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La pentola a pressione. Il dopo Berlusconi visto da Lucarella

L’assenza di Berlusconi, pur chiudendosi di fatto l’epoca del bipolarismo di coalizione (salvo le opportunità della legge elettorale vigente), aprirebbe la strada ad una sorta di fuggi fuggi verso porti più sicuri come ad esempio Fratelli d’Italia. Ma l’imbuto è stretto se tutti corrono verso la stessa giara

Tutto cambia affinché nulla cambi. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Eppure la morte di Silvio Berlusconi spingerà a qualche cambiamento per forza di cose. Forza Italia si manterrà in vita fino a fine legislatura, ma le acque politiche di Arcore non sono più in un porto sicuro per molti considerando: il sistema elettorale attuale; la grande fetta politico-elettorale moderata che va da mezzo Pd, passando per Azione e Italia Via, Noi con L’Italia fino a Forza Italia e il presunto disinteresse attivo (per ora) dei figli di Berlusconi rispetto al mantenimento di un partito che, molti pensano, nasce e finisce con la leadership del suo fondatore.

Quanto al primo fattore è indubbio che Berlusconi sia figlio della legge Mattarellum che aveva inclinazione maggioritarista (al contrario di chi pensa che sia stato il Cavaliere ad inventare la cosa) e che stessa cosa, con dati diversi, valgasi per Giorgia Meloni con l’attuale legge Rosatellum (sempre di ispirazione maggioritarista pur mitigata da una prevalenza proporzionale).

Quest’ultimo passaggio ci presenta l’ombra dei conti che si dovranno pur fare con il rimescolamento posizionale di politici e di partiti atteso che la sinistra ha vissuto di antiberlusconismo e il centrodestra è quel che è in funzione del collante berlusconiano. Ciò sta a significare che l’assenza di Berlusconi, pur chiudendosi di fatto l’epoca del bipolarismo di coalizione (salvo le opportunità della legge elettorale vigente), aprirebbe la strada ad una sorta di fuggi fuggi verso porti più sicuri come ad esempio Fratelli d’Italia. Ma l’imbuto è stretto se tutti corrono verso la stessa giara.

Inoltre non cambiando la Costituzione e la legge elettorale vigente (oltre a non partorirsi il premierato o il presidenzialismo), Giorgia Meloni dovrà fare costantemente i conti con quella manciata di parlamentari più decisivi dopo il taglio dei parlamentari. Quale potrebbe essere il risultato?

Che se le forze non maggioritariste dovessero prendere consapevolezza del fatto che c’è un grosso elettorato non tendente verso gli estremi, potrebbero unirsi sotto un unico cappello aggregante (liberali, cattolici, popolari e riformisti). Per ora la pentola politica è raffreddata dagli eventi, ma la pressione inizierà a salire a settembre con i primi assestamenti di bilancio e le elezioni europee in vista.


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