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Conservatori italiani e americani a confronto sulle elezioni 2024

Il presente e il futuro delle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico in vista della duplice tornata elettorale del 2024. Quali saranno gli esiti? Cosa si è detto all’incontro targato Fondazione Farefuturo con, tra gli altri, il ministro Adolfo Urso e James Carafano (Heritage Foundation)

Il futuro delle relazioni transatlantiche sarà ancorato all’idea di un “Occidente allargato”. Queste le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in occasione del convegno “Europa-Usa 2024, sfide transatlantiche” organizzato dalla Fondazione Farefuturo, International Republican Institute e The Heritage Foundation.

“L’Occidente allargato è oggi la chiave per affrontare le sfide che ci attendono. Per far fronte alle minacce autocratiche, serve un grande ovest che comprenda l’Africa, l’India e i Paesi dell’Asia, per democrazia, crescita e sviluppo globale”, ha sostenuto in apertura il ministro. E l’Italia può farla da padrona nel Mediterraneo. “Il bacino economico e commerciale euro-atlantico è l’approdo finale di due percorsi complementari tra Usa e Ue. Oggi l’Europa si sviluppa verso sud e non più ad est” ha detto il ministro e così l’Italia ha una rinnovata possibilità con il fianco sud del Mediterraneo. “Gli appuntamenti cruciali per il futuro del Vecchio continente e il delle futuro relazioni transatlantiche sono oggi cruciali, soprattutto sullo sfondo del conflitto russo-ucraino e con riguardo all’allargamento Nato”, ha detto nel corso dei suoi saluti iniziali Nicola Portacci, vicesegretario generale della Fondazione Farefuturo.

Il prossimo turning point a livello internazionale sarà il 2024, l’anno che vedrà Stati Uniti e Unione europea alla prova delle elezioni presidenziali da un lato e del Parlamento europeo dall’altro.

Negli Stati Uniti, la politica estera è però raramente condizionata dall’orientamento del governo federale, ha assicurato James Carafano, vicepresidente dell’Heritage Foundation. “In termini di politica estera, negli Stati Uniti, le istanze conservatrici non trainano le scelte di politica estera. Sono le questioni interne a pesare sulle scelte dei cittadini. Tra i repubblicani, i cittadini non sembrano più interessati in un dibattito ideologico, ma nel miglioramento della qualità della loro vita” ha infatti sottolineato.

“L’Ue guardando perciò al proprio alleato dall’altro lato dell’atlantico potrà valutare vedrà cambiamenti sui dossier energetico e commerciale, ma ci sono dei baluardi che non sono suscettibili di cambiare tra un governo democratico o governo repubblicano”, ha aggiunto.

È chiaro che le elezioni europee e le elezioni americane si influenzeranno molto tra loro, ma in Europa i risultati sono difficili da prevedere. Ma, d’accordo con Carafano, Thibault Muzergues, senior advisor per la Strategia transatlantica dell’International Republican Institute, ha detto poi che, in termini di politica estera, poco potrà davvero cambiare. “I rapporti europei con l’alleato statunitense rimarranno probabilmente invariati, certi mal di pancia e malumori rimarranno sempre. Ciò che conta oggi è però porsi come attore credibile agli occhi dell’alleanza”, ha chiosato.

“Stiamo vivendo in una seconda Guerra fredda 2.0” – ha esordito Velina Tchakarova, esperta di geopolitica basata a Vienna – “sullo sfondo dei cambiamenti elettorali del 2024, resterà la realtà conflittuale che vede gli Stati Uniti contrapporsi alla Cina di Xi Jinping, e l’Unione europea non può dimenticarselo”, ha detto l’analista.

In tutto questo, anche la lettera di saluto da parte del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, letta per l’occasione dall’ambasciatore Gabriele Checchia, responsabile per le relazioni internazionali della Fondazione Farefuturo, ha sottolineato che l’instabilità globale, che si traduce nei gravi problemi dell’insicurezza alimentare e degli approvvigionamenti energetici, vanno gestiti in condivisione, come alleati, a livello europeo e globale. E per questo l’Italia conferma e ha confermato il proprio impegno transatlantico e verso l’Unione europea.

La scelta di Cavo Dragone come presidente del Comitato militare della Nato evidenzia, secondo Lucio Malan, il ruolo fondamentale dell’Italia nell’alleanza transatlantica. “L’accordo tra il nostro Paese e gli alleati della Nato è strategico e duraturo, e si basa su di una condivisione forte di valori ed è per questo che siamo tra i migliori alleati. Questa nomina significa che l’insieme degli alleati ritiene che Italia è un partner affidabile”, ha concluso.

“Recuperare la vocazione politica della Nato ponendola al centro un nuova idea di Occidente, come detto dal ministro Urso, rafforzando e stringendo l’accordo Ue-Nato per costruire nuove intese anche con consessi già esistenti, come il Quad o con l’anglosfera, rappresentata dal framework Aukus. Questa sarà la sfida della Nato e della partecipazione italiana all’alleanza”, ha concluso Fabrizio Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano.

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