Il Mediterraneo giocherà un ruolo chiave in un’economia globale orientata alla sostenibilità. Le regioni italiane sono chiamate a collaborare per ridurre i gap esistenti tra Nord e Sud. Crescono le regioni centrali nell’indicatore di sostenibilità. Il commento di Idiano D’Adamo, docente di Ingegneria Gestionale alla Sapienza
Il 18 e 19 Settembre 2023 si terrà un vertice sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. L’auspicio di Nanette Braun, direttrice delle campagne di comunicazione dell’Onu, è “che tutti si schierino a favore degli SDGs”. L’equilibrio degli ecosistemi mostra chiari segnali di debolezza ed occorre promuovere modelli di sostenibilità pragmatica.
Il rapporto territori dell’ASviS fornisce un ottimo quadro sulla situazione italiana. Partendo da questi dati è stato sviluppato un lavoro scientifico che ha valutato le performance delle regioni italiane in funzione dei 27 targets proposti dall’ASviS. I risultati confermano il divario Nord-Sud, con le regioni settentrionali che primeggiano nell’indicatore di sostenibilità, mentre sette di quelle meridionali chiudono la graduatoria del ranking.
Molto importante il risultato dell’Abruzzo, che ambisce ad avere performance pari a quelle delle regioni centrali. Sono proprio queste regioni, in particolare Toscana, Lazio e Marche, che si collocano ai margini del podio occupato da tre alternative appartenenti al Nord Italia. La Provincia di Trento conferma la sua leadership seguita da Valle d’Aosta e dalla Provincia di Bolzano. Il confronto con i dati del 2021 rispetto all’anno precedente mostrano come il dato complessivo dell’Italia centrale tende ad essere prossimo a quello dell’Italia settentrionale.
La sostenibilità può riuscire laddove diverse scelte strategiche e politiche di finanziamento non hanno consentito di colmare il gap tra le diverse aree dell’Italia. Il Next Generation EU (il maxi-piano Ue che in Italia si declina nel Piano nazionale di ripresa e resilienza) è stato modificato da Roma poiché alcuni progetti non sarebbero stati completati nei tempi prestabiliti. La sostenibilità suggerisce di non utilizzare approcci in cui gli investimenti siano concentrati in un periodo limitato, ma siano distribuiti nel tempo e consentano di diffondere competenze e risorse.
La strategia dovrebbe essere di investire nei settori che traineranno l’economia del futuro, laddove ci sarà la domanda al fine di disporre di un’offerta adeguata. Allo stesso modo questa offerta deve avere un carattere fortemente nazionale al fine di non subire i rischi geopolitici e la dipendenza dall’estero. Il nuovo nome del Ministero delle Imprese e del Made in Italy indica chiaramente tale direzione: le scelte del futuro si basano su un’indicazione politica in cui si tende a produrre all’interno del proprio paese, in cui si fa ricerca ed innovazione, in cui si valorizzano le competenze sanitarie e si sviluppano approcci sociali che contrastano forme di egoismo.
Il coinvolgimento degli stakeholders è quindi essenziale, con un contributo richiesto anche a tutti i cittadini. In particolare occorre investire sui più giovani, destinatari del Ngeu. Le imprese sono chiamate a rivedere le loro strategie e le pubbliche amministrazioni a modificarsi per saper cogliere gli aspetti dinamici provenienti dal contesto esterno. La commissione Coter del Comitato europeo delle regioni ha approvato un emendamento che prevede il rispetto del principio della neutralità tecnologica nella transizione ecologica. Infatti è fondamentale tutelare il lavoro e l’industria, come evidenziato dal Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, perché l’Italia, come sottolineato dal ministro Adolfo Urso, ha sviluppato tecnologie e metodologie che le consentono di essere in testa sull’economia circolare a livello europeo.
La domanda di base è la seguente. Le teorie economiche ci hanno insegnato che un euro oggi vale più di un euro domani, ma come facciamo a quantificare questo domani, a quanto ammonta il costo opportunità del capitale per progetti tra loro diversi e che riguardano non solo il contesto italiano ma hanno una vocazione globale? La sfida chiede quindi non solo di far germogliare risorse nazionali, ma anche di creare ponti di libertà e di democrazia con gli altri paesi per muovere verso un obiettivo comune. La sostenibilità è quindi non solo l’obiettivo del 2050 per una neutralità climatica ma richiede un approccio pragmatico in cui si studiano soluzioni che diano opportunità alle generazioni future e creino una fratellanza tra i popoli.
Le risorse verdi e circolari chiedono di ragionare con un’ottica che non sia incentrata solo sul breve periodo ma guardino al futuro in cui coinvolgere i cittadini per farli sentire parte integrante del cambiamento. Allo stesso modo occorre superare campanilismi per far emergere le collaborazioni tra realtà territoriali, poiché nella lotta tra i piccoli alla fine chi emerge e vince non sono loro, che invece ne escono ancora più deboli. Ed infine laddove si formano i giovani ai diversi mestieri e necessario trattenere questi background.
E’ il tempo dell’agire, del proporre idee, soluzioni e non quello di fermarsi a sterili no e al mantenimento dei propri interessi per costruire l’Europa del futuro con un ruolo chiave svolto dalle realtà del Mediterraneo che giocherà un ruolo chiave in un’economia globale orientata alla sostenibilità.