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Le sfide della transizione. Il libro di De Luca al Ministero della Cultura

Di Duccio Fioretti

La crisi dei principi tradizionali porta ad un interregnum della storia. Al ministero della Cultura giuristi, diplomatici e professori dibattono sulle sfide che caratterizzano “Lo Stato Globale di Emergenza”, titolo del libro presentato in quest’occasione dall’autore Valerio De Luca

La crisi globale come un momento di passaggio: questa è stata la declinazione emersa dal dibattito tenutosi presso la sede del ministero della Cultura, in occasione della presentazione del volume “Lo State Globale di emergenza”. Presenti in sala, assieme all’autore Valerio De Luca, presidente di Aises e direttore generale della Scuola di politica economica e sociale Carlo Azeglio Ciampi, personalità di diversa estrazione provenienti dall’accademia, dal mondo del diritto e da quello diplomatico. Riuniti assieme per cercare di filtrare, ciascuno secondo le proprie lenti, il momento di profonda trasformazione ad oggi in corso su scala mondiale.

L’evento è stato aperto dalla giornalista Cesara Buonamici, moderatrice designata per la giornata. Nella sua introduzione ha espresso brevemente la visione che emerge dallo scritto (definendolo come una summa sintetica di questo momento storico), individuando alcuni dei trend principali sui quali ha invitato a discutere gli altri ospiti presenti.

Il primo intervento è stato quello del costituzionalista Giovanni Pitruzzella, che ha inquadrato il periodo storico attualmente in corso nella categoria gramsciana dell’interregnum. Dopodiché, l’avvocato ha strutturato il suo discorso intorno alla domanda postagli dalla moderatrice sui mutamenti “pratici” in atto nella costituzione del nostro Paese.

Pitruzzella si è interrogato sul fatto che il concetto di costituzione per come la conosciamo possa non essere più attuale. “La costituzione non è pietrificata, non esistono costituzioni immobili”, afferma il giurista, ricordando come i principi liberaldemocratici che hanno regolato la vita del mondo occidentale sin dalla seconda guerra mondiale, assieme al concetto di Rule of Law ad essi strettamente collegato, stiano oggi attraversando una forte crisi. “Noi siamo abituati a vedere la costituzione italiana come granitica, ma non lo è. Dobbiamo vederla analizzarla nel contesto in cui è stata creata. Serve un certo grado di effettività, e forse la costituzione come la conosciamo noi non ha più questa caratteristica. Certo, non deve essere stravolta, ma solo adattarsi”.

Alla dissertazione di Pitruzzella segue quella di Giampiero Massolo, ambasciatore e presidente del think thank italiano Ispi. L’analisi di Massolo si è strutturata intorno ai cambiamenti ad oggi in corso nel sistema internazionale, riallacciandosi alla figura dell’interregnum evocata dall’oratore precedente. L’ex diplomatico ha ammesso che l’ordine internazionale odierno nato con la fine della guerra fredda stia attraversando un periodo di forte frammentazione e instabilità, facendo sua la definizione di Ground Zero politico data dal politologo americano Ian Bremmer.
“Noi pensavamo che il parziale ritiro degli Stati Uniti sulla scena internazionale avrebbe portato alla nascita di una diarchia Washington-Pechino, ma la guerra in Ucraina è stato un momento di frattura: ci siamo accorti di vivere in un ordine multipolare. Ma anche in una pluralità di ordini (digitale, economico, securitario). Un mondo in transizione dunque, dove nessuno comanda.”

La voce di Andrea Prencipe, rettore dell’università Luiss Guido Carli, apporta la visione del mondo dell’accademia, una dimensione tutt’altro che trascurabile. Per Prencipe questa crisi deve essere interpretata anche a livello umano. “I cambiamenti sono tanti e vanno letti alla luce di alcuni elementi strutturali connaturati in noi. Dobbiamo saperci adattare: la filiera educativa deve essere riformata. Lo strumento universitario classico è obsoleto, dobbiamo concentrarci sulla forma mentis e sul mindset. Che sono importanti per elaborare la complessità e la discontinuità.
Dobbiamo insegnare a saper fare domande. E a imparare a disimparare.”

Valerio De Luca interviene solo in chiusura per sua scelta, non volendo interferire con le dinamiche del dibattito in corso tra gli altri ospiti. “Sono d’accordo, siamo in un momento di interregnum. Monnet diceva che le crisi hanno valore positivo perché portano comunque a qualcosa. Anche questa lo è. Non stiamo attraversando un’epoca di cambiamento, ma un vero e proprio cambio d’epoca”.

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