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Ecoforum 2023, proposte e numeri sull’economia circolare in Italia

Il 60% degli italiani, secondo una ricerca Ipsos-Conou, ritiene che i “green jobs” aumenteranno in futuro (+12% rispetto al 2022). Ma il 43% dei cittadini non sa e non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo dei rifiuti. Ecco chi c’era e cosa si è detto alla decima edizione del Forum promosso da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club

Al X Ecoforum di Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, che si è svolto a Roma dal 4 al 6 luglio, sono state presentate cinque proposte per lo sviluppo del riciclo e delle filiere dell’economia circolare in Italia al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

CINQUE PROPOSTE PER IL MINISTRO DELL’AMBIENTE 

Innanzitutto implementare la capacità impiantistica di riciclo e riuso, a partire dalle filiere più urgenti, quali l’organico, colmando il divario tra nord e centro sud del Paese e fermando il turismo dei rifiuti verso le regioni più infrastrutturate, perseguendo la strategia “Rifiuti zero, impianti mille”. Poi applicare il principio “chi inquina paga” per disincentivare lo smaltimento in discarica e favorire la prevenzione e il riciclo dei rifiuti. Attivare politiche industriali strutturate a supporto delle imprese che già investono o che vogliono investire in questa direzione.
Supportare dal livello centrale gli enti locali destinatari dei finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.
E infine, costruire una filiera nazionale di approvvigionamento delle materie prime critiche per evitare di alimentare future dipendenze da paesi esteri, dando massima priorità all’economia circolare dai Raee.

L’INTERVENTO DI GILBERTO PICHETTO FRATIN

Il ministro è intervenuto nel dibattito affermando innanzitutto che sul decreto per le aree idonee all’installazione di impianti a rinnovabili “con il ministro Sangiuliano abbiamo trovato un punto di convergenza, con il ministero della Cultura. Presto avremo una ipotesi di aree idonee”, e arriverà “prima della pausa estiva. Abbiamo trovato un punto di mediazione che si tradurrà, dopo un confronto con le Regioni, in un decreto che sarà di indirizzo e le Regioni stesse declineranno”, ha spiega Pichetto, Riassumendo, “prima della pausa estiva esce il decreto Aree idonee, poi dovrebbe tornare dall’Europa il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili, mentre è difficile che dall’Ue riceva l’Agrivoltaico”, ha continuato il ministro, dicendosi convinto che “per fine luglio chiudiamo gran parte di questi temi”.

Inoltre ha sottolineato come ”il nostro Paese sul fronte dell’economia circolare è all’avanguardia a livello europeo perché abbiamo sviluppato una gamba dell’economia, siamo più avanti nella raccolta differenziata e nel trattamento. Su questo possiamo certamente fare ancora meglio ma siamo avanti ad altri Paesi. La sfida è quella dell’uniformità, quella di far crescere quelle realtà che hanno maggiori difficoltà. La normativa si adegua al contesto e si evolve rispetto allo sviluppo delle tecnologie”, ha aggiunto.

Il Pniec è stato inviato a Bruxelles e si è detto ottimista di un percorso realistico al 2030, “sapendo che il fronte energetico è la base del cambiamento ambientale”. Pichetto Fratin è anche intervenuto sulla trattativa europea sugli imballaggi, sostenendo che “non è possibile condividere posizioni ideologiche che si basano su una conoscenza della realtà che è più arretrata rispetto alla nostra. In questo caso siamo i primi della classe e stiamo solo dicendo che va bene la valutazione sul riuso, dove possibile, ma non ha senso imporre regole diverse per uniformare e uniformare in basso. Abbiamo – ha spiegato – una gamba produttiva del nostro Paese che è il riciclo, che siamo in grado di andare a insegnare all’estero. Il riciclo dà beneficio nell’occupazione ma dà anche beneficio ambientale e di salute, e non è possibile condividere posizioni ideologiche che si basano su una conoscenza della realtà che è più arretrata rispetto alla nostra”.

