A Roma ha incontrato Meloni, Tajani e ha partecipato all’inaugurato del gruppo parlamentare di amicizia. A Formiche.net dice: “È fondamentale che l’Occidente continui a sostenere il mio popolo nella sua lotta per la democrazia, i diritti umani e la libertà”
Svetlana Tikhanovskaya è stata in visita a Roma nei giorni scorsi. La leader dell’opposizione democratica bielorussa, che vive in esilio da tre anni, ha incontrato Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, e alcuni parlamentari italiani. Meloni le ha confermato la piena solidarietà del governo italiano alle forze dell’opposizione democratica bielorussa. “L’Italia è da sempre forte sostenitrice del nostro movimento democratico e sono stata qui per discutere di come sviluppare la nostra cooperazione”, spiega Tikhanovskaya a Formiche.net.
Tanti i temi al centro della visita: la situazione dei diritti umani in Bielorussia, le nuove minacce alla sicurezza regionale derivanti dal dispiegamento di armi nucleari e dalla presenza di mercenari Wagner e l’impegno dell’opposizione per portare il dittatore Alexander Lukashenko davanti alla Corte penale internazionale sul rapimento di bambini ucraini.
È soddisfatta dei suoi incontri a Roma?
Mi sento tra amici in Italia e sono rimasta colpita dal sostegno e dalla solidarietà nei confronti della Bielorussia. Ho partecipato al lancio del gruppo di amicizia con la Bielorussia al Parlamento italiano, è un segnale fortissimo per tutto il nostro popolo. In tutti i miei incontri ho ricevuto forti espressioni di sostegno. Inoltre, sono felice che qui ci sia una diaspora bielorussa molto attiva, che aiuta attivamente il movimento democratico bielorusso e l’Ucraina.
Cosa può fare l’Italia per la Bielorussia?
Chiedo ai nostri amici italiani di sostenerci nell’isolare il regime di Minsk con sanzioni più efficaci e mirate contro il regime e la Russia, tra cui sanzioni economiche e individuali, e sanzioni alla Russia per aver minato la nostra sovranità. Chiediamo inoltre di sostenere chi si batte a difesa dei diritti umani, i media e le famiglie dei perseguitati. Chiediamo sostegno per sollevare la questione della Bielorussia al prossimo vertice della Nato a Vilnius e per assicurarci che la voce dei bielorussi sia ascoltata in tutte le organizzazioni internazionali. Spero inoltre che si possa instaurare una collaborazione tra il settore privato italiano e quello bielorusso e che l’Italia possa ospitare personalità della cultura bielorussa e offrire stage e borse di studio a giovani bielorussi. È un investimento nel nostro futuro.
Cosa è cambiato nelle relazioni con i Paesi occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina?
L’invasione russa dell’Ucraina ha aumentato la consapevolezza dell’importanza strategica della Bielorussia e del suo ruolo nella sicurezza regionale. Questo ha portato a un aumento del dialogo e delle consultazioni tra le nostre forze democratiche e i governi occidentali. Ha sottolineato la realtà delle minacce poste dai regimi autocratici, rafforzando la necessità della democrazia, del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto. Tuttavia, pur apprezzando il sostegno internazionale, continuiamo a chiedere azioni più decisive, come già detto. È fondamentale che l’Occidente continui a sostenere il popolo bielorusso nella sua lotta per la democrazia, i diritti umani e la libertà.
Lukashenko è stato, almeno ufficialmente, il mediatore tra il presidente russo Vladimir Putin e Yevgeny Prigozhin dopo l’ammutinamento del gruppo Wagner. Qual è la situazione per il dittatore bielorusso?
Lukashenko non può sopravvivere un giorno senza Putin. Ecco perché è intervenuto come mediatore mentre Prigozhin marciava verso Mosca. Ed è per questo che sta soddisfacendo tutte le richieste del Cremlino. Questi due dittatori sono legati e cadranno insieme. Lukashenko non ha alcuna base o sostegno all’interno della Bielorussia: dipende completamente da Putin.
Quale ruolo ha avuto secondo lei nell’accordo tra Putin e Prigozhin?
Il ruolo di Lukashenko in tutto questo è stato molto esagerato. Non era altro che un messaggero di Putin per Prigozhin. Naturalmente Putin indebolito significa anche Lukashenko indebolito, quindi è nel suo interesse evitare il crollo del regime di Mosca. Ma sarebbe un grosso errore vederlo come mediatore di pace. Non ci si può fidare di lui e non rappresenta nessuno se non sé stesso. Purtroppo, la presenza di truppe russe, di armi nucleari e ora di Prigozhin sul nostro territorio rappresenta una minaccia diretta alla nostra sovranità. È anche una minaccia per i nostri vicini. Non possiamo escludere che la Russia lanci un altro attacco all’Ucraina dalla Bielorussia o che Lukashenko e Putin tentino nuove provocazioni ai confini. Allo stesso tempo, indebolendo Lukashenko, indeboliamo anche la Russia: la Bielorussia libera sarà la più grande sanzione contro la Russia e il miglior sostegno per l’Ucraina.