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Sánchez (forse) ce la può fare. Cosa succede nella politica spagnola

Giornata decisiva per decidere chi guiderà il prossimo governo spagnolo. L’ex presidente delle Baleari, Francina Armengol, è diventata presidente del Congresso dopo un accordo dei socialisti con alcuni partiti regionali. Ma la partita è ancora aperta…

Piccola ma significativa vittoria per il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) del primo ministro Pedro Sánchez. La storica formazione politica ha ottenuto la leadership di un posto chiave nel Parlamento, molto diviso dopo l’ultimo voto. Questo trionfo rappresenta una spinta per il governo socialista nel tentativo di restare al potere.

In una delle votazioni più serrate dall’inizio della democrazia in Spagna alla fine degli anni ’70, la candidata socialista Francina Armengol è stata eletta presidente della Camera bassa del Parlamento. Con 350 membri, l’ex presidente delle Baleari ha ottenuto 178 voti, sufficienti per la maggioranza assoluta, battendo l’avversario Cuca Gamarra del Partito Popolare. Il voto dei conservatori ha sofferto la divisione tra Gamarra e Ignacio Gil Lázaro del partito Vox.

Sebbene il voto sia segreto, i pronunciamenti dei partiti hanno confermato che Armengol ha ottenuto il sostegno di 121 deputati del Psoe, 31 della coalizione di sinistra Sumar, sette degli indipendentisti catalani ERC, sette di Junts, sei di Bildu, cinque del PNV e uno del BNG.

Secondo Euronews, Sánchez finalmente più tirare un sospiro di sollievo, grazie all’appoggio dell’ala dura dell’indipendenza catalana: “Il voto è stato ampiamente considerato come una pratica in vista di un importante voto di investitura del prossimo mese, in cui si deciderà chi formerà il governo”.

Il Psoe ha ottenuto il sostegno del partito indipendentista catalano Junts, “in cambio del potenziamento delle lingue co ufficiali al Congresso, un’indagine sul caso Pegasus e misure per ‘porre fine alla repressione’ relative al referendum illegale catalano del 1° ottobre”, prosegue Euronews.

I sette membri di Junts, guidato dall’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ora in esilio a Bruxelles, avranno quindi il potere di determinare il corso della politica spagnola per i prossimi quattro anni.

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