L’INDAGINE IPSOS-CONOU

La conferenza nazionale sull’economia ha portato alla luce alcune percezioni degli italiani nei confronti dei rifiuti e non solo. Grazie a un sondaggio Ipsos e Conou, L’Italia e l’economia circolare, sono state poste domande sui quattro pilastri su cui il Paese deve lavorare: economia circolare, green jobs, crisi climatica e ambiente.

Ne è emerso che in Italia l’economia circolare e i green jobs rappresentano la strada del futuro. Questo pensa la gran parte dei cittadini sempre più informata sul tema, attenta alle questioni ambientali e convinta che l’Italia debba procedere e accelerare in questa direzione. Nel 2023 cresce, infatti, sia la quota dei conoscitori dell’economia circolare che arriva al 45% (segnando un incremento del +5% rispetto a cinque anni fa); sia il numero dei cittadini – ben il 60% – secondo i quali i “green jobs” aumenteranno in futuro (+12% rispetto al 2022). È fondamentale però una maggiore consapevolezza della leadership italiana nel settore visto che il 43% dei cittadini non sa e non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo dei rifiuti.

Idee chiare e grande consapevolezza invece sulla crisi climatica: il 63% dei cittadini ritiene i disastri (siccità, alluvioni e trombe d’aria) la prima conseguenza dei cambiamenti climatici che generano a cascata conseguenze economiche per gli individui (aumento del costo dei prodotti alimentari e della vita più in generale). Le azioni di protesta come imbrattare monumenti e opere d’arte sono ritenute necessarie e comprensibili dal 20% degli intervistati, mentre sono bocciate dal 49%, che le considera gesti irresponsabili e incomprensibili.

“Nonostante in Italia l’economia circolare abbia trovato da molti anni un terreno fertile – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – come dimostrano le tante esperienze virtuose di comuni, consorzi, aziende pubbliche e private, sono ancora diversi gli ostacoli da rimuovere e i ritardi da colmare. Norme farraginose, autorizzazioni lente, controlli pubblici a macchia di leopardo, progetti calati dall’alto non aiutano a far decollare l’economia circolare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Servono mille nuovi impianti di economia circolare e progetti innovativi che vadano nella giusta direzione, come quelli che stiamo raccontando e visitando dal Nord al Sud della Penisola con la nostra campagna nazionale sui cantieri della transizione ecologica. È fondamentale anche rivendicare la nostra leadership sull’economia circolare in Europa, per rafforzare ulteriormente il Green Deal, al centro di polemiche strumentali, davvero incomprensibili, che non fanno altro che isolare l’Italia e il suo sistema produttivo nel percorso verso la decarbonizzazione del Vecchio continente entro il 2050″.

Tra gli altri dati, per i cittadini la plastica, gli olii esausti ed i Raee sono i materiali ritenuti più pericolosi per l’ambiente, in particolare la plastica dura. I materiali riconosciuti come più facilmente rigenerabili sono quelli percepiti come meno pericolosi per l’ambiente: il vetro e la carta. Per quel che riguarda l’olio minerale esausto, quasi metà del campione sa che viene raccolto (+2% dal 2022). Una volta informati i cittadini che non ne sono a conoscenza che l’olio minerale esausto raccolto può essere completamente rigenerato e riutilizzato, quasi 1 italiano su 2 vede in questa pratica un supporto all’indipendenza energetica del Paese. “C’è ancora molto lavoro da fare perché in Italia si diffonda una piena contezza dell’importanza e necessità dell’economia circolare per l’ambiente e lo sviluppo, ma è incoraggiante che in un solo anno il numero delle persone consapevoli dell’urgenza di questa sfida sia cresciuto con all’avanguardia i più giovani. L’economia circolare è un cambio di approccio “totale” che dovrà pervadere tutta l’economia, ma, soprattutto, il nostro sistema culturale e valoriale. Spiace peraltro che gli Italiani non abbiano consapevolezza di come il nostro Paese abbia dimostrato, nell’economia circolare, una eccellenza di risultati e di modello organizzativo – i consorzi – senza pari in Europa”. Con queste parole ha commentato la ricerca Riccardo Piunti, presidente del Conou.

