Se vogliamo farcela dobbiamo sottrarre la transizione ecologica alla competizione politica, far capire chiaramente che il bagno di sangue non è la transizione ecologica ma il non farla o rallentarla. E insistere su quelle soluzioni win-win che per fortuna il progresso tecnologico ci mette a disposizione ogni giorno in forma e varietà maggiore per vincere la sfida
Ci siamo orgogliosamente attribuiti l’appellativo di homo sapiens ma facciamo molto fatica ad essere all’altezza della nostra fama.
Stiamo vivendo una delle fasi più difficili della nostra storia nella quale la stessa sopravvivenza della specie umana è a rischio e non sappiamo se ce la faremo. Con l’ozono è stato più facile, bastava cambiare i frigoriferi e ce l’abbiamo fatta.
Stavolta è molto più complicato perché per invertire la tendenza bisogna azzerare le emissioni nette di Co2 dopo di che lo stock delle emissioni presenti in atmosfera inizierà a ridursi progressivamente ma lentamente (per ora continua ad aumentare) e le conseguenze sul clima non saranno così catastrofiche.
Sappiamo che raggiungere l’obiettivo sarà uno sforzo immane che richiederà di cambiare il modo di produrre energia (abbandono delle fonti fossili), di riscaldare/raffrescare le nostre case investendo ambiti come la mobilità, la produzione industriale, agricola e l’allevamento. Ma soprattutto cambiare alcuni nostri schemi mentali e qui sta la difficoltà maggiore.
L’ostacolo principale siamo proprio noi i cosiddetti homini sapiens. In un lavoro di ricerca recente abbiamo dimostrato che la propensione a politiche ecologiche è molto superiore nei mesi di luglio ed agosto quando fa più caldo e tocchiamo con mano la situazione. Siamo diventati la civiltà dei pesci rossi che hanno memoria brevissima e per i quali ogni 8 secondi c’è un reset e il mondo rinizia da capo. Si creano cortocircuiti spaventosi tra lobbies, politica e mondo della comunicazione (spiegati benissimo nel film don’t look up) con l’aggiunta dei social media che polarizzano e aumentano la confusione mettendo quasi sullo stesso piano fake news e fatti consolidati.
Se vogliamo farcela dobbiamo sottrarre la transizione ecologica alla competizione politica, far capire chiaramente che il bagno di sangue non è la transizione ecologica ma il non farla o rallentarla. E insistere su quelle soluzioni win-win che per fortuna il progresso tecnologico ci mette a disposizione ogni giorno in forma e varietà maggiore per vincere la sfida.
Le fonti rinnovabili sono la chiave per la soluzione del problema perché producono da 100 a 200 volte meno emissioni e i tre quarti delle emissioni dipendono dal modo in cui produciamo energia. Le fonti rinnovabili sono sempre meno care (i pannelli solari hanno ormai prezzi stracciati) e assolutamente meno care delle fonti fossili, ci isolano da processi inflattivi come quelli del petrolio di fine anni 70 e del gas dei giorni nostri e riducono costi delle bollette per famiglie e imprese le soluzioni win win non possono non esistere.
Alcuni esempi. In Germania qualche giorno fa l’asta per l’assegnazione di un impianto eolico offshore ha portato nelle casse del governo in prospettiva quasi 12 miliardi. Questo significa che ormai è talmente conveniente per le imprese private fare rinnovabili che sono disposte a pagare pur di ottenere la concessione (proprio come accade per le frequenze nelle telecomunicazioni). In Francia con la legge che rende obbligatori i pannelli sui parcheggi con più di 80 posti si metterà in moto moltissima economia e si soddisferà l’8% del fabbisogno di energia del paese.
In Italia la Cna ha proposto un credito d’imposta del 50% per i pannelli sui tetti delle piccole e medie imprese italiane con un impatto costi- benefici enorme e una riduzione significativa dei costi dell’energia per le imprese stesse. Con i progetti delle comunità energetiche potranno nascere in Italia nei prossimi anni decine di migliaia di comunità di produttori che ridurranno l’intasamento della rete come previsto dalle prospettive di sviluppo del settore portando benefici alle bollette domestiche.
La transizione si farà e si può fare senza nessun bisogno di rovinare il paesaggio e superando con l’economia circolare e il progresso tecnologico i rischi di dipendenza da paesi terzi per le materie prime, valorizzando le nostre eccellenze tecnologiche che vedono oggi i pannelli bifacciali di Catania come leader nella produzione del settore. Senza dimenticare però che c’è un unico grandissimo ostacolo, quello dell’homo “sapiens” e dei barocchi e inefficienti meccanismi perversi che esistono tra lobbies, politica e comunicazione. Speriamo che l’emergenza ci apra occhi, il cuore e la mente.