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Un Forum del Mediterraneo all’Osce. La proposta di Zoffili (Lega)

Vista la forte e impellente attualità del tema, è necessario ristabilire la convocazione annuale del Forum del Mediterraneo, spiega Eugenio Zoffili, deputato della Lega e presidente della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa

Eugenio Zoffili, deputato della Lega, nelle scorse settimana ha guidato la delegazione parlamentare italiana alla 30a sessione annuale dell’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). La guerra in Ucraina rimane una priorità nell’agenda internazionale.

Come se ne è discusso a Vancouver?

È stato il primo appuntamento che ha visto impegnata la rinnovata delegazione italiana in un simile ambito internazionale. Ai lavori hanno partecipato oltre 225 parlamentari in rappresentanza di 50 Paesi. La Sessione quest’anno è stata dedicata al ruolo dell’Assemblea parlamentare dell’Osce in relazione alla promozione di società democratiche e inclusive, nell’ottica di rafforzarne la sicurezza. In questo contesto abbiamo dedicato una parte significativa dei lavori al conflitto in corso e alle sue ripercussioni sulla società civile ucraina, con particolare riguardo alla condizione dei minori e delle donne. Ritengo che quella di creare un gruppo di lavoro sull’Ucraina, per mantenere alta l’attenzione dell’Assemblea parlamentare dell’Osce sul tema, sia una decisione importante, un segnale forte e chiaro.

Su quali punti ha insistito la delegazione italiana da lei guidata?

Come delegazione italiana abbiamo valorizzato le scelte fatte dal nostro Paese, sottolineando il costante impegno al fianco di Kyiv, dall’inizio dell’aggressione russa fino agli sviluppi attuali. Ha trovato spazio anche la trattazione dei problemi energetici sollevati dalla guerra, che ha imposto il riorientamento degli approvvigionamenti. La sensibilità nei confronti degli effetti del conflitto è elevatissima e condivisa, come dimostra tra l’altro la presentazione e l’approvazione nel corso della sessione di diverse mozioni, con un filo conduttore comune: la cessazione delle ostilità. Tutto il nostro impegno è volto a favorire il ripristino, nei tempi più brevi possibili, di uno scenario di sicurezza, democrazia e pace.

All’assemblea Osce, così come al summit Nato, l’Italia ha portato sui tavoli internazionali l’importanza dell’attenzione verso il Mediterraneo allargato. Come coinvolgere i partner nel Mare nostrum?

Ho personalmente assunto l’impegno di portare la questione del Mediterraneo al centro del dibattito dell’Assemblea parlamentare Osce, che costituisce la sede naturale di dialogo internazionale e controllo democratico per il mantenimento della pace e la costruzione di una comune convivenza in un’area tanto importante quanto delicata, anche con il coinvolgimento di Paesi partner.

Quali?

Mi riferisco in particolar modo al ruolo che, all’interno dell’Assemblea, possono ricoprire quei Paesi che nel tempo hanno stretto legami con l’organizzazione pur non facendone parte. Degli undici rappresentati, sei sono partner mediterranei per la cooperazione: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Marocco e Tunisia e, in questo quadro, credo possa essere un ottimo segnale il fatto che a Vancouver alcuni di loro fossero presenti. Rispetto ai principali temi oggetto del lavoro dell’Osce che, tengo a precisare, si pone come foro multilaterale di dialogo, evidenzio come siano per loro natura trasversali a tutti i contesti regionali in cui opera, e questo vale anche, e ancor di più, per il Mediterraneo, luogo di “storia, uomini e tradizioni”.

Per esempio?

Ne faccio uno: dall’esame di atti relativi all’impegno dell’Assemblea nella lotta al terrorismo sono rientrate considerazioni sulle attività che il gruppo Wagner conduce in Africa, anche a ridosso degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, o che hanno influenza sui flussi migratori, cui il nostro Paese è punto di approdo fortemente sollecitato. Inoltre, è mia intenzione chiedere all’Assemblea di ristabilire la convocazione annuale del “Forum del Mediterraneo”, così come previsto dal regolamento, data la forte e impellente attualità del tema.

Che cosa si aspetta dal Piano Mattei per l’Africa?

Il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo è fondamentale. Attualmente le linee guida del Piano Mattei si concretizzano in una scelta di metodo, che riprende il percorso tracciato dal ministro Matteo Salvini durante la sua permanenza al Viminale. Il governo ci sta lavorando, limando e definendo i dettagli: l’Italia intende riproporre nel Mediterraneo uno schema di collaborazione che soddisfi non solo l’interesse nazionale del nostro Paese, ma anche quello degli Stati che saranno nostre controparti. In tale direzione è, in questi giorni, motivo di forte preoccupazione ciò che sta accadendo in Niger, Paese nel quale è stata messa in discussione la leadership di un presidente liberamente eletto, che era divenuto un punto di riferimento per tutto l’Occidente.

Come agire?

Credo sia prioritario agire sulle cause della situazione difficile in cui versa l’Africa, anche al fine di rimuovere le condizioni di svantaggio che provocano le partenze e i conseguenti flussi migratori, terreno fertile di illegalità per le organizzazioni criminali. Servono investimenti, da gestire con responsabilità e buon senso attraverso la cooperazione, che possano portare sviluppo anche nelle zone disagiate del mondo. È dunque indispensabile una collaborazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo del continente africano, prendendo esempio dalle missioni internazionali che l’Italia ha già in essere e che sono, da tutti, riconosciute come indispensabili per la salvaguardia della stabilità internazionale.

Nel 2024 l’Italia presiederà il G7. Sappiamo che il Sud Globale sarà al centro dell’agenda. Che cosa può fare l’Osce in questo senso?

La sicurezza globale, che riguarda anche il Sud del Pianeta, si costruisce in larga misura nel grande spazio europeo, come ci sta tristemente insegnando la guerra in corso tra Russia e Ucraina, che si riverbera anche sui rapporti che intratteniamo con gli Stati africani e mediorientali. Quanto accade in Europa ha il potere di polarizzare blocchi e schieramenti: per questo risulta indispensabile il lavoro svolto dall’Osce, attraverso il quale si persegue l’obiettivo della stabilità, della pace, della democrazia e del rispetto dei diritti umani tramite il dialogo e con azioni concrete di cooperazione, che passa anche attraverso la diplomazia parlamentare di cui l’Italia è tradizionalmente promotrice. A tale proposito, il ruolo del nostro Paese non potrà che essere di primo piano anche in occasione della presidenza del G7 e confermo, fin da ora, la disponibilità della nostra delegazione per portare nelle sedi opportune le grandi sfide che ci attendono, prime fra tutte quelle in campo climatico, energetico, dell’immigrazione e del traffico di esseri umani, per una reciproca sicurezza.

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