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La portata globale del patto Riad-Gerusalemme secondo il gen. Avivi

“Ogni giorno ci avviciniamo” alla normalizzazione dei rapporti, ha detto il principe ereditario bin Salman. Secondo il presidente dell’Israel Defense and Security Forum la firma è necessaria anche a Biden prima delle elezioni e aprirebbe altre opportunità per rispondere anche a Cina, Russia e Iran

“Ogni giorno ci avviciniamo” sempre di più alla firma di un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele. Lo ha dichiarato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman in un’intervista a Fox News nel giorno in cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente statunitense Joe Biden si sono incontrati, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, per la prima volta dal ritorno al potere del leader israeliano e dopo mesi di tensioni tra l’amministrazione democratica americana e il governo israeliano a maggioranza conservatrice. “Sotto la sua guida, signor presidente, possiamo forgiare una pace storica tra Israele e Arabia Saudita”, ha detto Netanyahu all’inizio dell’incontro, con parole che sembrano dimostrare l’intenzione di lasciare da parte, almeno per il momento, le divergenze politiche. “Finora i negoziati sono andati bene”, ha spiegato bin Salman smentendo le notizie di una “sospensione” dei colloqui con Israele.

Il Wall Street Journal poi ha rilevato che i funzionari israeliani stanno discutendo con l’amministrazione Biden una proposta per l’avvio di operazioni di arricchimento dell’uranio supervisionate da Washington in Arabia Saudita. Le discussioni rientrerebbero in un “complesso accordo tripartito” per l’apertura di relazioni diplomatiche tra i due Paesi mediorientali già coinvolti assieme nel Corridoio economico India-Medioriente-Europa, a cui partecipano anche l’India e l’Italia. Secondo le fonti, Netanyahu ha dato istruzione ai massimi specialisti israeliani nei campi del nucleare e della sicurezza di cooperare con i negoziatori statunitensi, per giungere a un compromesso che renda Riad il secondo Paese della regione a dotarsi di capacità di arricchimento dell’uranio dopo l’Iran. Se proprio nucleare saudita deve essere, meglio americano che cinese, è il ragionamento condiviso da Stati Uniti e Israele.

Anche la questione palestinese è al centro delle discussioni. L’Autorità nazionale palestinese ha chiesto all’Arabia Saudita di fare concessioni a Israele in favore della causa palestinese in questo negoziato. Gli Stati Uniti hanno sottolineato come i colloqui dovranno tenere conto della questione palestinese. Netanyahu ha detto a Biden di ritenere che i palestinesi “debbano far parte del processo di normalizzazione con l’Arabia Saudita ma non devono avere un diritto di veto sul processo”. Per il presidente iraniano Ebrahim Raisi un’eventuale normalizzazione tra Israele, il “regime sionista” come lo definisce Teheran, e Arabia Saudita costituirebbe “un colpo alle spalle del popolo e della resistenza palestinesi”.

Le politiche americane “tendono a cambiare da un presidente all’altro”, la guerra in Ucraina ha cambiato le priorità di Washington e l’Arabia Saudita “ritiene di dover fare sempre più affidamento su una maggior cooperazione con Israele”, spiega a Formiche.net il generale Amir Avivi, che dopo trent’anni di servizio ha fondato e presiede l’Israel Defense and Security Forum, un gruppo di 16.000 riservisti delle forze di sicurezza israeliane. L’alto ufficiale in pensione, in visita in Italia per alcuni incontri (anche al Senato), cita diverse aree di cooperazione: sicurezza, intelligence, difesa aerea, cyber e tecnologia. “Vediamo un’opportunità, un cambiamento in Arabia Saudita”, aggiunge ricordando il passato di vicinanza tra Riad e il wahabismo e citando gli autori dell’attentato dell’11 settembre.

Come ha detto bin Salman, Arabia Saudita e Israele, grazie agli Stati Uniti, si avvicinano “ogni giorno”. Ma quando firmeranno l’accordo di normalizzazione? “Guardando la questione da una prospettiva americana” una firma prima delle elezioni presidenziali dell’anno prossimo è ciò che Biden “dovrebbe volere”, dice Avivi. “Considerando gli anni di presidenza Biden a livello globale, si può pensare a una sola cosa positiva accaduta nel mondo? No. Pensiamo alla guerra russo-ucraina, all’espansione di Cina e Russia, a quanto sta succedendo in Africa. C’è l’opportunità di fare qualcosa di eclatante per portare un grande accordo di pace”, aggiunge.

Per il generale l’accordo può avere una portata globale. “Portare la pace con l’Arabia Saudita significa anche potenzialmente normalizzare le relazioni con il Pakistan, l’Indonesia e l’Oman. Si tratta di un accordo enorme, che può stabilizzare il Medio Oriente, che può portare prosperità, che può contrastare l’Iran in modo tale da incidere anche sulle capacità della Russia di fare la guerra all’Ucraina e forse perfino di dissuadere i cinesi da eventuali piani di espansione nel Pacifico come a Taiwan”, conclude.



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