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Arabia Saudita, passione calcio. Che cosa c’è dietro (e perché c’entra l’Italia)

L’investimento della monarchia saudita nello sport è una questione di Stato, con acquisizioni di giocatori e allenatori che stanno trasformando non solo il regno ma anche la dinamica del mercato internazionale, con cifre sbalorditive e una vera e propria strategia geopolitica. Il mistero sul nuovo destino (e contratto) di Roberto Mancini

Il calcio non è quello di una volta, almeno quello saudita. La Saudi Pro Football League, infatti, non è più un campionato esotico e marginale. Con l’arrivo di superstar come Cristiano Ronaldo, Karim Benzema e N’Golo Kante, la trasmissione delle partite è garantita in tutto il mondo.

L’agenzia Bloomberg riferisce l’accordo per la trasmissione televisiva delle partite saudite in circa 130 territori, con fino a quattro volte le entrate totali per i diritti rispetto all’anno scorso, secondo i dati di SportBusiness Media Rights Tracker.

Saad Allazeez, direttore della Saudi Pro League, ha spiegato in un comunicato che “questi accordi arrivano in un momento di crescita genuina per il calcio dell’Arabia Saudita, con un interesse in crescita nella lega saudita Roshn da parte dei tifosi del calcio in tutto il mondo.

Forse per questo, alla vigilia di Ferragosto, è scoppiato un caso nel mondo del calcio italiano in cui c’è traccia del calcio saudita. Le dimissioni (via Pec) del tecnico della Nazionale Roberto Mancini hanno lasciato spazio a molte speculazioni su un presunto “accordo definitivo”: l’allenatore avrebbe firmato per seguire la squadra dell’Arabia Saudita nei prossimi tre anni, secondo quanto riferito dal quotidiano sportivo saudita Arriyadiyah. Ma ci sono le condizioni contrattuali? La federazione italiana avrebbe il diritto di ricevere un indennizzo da parte dei sauditi, come accade quando un giocatore lascia una squadra prima del tempo? E sarebbe il nuovo stipendio esente di tasse in Italia (con Mancini residente in Arabia)?

Per la pubblicazione il contratto è “ufficiale”, come si legge dal tweet diffuso sulla piattaforma X, ma ancora non ci sono state dichiarazioni ufficiali. Mancini non avrebbe spiegato i motivi della sua decisione. La decisione arriverebbe cinque mesi dopo l’addio dell’allenatore francese Hervé Renard, che adesso allena la nazionale femminile francese.

Le squadre di calcio saudite hanno speso circa 480 milioni di dollari nell’acquisto di importanti giocatori, trasformando l’Arabia Saudita nel Paese che investe di più al mondo nel calcio. Ma perché la monarchia di Mohammed bin Salman Al Sa’ud (Mbs) si sta impegnando così tanto nel calcio, uno sport che non appartiene alla loro tradizione?

Secondo il settimanale The Economist è una strategia imposta dallo stesso principe, primo ministro e primo nella linea di successione della monarchia: “L’ambizione di Mbs è usare lo sport per modernizzare l’Arabia Saudita e trasformare la percezione che l’estero ha del regno desertico”.

Tuttavia, i più critici accusano la monarchia saudita di spingere progetti troppo ambiziosi e Mbs di usare lo sport per ripulire l’immagine del Paese dalle accuse di violazione dei diritti umani.

La monarchia saudita investe da molti anni (almeno 20) nel proprio calcio, ma fino ad oggi questo sforzo non aveva visibilità all’estero. Acquisizione di squadre internazionali, contratti e negoziati con società sportive, arruolamento di giocatori e campionati, tutti questi accordi sono stati finanziati da entità tra cui il proprio governo, attraverso il Fondo di Investimento Pubblico (Pif) e la compagnia petrolifera statale Aramco. Il record più importante è stato l’investimento di 10 miliardi di dollari in circa sei sportivi di livello internazionale.

Lo sport, infatti, è una questione di Stato per i sauditi. A giugno, alcune delle principali squadre di calcio che erano sotto il controllo del Ministero degli Sport sono state privatizzate, ma in realtà il Pif ha mantenuto circa il 75% delle partecipazioni. Secondo Simon Chadwick della Skema Business School di Parigi, più che un motore dinamico dell’economia lo sport potrebbe diventare una manifestazione dell’antico sistema di promozione statale dell’Arabia Saudita.

La monarchia vuole che la Saudi Pro League attragga investimenti e tifosi. L’obiettivo è ricevere 100 milioni di turisti nel 2030 (nel 2021 sono arrivati 64 milioni), con una fetta del Pil legata al settore turistico che passi dal 3% del 2019 al 10% nel 2030.

Ma al di là delle aspettative, certo è che gli investimenti economici dei sauditi stanno cambiando non solo l’Arabia Saudita ma lo sport in sé, togliendo capacità e interesse dalle squadre e campionati occidentali, e introducendo una nuova dinamica (e nuove cifre) nel mercato del calcio.

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