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Una scuola europea per Canadair a Orbetello. La proposta di Tricarico

Dopo il recente appello del ministro Musumeci di irrobustire la flotta aerea antincendio europea, il generale Leonardo Tricarico, presidente di presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, presenta la sua idea di creare un centro europeo di formazione per lo spegnimento degli incendi boschivi a Orbetello

Mi asterrò con cura dal riproporre ai responsabili istituzionali di oggi un’idea, anzi un progetto, atto a migliorare significativamente le capacità di difesa italiane ed europee avverso il pericolo degli incendi boschivi. Lo ho già fatto più di una volta con chi all’epoca era in plancia di comando, e la dignità ha un limite di tolleranza. I risultati come si intuisce mancarono, non se ne fece nulla, nonostante il parere favorevole e senza riserve dei più importanti operatori del settore.

L’appello però di questi giorni del ministro Musumeci a irrobustire la flotta antincendio europea è uno stimolo troppo forte per non rispolverare l’idea di allora e metterla a disposizione di chi ancora le può fornire le gambe su cui camminare. Mi sto riferendo agli anni in cui la flotta di Stato dei Canadair fu messa finalmente in mani capaci, sottraendola agli appetiti di chi, dilettantescamente, vedeva nel rapporto contrattuale con lo Stato solo una fonte di cospicuo guadagno. L’approccio virtuoso e professionale di allora al problema di strutturare in maniera più competente un’attività di emergenza sempre più preoccupante, agevolò un approccio più strategico all’intera questione e, fatte le dovute verifiche, nacque l’idea di proporre la creazione a Orbetello di un centro europeo di formazione per lo spegnimento degli incendi boschivi.

Le carte vincenti in mano erano numerose. Possedevamo e possediamo la professionalità complessiva più avanzata nel settore; gli equipaggi dei Canadair, per una serie di circostanze non fortuite, sono l’equivalente delle nostre Frecce tricolori, i migliori. L’entroterra maremmano è poi l’ideale per simulare ogni genere di condizione operativa, sia per la sostanziale disponibilità degli spazi aerei, lontani dalle grandi rotte commerciali, sia per l’orografia e altri parametri che consentono di simulare con elevato grado di somiglianza, le condizioni reali. La laguna di Orbetello consente inoltre di effettuare praticamente 365 giorni l’anno l’attività basica di istruzione per involo e ammaraggio in totale sicurezza e di riutilizzare, non solo per finalità museali, il vecchio idroscalo in cui sono state scritte non poche pagine di gloriosa storia aeronautica.

Tra l’altro in zona, oltre al vecchio idroscalo, è presente un esteso complesso vetero industriale abbandonato, che potrebbe essere ristrutturato e utilizzato per le finalità della scuola. Una scuola che avrebbe potuto estendersi anche ad altre discipline, oltre al solo addestramento in volo. Un centro di formazione ad esempio per l’investigazione sulle cause degli incendi o un centro di formazione per l’Interoperatività tra gli equipaggi in volo e le squadre a terra e così via, includendo cioè altre possibili materie connesse al fuoco boschivo.

Il governo poi avrebbe dovuto fare la sua parte in ambito europeo e internazionale mettendo la struttura a disposizione dei Paesi – e come vediamo non sono pochi anche fuori dall’Europa – che avessero avuto bisogno di mettere a punto capacità migliori rispetto ad emergenze sempre più gravi e frequenti.

Sarebbe stato (sarebbe) un successo certo. Così come un successo certo è stata l’analoga struttura militare nata a Decimomannu, quella che brevetta piloti da combattimento sotto l’egida dell’Aeronautica militare italiana e che da mesi non accetta più allievi per esaurimento dei posti disponibili. Gli ultimi iscritti sono stati quattro piloti della Royal air force britannica cui, anche per motivi di prestigio, l’Aeronautica non ha voluto rinunciare.

Unico punto debole su cui lavorare ad Orbetello sarebbe stato quello di conciliare l’attività di volo con la protezione di alcune specie di volatili soggette a estinzione. Certamente, studiando accuratamente le traiettorie di volo in ingresso e in uscita dalla baia sarebbe stato semplice aggirare l’ostacolo rappresentando alle associazioni ambientaliste il vantaggio di avere quotidianamente a portata di mano una robusta flotta antincendi pronta ad intervenire in caso di emergenza prima che la devastazione divenisse incontrollabile. Anche e soprattutto per l’ambiente.

Per dirla tutta, all’epoca si creò una congiuntura particolarmente favorevole, quando ministro delle Infrastrutture venne nominato Altero Mattioli, il quale rivestiva contemporaneamente la carica di sindaco di Orbetello: teoricamente sarebbe stata sufficiente un far sua la questione per arrivare in fondo. E tuttavia credo che quello che il mio amico Gigi Tivelli ha battezzato come “oggicrazia” affondò l’iniziativa, di cui all’epoca resi personalmente partecipe il ministro. E temo che lo stesso possa accadere oggi, a meno che finalmente non si voglia tentare di volare alto e mandare a buon fine un’iniziativa che, oltre ad andare incontro alle esigenze di buona parte dei Paesi europei e non solo, metta a frutto una delle tante eccellenze nazionali cui la “oggicrazia” continua a tarpare le ali.


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