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Mai più i cinesi in Alpi Aviation. Il governo usa il Golden Power

Via libera al ritorno delle quote dell’azienda di droni al fondatore Moreno Stinat. Ma a patto che la società di Hong Kong non ne rientri mai in possesso e che le parti tengano costantemente aggiornata la presidenza del Consiglio

Palazzo Chigi ha esercitato i poteri speciali approvando, con condizioni, l’acquisizione da parte di Moreno Stinat del 75% di Alpi Aviation, di cui è fondatore e presidente, detenuto da Mars (HK) Information Technology Co. Limited. È quanto si legge in un estratto del decreto firmato dal presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, 11 settembre scorso. La notifica era stata presentata alla luce di quanto prescritto durante il governo Draghi, quando la società controllata da due colossi di Pechino era stata obbligata a cedere le sue quote del produttore friulano di droni avendole acquisite nel 2018 ma omettendo di comunicarlo, come invece previsto dalla legge, alla Presidenza del Consiglio per i relativi controlli ai sensi della normativa sui poteri speciali. Dietro alla società di Hong Kong ci sono China Corporate United Investment Holding (Ccui) e Crrc Capital Holding, che fa capo Crrc Corporation Limited, colosso sanzionato dagli Stati Uniti in quanto parte dell’industria coinvolta nella strategia fusione civile-militare della Repubblica popolare cinese per promuovere gli obiettivi di ammodernamento dell’Esercito popolare. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza che Alpi Aviation era stata valutata 90 volte in più rispetto al suo valore nominale (3.995.000 euro contro 45.000 euro).

A metà luglio Formiche.net aveva consultato gli atti notarili firmati poche settimane prima dai quali emergeva che Stinat aveva concesso in pegno a Mars la stessa quota acquisita, una sorta garanzia nei confronti dei cinesi in caso di inadempienza. Le condizione imposte con il Dpcm del 11 settembre prevedono che le due parti tengano periodicamente aggiornata la Presidenza del Consiglio sul futuro di Alpi Aviation, che ora cerca un nuovo acquirente, e che la società cinese non rientri in possesso della sua partecipazione.

Dopo l’articolo di luglio, Mars aveva scritto a Formiche.net spiegando che l’acquisto della partecipazione in Alpi Aviation “è stato dettato esclusivamente da considerazioni di opportunità economica”, effettuato “secondo le procedure e le modalità indicate dagli advisor italiani consultati da Mars” con l’azienda friulana che “non era ritenuta di natura strategica”. Inoltre, l’azienda aveva dichiarato che “l’omessa notifica al momento dell’acquisizione è stata considerata dalla stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri come incolpevole” e che “nessuna proprietà intellettuale di Alpi è stata mai nella disponibilità di Mars e tanto meno è stata trasmessa da Alpi a Mars o ai suoi azionisti. Non vi è stato alcun trasferimento di know-how”. E ancora: “La vendita della partecipazione in Alpi rispetta le procedure di legge, trasferisce definitivamente la proprietà, senza permettere che Mars detti alcuna delle ‘regole del gioco’ e senza la possibilità che Mars rientri nel possesso della partecipazione, ottemperando quindi alle prescrizioni imposte dalla Presidenza del Consiglio”.

“È stato riconosciuto il ritardo incolpevole alla vendita, la necessità di una forma di garanzia in presenza di un trasferimento senza corrispettivo, l’impossibilità comunque di rientrare in possesso della quota da parte di Mars e in generale l’assoluta trasparenza delle parti nel gestire questa difficile operazione”, commenta l’avvocato Claudio D’Agostino dello studio DLA Piper, che ha operato per conto di Mars.

Ora, dopo il via libera con condizioni da parte di Palazzo Chigi, ora Alpi Aviation potrebbe cercare un nuovo acquirente. Dagli atti notarili emerge anche un interessamento ad Alpi Aviation da parte di Red Fish Long Term Capital S.p.A., holding fondata nel 2020 da Paolo Pescetto, Andrea Rossotti insieme alle famiglie Bazoli e Gitti. Ma, osservavamo sempre a luglio, alle vicende amministrative che hanno riguardato la società si aggiungono altri elementi, tra cui il fatto che società non ha più il nulla osta di utilizzo dell’aviosuperficie La Comina, molto vicina alla base Usaf di Aviano, utilizzata secondo la Guardia di Finanza grazie alla “schermatura” garantitale da una onlus pordenonese.

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