Roma e Pechino si preparano a voltare pagina dopo il memorandum d’intesa sulla Via della Seta che non sarà rinnovato. Le parti hanno voluto evitare eccessive tensioni, ma il capo della diplomazia del Partito e dello Stato non ha risparmiato frecciate e punzecchiature. L’analisi del suo discorso
Non sono mancati né il bastone né la carota nel discorso di Wang Yi, capo degli esteri del Partito comunista cinese e ministro degli Esteri (che pur non ha risparmiato qualche frecciata), al Comitato governativo Cina-Italia co-presieduto assieme ad Antonio Tajani, omologo e vicepresidente del Consiglio.
Roma e Pechino si preparano a voltare pagina dopo il memorandum d’intesa sulla Via della Seta che non sarà rinnovato. Le parti hanno voluto evitare eccessive tensioni, ma il capo della diplomazia del Partito e dello Stato non ha risparmiato frecciate e punzecchiature, colpi di bastone (come sul Golden Power e sugli Usa) e di carota (come sull’e-commerce).
Ha auspicato la trasformazione del Comitato in una “grande famiglia che attraverso scambi amichevoli tra i suoi membri produce cooperazione vantaggiosa per tutti i ‘familiari’”.
Ha anche voluto tirare in ballo due colossi italiani come Fincantieri e Leonardo evidenziando come “la prima nave da crociera di grandi dimensioni di fabbricazione cinese, progetto lanciato congiuntamente da Cina e Italia, è salpata con successo e la partecipazione delle aziende italiane al progetto di aereo di grandi dimensioni CR929 (frutto del consorzio tra la cinese Comac e la russa United Aircraft Corporation per sfidare il duopolio di Airbus e Boeing, ndr) avanza spedita”.
Ha mandato segnali critici verso gli Stati Uniti, principale alleato dell’Italia, e l’Occidente in generale deciso al de-risking evocando gli impatti “dell’unilateralismo, del protezionismo e dell’anti-globalizzazione”.
Ha auspicato “un ambiente imprenditoriale equo, trasparente, aperto e non discriminatorio per le aziende cinesi in Italia e condivida l’esperienza e i dividendi dello sviluppo” tralasciando le note restrizioni alle imprese straniere che operano in Cina e criticando indirettamente il recente maggior utilizzo del Golden Power da parte dei governi italiani (ultimo e più improntate caso riguarda Pirelli): “Non mi pare che la Cina sia mai stata discriminata”, ha risposto più tardi Tajani durante un punto stampa aggiungendo che “credo non abbiano nulla di cui lamentarsi, siamo rispettosi di chi vuole fare investimenti nel nostro Paese”.
Infine, Wang ha dichiarato che la Cina “è disposta a continuare a promuovere piattaforme di e-commerce, rafforzare il coordinamento interno ed espandere le importazioni di prodotti italiani di qualità” e che le due parti dovrebbero anche “sostenere congiuntamente grandi progetti come la joint venture tra STMicroelectronics o la nave da crociera sino-italiana per creare ulteriori punti di riferimento”.