioni in tempo reale come una gigantesca Speaker’s corner globale. Peccato però che l’arena sia gestita da un’impresa privata che massimizza il profitto e decida con il proprio algoritmo quale messaggio prioritizzare quando entriamo in piattaforma.

L’inizio di Twitter è stato un vero e proprio Far West. I post non più lunghi di 140 caratteri e la possibilità per chiunque, anche indirizzi fake coperti da anonimato, di rispondere ed insultare ha creato fenomeni come “la bestia” che hanno alimentato odio e polarizzazioni. Gli assalti alla casa bianca dei sostenitori di Trump e ai palazzi del governo a Brasilia dei sostenitori di Bolsonaro sono preoccupantemente arrivati nell’era dei social media. Perché ? A ben vedere i profitti della piattaforma dipendono dalla capacità di catturare attenzione e di avere persone connesse in modo da poter fare introiti maggiori da pubblicità in proporzione al costo-contatto.

E le zuffe catturano più attenzione dei dialoghi pacati. Il problema di fallimento del mercato (divario tra obiettivo del gestore della piattaforma e obiettivo socialmente ottimo) è apparso in tutta la sua evidenza. Il dibattito, l’intervento dei regolatori e l’autoregolamentazione di Twitter ha portato a passi avanti importanti. Il primo (nel Novembre 2017) è stato il raddoppio del numero dei caratteri consentiti che ha permesso a chi si esprime civilmente di poter argomentare meglio il suo pensiero (per insultare bastano pochi caratteri, per spiegare ne servono di più).

Ed è arrivata poi la possibilità di decidere chi può risponderti (nessuno, solo quelli che ti seguono, tutti) ovviamente a scapito del dialogo e della piena libertà di espressione, ma comunque una forma di difesa necessaria per evitare degenerazioni e shit storms. Ed possibile poi silenziare e bloccare gli account offensivi evitando di fare il loro gioco (ovvero dargli visibilità e pubblicità). Infine, e questo è l’ultimo geniale compromesso che salva capra e cavoli (l’obiettivo di profitto di Twitter e la civiltà del dibattito) con il “baffo blu” è possibile scrivere post lunghi quanto si vuole (anche se appaiono immediatamente solo i primi 240 caratteri) oltre che cambiare anche in corsa chi può rispondere quando ci si accorge che il dibattito degenera.

Avere il baffo blu però costa 8 euro al mese. Musk ha quindi conciliato il suo obiettivo di profitto con la richiesta dei regolatori di maggiore civiltà del dibattito, introducendo però un criterio di selezione di censo che non entusiasma. Domanda conclusiva. Provate a confrontare il mondo delle risposte su Twitter con quello delle risposte su Youtube. Il primo è vivacissimo ma pieno di rancori, il secondo straripa di buoni sentimenti. Evidentemente nel secondo caso i filtri sono molto più incisivi. Quale il migliore dei mondi possibili ? Riusciremo ad avere una tribuna straordinaria di dialogo e di confronto ragionevolmente libera che però non alimenti pratiche scorrette che polarizzano e stimolano conflitti ?


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