Dalla Colombia all’Argentina, l’allargamento del gruppo potrebbe favorire Cina e Russia togliendo potere all’Occidente. Numeri, visione e prospettive del blocco delle economie emergenti. Il vertice a Johannesburg visto dalla stampa latinoamericana
I rappresentanti dei Paesi membri del blocco economico Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono incontrati questa settimana a Johannesburg per definire le linee guida del futuro dell’alleanza e la strategia comune da seguire. Nonostante i primi annunci del presidente sudafricano (qui l’articolo di Formiche.net), il presidente russo Vladimir Putin non ha partecipato al vertice di fronte all’ordine di arresto internazionale contro di lui.
I Brics non hanno mai goduto di un’importante influenza internazionale. Tuttavia, in America Latina la gara è a chi riesce ad entrare per primo nel blocco. Oggi, infatti, il presidente argentino ha annunciato la formalizzazione dell’ingresso all’organizzazione di economie emergenti. Insieme a Buenos Aires ci sono gli interessi di Arabia Saudita, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi e Iran. I nuovi membri entreranno a fare parte del gruppo dall’1° gennaio 2024.
In un videomessaggio diffuso dalla presidenza argentina, Alberto Fernández ha confermato che è stata raggiunta l’alleanza con i Brics: “Si apre un nuovo scenario perché l’Argentina sarà protagonista di un destino comune in un blocco che rappresenta più del 40% della popolazione mondiale […] Continuano a fortificarsi i rapporti fruttuosi, autonomi e diversi con altri Paesi. L’Argentina è stata, è e sarà un Paese integrazionista”.
Da quanto si legge sul quotidiano argentino El Clarin, i negoziati dei Brics con l’Argentina sono cominciati un anno fa, quando la richiesta è stata consegnata al presidente cinese Xi Jinping, all’epoca presidente del gruppo.
“Abbiamo voluto e vogliamo fare parte (dei Brics) perché il difficile contesto globale conferisce al blocco una rilevanza singolare e lo costituisce come un referente geopolitico e finanziario importante. Fare parte ci fortifica – ha spiegato il presidente Fernández -. […] Significa fare parte di un blocco che rappresenta il 24% del Pil globale, il 16% delle esportazioni e il 15% delle importazioni mondiali di beni e servizi”.
L’emittente brasiliana O Globo, invece, ha sottolineato l’importanza dell’ingresso dell’Arabia Saudita, Argentina, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Iran ed Etiopia: “Durante una dichiarazione rilasciata ai leader del Brics, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha affermato che, con i nuovi componenti, il blocco costituirà il 36% del Pil mondiale e il 46% del totale degli abitanti del pianeta”. E ha aggiunto che per il blocco la sfida sarà promuovere “multilateralismo inclusivo e la riforma del sistema finanziario mondiale.
“L’espansione è il risultato di un accordo firmato dai Paesi membri – ha aggiunto O Globo -. Sono stati stabiliti dei criteri che funzionano come pedagogia per l’ingresso di altre nazioni”.
Per il quotidiano colombiano El Tiempo, circa 40 Paesi hanno espresso il desiderio di entrare nel l’esclusivo club. Tra questi nuovi candidati ci sono Argentina, Bolivia, Cuba, Honduras e Venezuela: “La Cina aveva sostenuto specialmente l’allargamento dei Brics, che cerca più peso nelle istituzioni internazionali, fino ad oggi dominate dagli Stati Uniti e l’Europa, giacché Pechino vuole ampliare l’influenza nella sua competizione con gli Usa.
Ma per l’emittente Cnn en español, i Brics non è la più felice delle famiglie: “Questa famiglia sta adesso considerando offerte formali di quasi due dozzine di Paesi per entrare nell’alleanza delle più importanti economie emergenti […] Quello che è in gioco nelle decisioni sull’espansione è la direzione e l’identità del gruppo, i cui membri sperano di avere più voce in un sistema internazionale che considerano che favorisce l’Occidente e le nazioni del G7, nonostante i cambiamenti del mondo delle ultime decade”.
I Brics rischiano di diventare un centro geopolitico nel tentativo di riequilibrare il potere globale, specialmente adesso che la Cina e la Russia cercano più potere rispetto all’Occidente, e l’allargamento potrebbe facilitare questa missione. Yun Sun, direttore del Programma Cina del think thank Stimson Center di Washington, crede che quanto più ampio sarà l’allagamento, più forte sarà il richiamo della voce collettiva, e più la Cina – come una delle economie più grandi, chiederà leader e rappresentazione a livello internazionale: “E quanto più saranno attivi i Brics, più grande sarà la perdita di potere degli altri Paesi”.