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Londra vuole diventare hub dell’AI. Parla il sottosegretario Freeman

Nel settore c’è un “disperato bisogno di leadership”, spiega a Formiche.net il deputato conservatore presentando il summit di Bletchley Park a novembre: due giornate di lavori, una animata dagli esperti e l’altra con i leader. A Pontignano ha incontrato anche il viceministro Valentini con cui ha parlato di spazio, politica industriale, innovazione e del G7 che l’Italia presiederà l’anno prossimo

Pontignano (Siena). L’intelligenza artificiale ha un “disperato bisogno di leadership” e “dopo Cina e Stati Uniti, il Regno Unito è la più grande economia” del mondo in questo settore. A sostenerlo è George Freeman, deputato conservatore e sottosegretario britannico per la scienza, la ricerca e l’innovazione del Regno Unito, che Formiche.net ha incontrato, assieme ad altri media, in occasione del Convegno di Pontignano, organizzato dall’ambasciata britannica in Italia, dal British Council e dall’Università di Siena. Questa edizione, la prima dopo la firma del memorandum d’intesa sulla cooperazione bilaterale rafforzata siglato a fine aprile, è dedicata all’adattarsi ai cambiamenti tecnologici, con una particolare attenzione alle sfide poste dagli abusi della tecnologia e dalle autocrazie.

Il Regno Unito si candida, dunque, a essere al centro del palcoscenico internazionale dell’intelligenza artificiale. A Pontignano c’è anche Jonathan Black, ex viceconsigliere per la sicurezza nazionale e sherpa G7/G20, incaricato dal primo ministro Rishi Sunak di organizzare il summit internazionale sull’intelligenza artificiale previsto a novembre a Bletchley Park, dove la squadra di crittoanalisti guidata da Alan Turing lavorò per violare i cifrari tedeschi creati dalla macchina Enigma durante la Seconda guerra mondiale.

L’evento sarà diviso in due giornate: durante la prima spazio agli esperti, mentre la seconda sarà dedicata ai leader. Governo e diplomazia italiani decideranno nei prossimi giorni quale ministro o sottosegretario inviare – una situazione che riflette le difficoltà di Roma nell’individuare una politica chiara sull’intelligenza artificiale, come dimostrato dal caso ChatGpt.

Sia Black sia Freeman hanno incontrato Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del made in Italy (che ha incontrato a Pontignano anche Oliver Dowden, vicepremier, e John Glen, sottosegretario al Tesoro). Valentini ha discusso con Black e Freeman di vari temi, tra cui spazio, politica industriale, innovazione e G7, che l’anno prossimo, sotto la presidenza italiana, si occuperà anche di intelligenza artificiale. “Le relazioni tra Italia e Regno Unito sono sempre più strategiche”, ha spiegato.

La regolamentazione dell’intelligenza artificiale “è una delle sfide più grandi della nostra generazione”, dice Freeman a Formiche.net. Lo sforza britannico va in una direzione chiara: evitare che gli sforzi siano “troppo concentrati a fermare una tecnologia piuttosto che a regolarne le applicazioni”, spiega. Se riusciamo a stabilire le regole per il business, allora i cinesi dovranno rispettarle, ha quindi aggiunto ponendo un esempio concreto. “È una sfida. Alla fine l’Occidente deve avere il coraggio dei suoi convinzioni. È importante che l’alleanza occidentale si unisca per stabilire le regole: se non ci muoviamo penso che lasciamo il vuoto, e così abbandoneremmo i nostri cittadini e anche molte aziende che vogliono avere regole chiare”.

Parlando di Cina, chiediamo a Freeman come Pechino sarà coinvolta nel summit di novembre. “Non è un vertice con Pechino”, precisa. “Ma vogliamo assicurarci che le competenze cinesi siano presenti”. Sì agli esperti, e i diplomatici? “Possiamo avere entrambi”, spiega ancora.

Qualche battuta, Freeman la concede anche sul rapporto con l’Unione europea, spiegando che il ritorno del Regno Unito al programma Horizon Europe per la ricerca e l’innovazione è un primo passo verso nuove opportunità di collaborazione in tema di cultura, scienza e innovazione. Il governo Sunak “tiene molto” al rapporto con l’Unione europea, dice sottolineando poi che “si è chiuso il capitolo sugli anni delle divisioni johnsoniane”. La pandemia “ci ha ricordato che, che siamo parte o meno dell’unione monetaria, condividiamo frontiere, aria, acqua” e la guerra in Ucraina che “condividiamo la sicurezza”. “Sono convinto che l’Europa sia più forte a causa di queste due terribili esperienze e le divisioni della Brexit sono adesso ridotte, speriamo adesso in un era migliore”, conclude.

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