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Due arresti nella Marina Usa. Spiavano per conto di Pechino

Passavano informazioni su movimenti, armamenti e radar in cambio di migliaia di dollari. È “un promemoria degli sforzi continuativi e aggressivi della Cina per minare la nostra democrazia”, ha dichiarato Suzanne Turner, capo della divisione controspionaggio dell’Fbi

Due ufficiali della Marina degli Stati Uniti sono stati arrestati giovedì per spionaggio per conto del governo cinese. Si tratta del marinaio Jinchao Wei, conosciuto anche come Patrick Wei, 22 anni, nato in Cina, arrestato al suo arrivo alla base navale di San Diego, che ospita la Flotta del Pacifico. E del sottufficiale Wenheng Zhao, conosciuto anche come Thomas Zhao, che lavorava alla base di Ventura County a Port Hueneme, in California. Entrambi erano in contatto con un funzionario dell’intelligence cinese ma non è chiaro se si trattasse dello stesso. Così come non è chiaro (ovviamente, si potrebbe aggiungere) quando le autorità statunitensi abbiano iniziato a interessarsi a loro e se le informazioni da loro vendute a Pechino fossero tutte autentiche.

CHE COSA FACEVA WEI?

Wei, in servizio attivo sulla nave d’assalto anfibio USS Essex, è stato incriminato ai sensi dell’Espionage Act per associazione a delinquere per aver fornito informazioni relative alla difesa all’intelligence cinese. Ho sfruttato le autorizzazioni di sicurezza garantitegli dal suo ruolo come meccanismo per accedere a informazioni sensibili su armi, propulsione e sistemi di desalinizzazione della nave. Il contatto con il soggetto che lo aveva reclutato risale al febbraio 2022: ha ricevuto migliaia di dollari in cambio di fotografie, video e manuali dell’Essex, di informazioni sugli armamenti della stessa nave e sulle posizioni di altre navi della Marina degli Stati Uniti. In questi mesi, il funzionario dell’intelligence cinese ha istruito Wei su come raccogliere informazioni militari degli Stati Uniti e su come tenere segreto il loro contatto, per esempio distruggendo qualsiasi prova delle loro attività.

CHE COSA FACEVA ZHAO?

Zhao è stato arrestato in seguito a un atto di imputazione da parte di una giuria federale, accusato di ricevere denaro in cambio di informazioni sensibili delle forze armate statunitensi a un individuo che si spacciava per un ricercatore che cercava informazioni per orientare gli investimenti, ma in realtà era un funzionario dell’intelligence cinese. Tra l’agosto 2021 e il maggio 2023, Zhao avrebbe inviato piani operativi per un’esercitazione militare su larga scala nell’Indo-Pacifico, con la posizione e e gli spostamenti delle forze navali, degli sbarchi anfibi, delle operazioni marittime e del supporto logistico. Ma anche le informazioni i progetti di un sistema radar in servizio presso una base militare statunitense a Okinawa, in Giappone. Il tutto per un totale di 14.866 dollari. L’uomo rischia 20 anni di carcere.

“NON È ANTI-CINESE”

Le manette sono scattate a un anno dalla chiusura di una controversa iniziativa del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, avviata durante l’amministrazione Trump, per contrastare le minacce cinesi alla sicurezza nazionale. Secondo i critici, la cosiddetta China Initiative aveva preso di mira ingiustamente professori di origine asiatica e aveva contribuito ad alimentare sentimenti anti-asiatici. In conferenza stampa, Stacey Moy, capo dell’Fbi a San Diego, ha voluto sottolineare ai giornalisti che “questa non è e non sarà mai” un’accusa “su base etnica”.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE

Questi arresti sono “un promemoria degli sforzi continuativi e aggressivi della Repubblica popolare cinese per minare la nostra democrazia e minacciare coloro che la difendono”, ha dichiarato Suzanne Turner, capo della divisione controspionaggio dell’Fbi. Infatti, come ha evidenziato il New York Times, le accuse mosse ai due soggetti sembrano riflettere l’interesse del governo cinese sulla Flotta del Pacifico e su altri aspetti delle operazioni militari americane in quella regione, come parte di un più ampio sforzo per rubare segreti industriali e legati alla sicurezza nazionale americana. La portata delle attività di spionaggio cinese, inclusi attacchi informatici, ha spinto i vertici dell’intelligence statunitense a lanciare l’allarme. In una recente audizione al Congresso, Christopher Wray, direttore dell’FBI, ha spiegato che “nessun Paese” come la Cina costituisce “una minaccia più significativa alla nostra innovazione, alle nostre idee, alla nostra sicurezza economica e alla nostra sicurezza nazionale”.

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