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Nuove tensioni nel Mar Cinese. La miccia è un relitto di guerra

Di Emanuele Rossi e Lorenzo Piccioli

Una nave da guerra filippina muove i riflettori sulle tensioni nel Mar Cinese, dove la Cina ambisce all’egemonia, trovando opposizione tra i player regionali — appoggiati da Washington

La Cina sta chiedendo con insistenza alle Filippine di rimorchiare una nave da guerra – un vascello dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale ora utilizzato come avamposto militare – da una secca contesa all’interno del Mar Cinese Meridionale. Pechino teme che Manila lo possa utilizzare come elemento di rivendicazione all’interno di un’area del bacino oggetto di dispute territoriali. Le tensioni nella regione stanno aumentando, coinvolgono non solo le Filippine, ma anche il Vietnam e arrivano fino a Taiwan. La Repubblica popolare accusa anche gli Stati Uniti per l’inacidirsi della situazione. Washington sa che queste beghe innervosiscono particolarmente i cinesi, e muove le sue pedine.

Il presidente filippino, Ferdinand Marcos Jr., è molto più allineato con gli Usa del suo predecessore, ma è sbagliato descrivere ciò che muove gli interessi di Manila (o di Hanoi o Taipei) come dettato da Washington. Le Filippine stanno acquisendo uno standing internazionale, rivendicano le proprie priorità strategiche, e non a caso è Pechino stessa a cercare forme di corteggiamento – come la proposta di esercitazioni congiunte. Tuttavia, l’ambasciata cinese usa le relazioni tra americani e filippini per creare tensioni interne e mostrare Marcos Jr ai suoi cittadini come una sorta di burattino di Washington.

L’ambasciata cinese a Manila ha criticato Washington per aver “radunato” i suoi alleati e per continuare a “gonfiare” la questione del Mar Cinese Meridionale. “Il Mar Cinese Meridionale non è un ‘parco safari’ per i Paesi al di fuori della regione, per fare dispetti e per seminare discordia”. L’ex nave da guerra Sierra Madre ospita ancora a bordo una manciata di truppe filippine come presidio nel Second Thomas Shoal, un atollo che si trova all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine. Manila ha deliberatamente bloccato la nave nel 1999 per rafforzare le sue rivendicazioni di sovranità. Negli anni, le Filippine hanno ripetutamente accusato la guardia costiera cinese di intralciare le missioni di rifornimento alle proprie truppe in quella zona, come successo il 5 agosto, quando una corvetta cinese ha aperto un cannone d’acqua contro un’imbarcazione filippina (nella foto).

La Cina sostiene che l’occupazione della secca da parte delle Filippine è illegale. Ma le azioni, retoriche o militari, del Partito/Stato intorno all’atollo indicano una cosa: Pechino vuole prendere il controllo di Second Thomas Shoal, nota in cinese come Renai Reef, e Ayungin a Manila. La Cina rivendica la sovranità su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, che si sovrappone alle zone economiche esclusive di Malesia, Vietnam, Brunei, Taiwan e Filippine. Nelle scorse settimane, anche il Vietnam ha accusato Pechino di attività illegali rispetto al diritto internazionale in un’altra zona del bacino: le isole Paracel.

Una nuova isola artificiale, che con ogni probabilità ospiterà un’altra base militare cinese, è in costruzione davanti alle coste vietnamite. Mezzi inviati da Pechino stanno effettuando grandi operazioni di bonifica sull’isolotto Triton, nelle Paracel – che la Cina ha soffiato al Vietnam nel 1974. A quanto pare, c’è in costruzione una zona di atterraggio per elicotteri e forse in un futuro una pista per aerei, sull’esempio di quanto fatto dalla Repubblica popolare nella vicina Woody Island.

Non è solo una provocazione, ma un chiaro tentativo di consolidare ulteriormente le rivendicazioni cinesi sulla “linea dei 9 punti” nelle acque vietnamite. Questa perimetrazione delle rivendicazioni cinesi è ciò che ha fatto saltare la proiezione del film Barbie in Vietnam: la linea appare in un’immagine che Hanoi ha considerato irrispettosa dei proprio interessi strategici storici. Anche le Paracel vedono frequenti azioni della Guardia Costiera cinese contro i pescherecci vietnamiti, che si rifiutano di abbandonare le loro tradizionali zone di pesca. Lo stesso accade davanti alle coste filippine, tra le Scarborough e le Spratly, altri due atolli ricchi di pesce su cui la Cina rivendica totale sovranità.

La geopolitica marittima del Mar Cinese è uno dei grandi affari globali. Il controllo di quelle acque per la Cina è fondamentale non solo per valore in sé (la pesca, per la sicurezza alimentare, e anche risorse energetiche tra i temi), ma per cosa rappresentano in termini di narrazione e strategia. Sono innanzitutto il cortile di casa, dunque per una potenza che ambisce a guidare il mondo non possono essere aree contese (pena un colpo di immagine, una delegittimazione del ruolo di guida nelle iniziative globali). Inoltre sono fondamentali se si suppone un attacco a Taiwan o un blocco marittimo (su cui già i cinesi si esercitano?): le postazioni militari tra gli isolotti nel Mar Cinese servono come puntelli contro chi dovesse cercare di forzare quell’eventuale blocco.

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