Proprio il Conou, Consorzio nazionale oli usati, rigenera tutto il 98% dell’olio minerale usato, dimostrando che l’economia circolare non è un’utopia, ma “una leva in grado di apportare benefici concreti: nel solo 2022, grazie al lavoro delle imprese del Conou –ha spiegato il presidente – si è evitata l’immissione in atmosfera di 64 mila tonnellate di CO2 e di una serie di innumerevoli inquinanti, ma anche si sono risparmiati circa 130 milioni di euro di importazioni di greggio. Il futuro dunque è già qui, ma non può prescindere dalla collaborazione sinergica di tutti – istituzioni, imprese, cittadini – per accelerare verso la transizione circolare”.

Rimarcano questo concetto le parole del vicepresidente del Kyoto Club, Francesco Ferrante: “L’Italia vanta molti record sull’economia circolare – ha detto – ci sono però due problemi. Il primo è che spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto e non li valorizziamo abbastanza. Il secondo è che sono record ottenuti dal vitale sistema economico italiano senza essere appoggiati da una visione politica generale lungimirante. Ciò mette a rischio quegli stessi record: dobbiamo avere più coraggio nello spingere su innovazione e sostenibilità a partire dalle risorse messe a disposizione dall’Europa sul green deal e invece troppo spesso assistiamo a frenate incomprensibili su questi temi da parte della politica e delle classi dirigenti”, ha concluso.

I DATI DI LEGAMBIENTE

Infine i numeri sui rifiuti. Il Paese è indietro sulla qualità della raccolta differenziata, a partire da quella dell’organico. Solo in un impianto su quattro lo scarto della frazione organica è inferiore al 2,5%, quantità massima ottimale per ottenere compost di qualità in uscita. Con la raccolta stradale le impurità sono il 15% del totale, con il porta a porta scendono al 3,4%.

“L’Italia ha un sistema di raccolta differenziata e riciclo che funziona, e che ha costi inferiori rispetto agli altri Paesi. Oggi, infatti, da noi più di sette imballaggi su dieci trovano una seconda vita, superando ampiamente la percentuale di riciclo degli imballaggi chiesta dall’Europa entro il 2025. Un sistema di cui andare orgogliosi, da valorizzare e difendere”, ha affermato Ignazio Capuano presidente di Conai. “È importante ora continuare a impegnarsi perché la raccolta cresca in qualità, e non solo in quantità, e che i risultati migliorino in tutte le aree del Paese, incluse quelle di alcune Regioni del Mezzogiorno in cui ancora mancano impianti per il recupero dei rifiuti. Ricordando sempre che l’obiettivo finale del nostro lavoro è il riciclo: in un Paese povero di materie prime come l’Italia, recuperare gli imballaggi e trasformarli in nuova materia è prioritario. Sempre più cittadini se ne rendono conto. Da uno studio che abbiamo appena commissionato a Ipsos, infatti, emerge come il 79% degli italiani di norma preferisca acquistare prodotti imballati in confezioni riciclabili, e il 74% sia normalmente attento a scegliere packaging che riportino in etichetta indicazioni sulla corretta raccolta differenziata”.

Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club segnalano quindi che “l’Italia deve accelerare il passo sull’economia circolare, superando i tanti ostacoli burocratici e tecnologici che ancora frenano lo sviluppo di questo nuovo modello di sviluppo economico. Al tempo stesso deve colmare anche i gravi ritardi sulla qualità della raccolta differenziata, a partire da quella dell’organico”.



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