Dopo il caso del ricercatore parlamentare arrestato con l’accusa di spionaggio per conto di Pechino, ora spuntano gli avvertimenti di MI5 al Partito conservatore sui legami pericolosi di due potenziali candidati. Le ultime notizie intrecciano il dibattito interno al governo sull’opportunità di designare la Cina come minaccia per la sicurezza nazionale
Le elezioni si stanno avvicinando nel Regno Unito. Sono previste in agenda entro gennaio 2025 ma il sovrano, Re Carlo III, potrebbe anche decidere di sciogliere le Camere prima della data fissata, che è il 17 dicembre 2024. La Cina sarà con ogni probabilità uno dei principali temi di confronto tra il Partito laburista, in netto vantaggio nei sondaggi e che ha recentemente concluso un rimpasto del governo ombra guidato dal leader Keir Starmer con anche figure definite blairiane, e il Partito conservatore, che rischia di dover lasciare il governo dopo 15 anni (e una Brexit creata, votata e realizzata).
Il rapporto con Pechino potrebbe diventare a Londra, com’è già a Washington da diversi anni, una questione bipartisan. Ma soprattutto un tema che intreccia in molti modi la sicurezza nazionale.
Lo testimoniano i fatti recenti: l’arresto di Chris Cash, ricercatore per alcuni deputato del Partito conservatore accusato di essere una spia reclutata dall’intelligence cinese (l’uomo, 28 anni, ha respinto le accuse); gli avvertimenti dei servizi segreti britannici allo stesso Partito conservatore sui legami di due potenziali candidati alla Camera dei Comuni con il Fronte unito, dipartimento del Comitato centrale del Partito comunista cinese che si occupa di attività di influenze all’estero. Su questo ultimo episodio è intervenuta Maria Caulfield, sottosegretaria alla Salute, che a Times Radio ha spiegato che il Partito conservatore ha “agito rapidamente” per bloccare i due soggetti dopo gli avvenimenti di MI5 (l’agenzia di sicurezza interna) che il Times ha collocato nel 2021 e nel 2022. “Penso che qualsiasi partito sia al governo, ci saranno sempre coloro che cercano di prenderci di mira, sia per ottenere informazioni sia per attività di influenza”, ha spiegato. Il Partito conservatore ha parlato per bocca di un portavoce, che si è limitato a spiegare che “quando riceviamo informazioni credibili riguardo a preoccupazioni sulla sicurezza di potenziali candidati, agiamo di conseguenza”.
Il governo conservatore è sotto pressione dopo l’arresto del ricercatore. A fine luglio James Cleverly ha rotto un periodo lungo cinque anni in cui il ministro degli Esteri britannico non si era recitato in missione in Cina. A Pechino ha spiegato che non sarebbe “credibile” un disimpegno con la Cina. Secondo il Financial Times, il primo ministro Rishi Sunak sarebbe stato informato dell’arresto della presunta spia a Westminster in modo “tempestivo”, poco dopo che è avvenuto a marzo, ma ha continuato comunque a intensificare l’impegno con Pechino. Inoltre, come già raccontato su Formiche.net, il Partito conservatore è è diviso sull’opportunità di definire formalmente la Cina come una minaccia alla sicurezza nazionale. Se ciò accadesse chiunque lavori “sotto la direzione” della Cina o di società cinesi legate allo Stato sarebbe obbligato a registrarsi presso il governo e rivelare qualsiasi attività svolta per loro conto. L’inosservanza di tale obbligo costituirebbe un reato. Una parte del partito sostiene la necessità di questa passo, un’altra, di cui sembra far parte il primo ministro, teme per l’impatto economico di una simile decisione – anche perché, come detto, le elezioni si avvicinano e l’economia è destinata a occupare una fetta importante del dibattito pubblico prima del voto.