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Perché il Copasir ha acceso un faro sulle partecipate di Stato

Nelle ultime settimane il comitato ha ascoltato i vertici di Enel, Cdp, Tim, Sparkle, Telsy, Eni, Leonardo e Snam. È la conferma di come la sicurezza nazionale sia diventata materia multidimensionale

Questa settimana il Copasir ha ascoltato Flavio Cattaneo (martedì) e Dario Scannapieco (mercoledì), amministratori delegati e direttori generali rispettivamente di Enel e Cassa depositi e prestiti. Il primo era accompagnato da Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel. Con il secondo c’era Francesco Mele, amministratore delegato di Cdp Equity, la holding di investimenti controllata al 100%.

Si tratta di due audizioni di un ciclo avviato nei mesi scorsi, dopo che il governo Meloni ha nominato i vertici delle aziende partecipate dallo Stato (Enel, Eni, Leonardo, Poste, Ferrovie dello Stato, Snam e Terna, per citarne alcune).

È la conferma dell’allargamento del perimetro della sicurezza nazionale, materia ormai multidimensionale. Lo dimostra anche il dibattito in corso sull’individuazione degli interessi nazionali, sul rafforzamento delle strutture preposte alla difesa di essi e sulla riforma della legge 124 del 2007 che regola il comparto, con l’indicazione del sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, di rendere il sistema più efficiente e funzionale evitando sovrapposizioni tra interno ed esterno. Tra le ipotesi sul tavolo ci sono anche quella della pubblicazione di una Strategia di sicurezza nazionale, un documento che stabilisca gli obiettivi della sicurezza nazionale e le modalità attraverso le quali raggiungerli con una chiara definizione dell’interesse nazionale, e quella di un’estensione e un rafforzamento delle competenze del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica per avvicinare le sue attività a quelle di un Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

In questo contesto, il Copasir ha deciso di svolgere una panoramica sulle realtà strategiche per valutarne il grado di consapevolezza degli aspetti strategici e quello di autonomia. Quest’ultimo non esiste nel mondo complesso e globalizzato bensì dipende dalle catene di valore e di approvvigionamento. Nelle scorse settimane il comitato, presieduto dal dem Lorenzo Guerini, ha ascoltato altri amministratori delegati di società partecipate: Pietro Labriola di Tim, Enrico Maria Bagnasco di Sparkle ed Eugenio Santagata di Telsy (entrambe le aziende fanno parte del gruppo Tim), Claudio Descalzi di Eni, Roberto Cingolani di Leonardo, accompagnato dal presidente Stefano Pontecorvo, e Stefano Venier di Snam.

Alcune audizioni hanno riguardato anche dossier specifici. Basti pensare al gruppo Tim, i cui destini tra Vivendi, Kkr e Cdp sono ancora tutti da definire e richiederanno probabilmente anche il vaglio del Golden Power. Ma il ciclo di audizioni va analizzato in un contesto più ampio in cui l’invasione russa dell’Ucraina, la crescente assertività cinese, i recenti sviluppi in Africa e l’impatto delle tecnologie emergenti (definite, non a caso, in inglese disruptive) hanno acuito e ampliato le sfide alla sicurezza nazionale. Tanto da mutare il concetto stesso di sicurezza nazionale, ormai multidimensionale e non legata per forza a minacce provenienti solamente da attori statuali.

Una dimostrazione di ciò è la “Relazione sulle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina nell’ambito della sicurezza energetica” approvato dal Copasir nella scorsa legislatura, due mesi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Un capitolo di quel documento si intitola proprio “Il ruolo delle aziende partecipate dallo Stato” che, si legge, “possono assicurare un contributo sicuramente cruciale” nel settore energetico. La tutela della sicurezza nazionale “dovrebbe rappresentare un imprescindibile metro di valutazione nelle scelte di governance di aziende così decisive, non soltanto nel settore energetico direttamente chiamato in causa nell’attuale passaggio storico”, scriveva il Copasir allora presieduto da Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, oggi ministro delle Imprese e del Made in Italy. “La salvaguardia della sicurezza nazionale e dei prioritari interessi strategici del Paese devono costituire il perno del sistema Italia e caratterizzare le varie politiche di settore, senza deroghe e cedimenti”, continuava.

Il lavoro del Copasir in questa legislatura si pone dunque in continuità con quanto fatto nella scorsa legislatura (primo presidente è stato proprio Guerini, seguito, al cambiare delle maggioranze di governo, dal leghista Raffaele Volpi e poi da Urso). L’ultimo documento approvato dal Copasir nella scorsa legislatura è la Relazione sull’attività svolta dal 10 febbraio 2022 al 19 agosto 2022, in cui viene definito “utile” valutare la messa in campo di “contromisure e linee-guida all’interno di una precisa strategia di sicurezza nazionale che sia in grado di identificare le vulnerabilità economiche, tecnologiche e sociali che occorre superare affinché non siano sfruttate dall’avversario”.

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