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A Vilnius si deciderà il futuro di Kiev? La versione di Vdovychenko (Cds)

Di Victoria Vdovychenko

Il vertice di questi giorni rappresenta l’occasione decisiva per superare gli ostacoli esistenti e dare nuovo slancio al processo di adesione ucraino all’Alleanza atlantica. E i casi di Finlandia e Svezia offrono le soluzioni ideali per il successo. Il commento di Victoria Vdovychenko, professoressa associata della Borys Grinchenko University of Kyiv e non-resident fellow del Centre for Defence Strategies

Prime ore del Vertice di Vilnius. La grande novità è la cosiddetta “riconciliazione” tra Svezia e Turchia. Le azioni scandalose che hanno coinvolto il rogo e la deturpazione del Corano, le crescenti richieste di Ankara: tutto ciò ha alzato la posta in gioco nei negoziati, giunti a Vilnius.

Tuttavia, tutti gli ucraini rimangono con gli occhi aperti sul futuro del proprio paese. Che tipo di “ombrello di sicurezza” potrebbe essere proposto per Kiev? Quali sono i timori che bloccano gli Stati membri della Nato dal concedere l’adesione all’Ucraina?

Proprio questa mattina, il Segretario Generale della NATO, con un linguaggio diplomatico, parla del “giusto segnale” per l’Ucraina. Tuttavia, il linguaggio della dichiarazione finale deve ancora essere discusso. Come opzione, si propone di scrivere nel documento finale che si tratta di un invito politico all’Ucraina ad aderire alla NATO e di indicare l’impegno politico degli alleati per un rapido avvio dei negoziati di adesione.

È ovvio e chiaro che la posizione degli Stati Uniti è il principale ostacolo che impedisce all’Ucraina di avere un forte impegno politico da parte degli alleati della NATO verso l’adesione. Pertanto, la società ucraina ritiene che, se gli alleati della NATO non sono pronti a invitare formalmente l’Ucraina all’adesione già a Vilnius, a Kiev dovrebbe essere offerta un’opzione intermedia che registrerebbe un significativo cambiamento positivo rispetto ai vertici di Bucarest e Madrid.

La chiave è avere, nella dichiarazione finale del vertice, una frase che sottintenda un riconoscimento inequivocabile da parte degli alleati del fatto che la futura adesione dell’Ucraina all’Alleanza contribuisce alla sicurezza europea e transatlantica. Questo obbligherà coloro che parlano di timori e rischi per la NATO a fare riferimento a questo punto in futuro. C’è l’idea di trovare una nuova forma per l’invito, evitando di menzionare la parola “invito” considerata dannosa per alcuni Paesi. Ad esempio, “riconoscendo il contributo dell’Ucraina alla sicurezza europea e transatlantica, gli alleati confermano la richiesta di adesione dell’Ucraina alla NATO e avviano i negoziati per l’adesione”.

Un’idea importante è quella di aggiungere che l’Alleanza “conferma la candidatura dell’Ucraina” per fare un passo avanti rispetto alla situazione attuale, dove l’Alleanza ha solo preso in considerazione la candidatura di Kiev.

Alla luce del riferimento al summit di Bucarest del 2008 sulla potenziale adesione dell’Ucraina alla NATO, la decisione presa a Vilnius diventa ancor più significativa. L’inclusione di tale riferimento, anche se con l’avvertenza dello sviluppo storico, significherebbe un cambiamento rispetto alle precedenti “formulazioni” politiche. Essa sottolineerebbe gli sforzi coraggiosi mostrati dalle Forze armate ucraine, evidenziando il loro incrollabile impegno a salvaguardare i valori europei. In ultima analisi, ciò serve a dimostrare che l’integrazione dell’Ucraina nella NATO debba essere tempestiva e imprescindibile, a condizione che vengano soddisfatti i prerequisiti di sicurezza.

Sebbene il linguaggio utilizzato possa mancare di precisione, il messaggio complessivo rimane lucido e inequivocabile. La comunità di esperti ucraini ritiene fondamentale l’inserimento nella dichiarazione finale di un’analogia tra la trasformazione “accelerata” di Finlandia e Svezia in alleati della NATO e l’Ucraina. Inoltre, il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha scritto un tweet che è apparso sensazionale: ha annunciato che l’Alleanza ha raggiunto un accordo interno e ha deciso di cancellare la fase MAP (il cosiddetto Membership Action Plan) per l’Ucraina. In pratica, questo significa una radicale accelerazione nella procedura di adesione. Si tratta di una richiesta di lunga data di Kiev, che fin dall’inizio ha avuto il pieno e quasi unanime sostegno della comunità nazionale degli esperti ucraini.

In pratica, si parla di modificare la procedura di ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza e di consentirle di aderire rapidamente – similmente a quanto accaduto a Finlandia e Svezia. Poiché l’adesione dei finlandesi alla NATO è stata deliberatamente effettuata il prima possibile e, come eccezione, il MAP è stato annullato per non dare a Mosca il tempo di danneggiarlo, anche l’adesione dell’Ucraina può essere procedere agli stessi ritmi.

È anche importante notare che non è stato il processo di ammissione finlandese o svedese a essere particolarmente veloce, ma il loro processo di invito, e questo dovrebbe essere il punto di riferimento. Quindi, al netto delle riforme realizzate e dell’interoperabilità raggiunta dall’Ucraina, così come il rapido processo di invito alla NATO di Finlandia e Svezia, gli Alleati dovrebbero essere pronti a procedere all’integrazione politica dell’Ucraina.

Nel caso in cui qualcuno volesse parlare ancora di una possibile escalation della Federazione Russa come conseguenza, ecco l’argomento logico: come abbiamo visto l’espansione finlandese, che ha aggiunto più di mille chilometri al confine della Federazione Russa con la NATO, è stata percepita senza alcuna reale protesta o opposizione da parte russa; pertanto, questo successo deve essere ripetuto.


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