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Sud globale, il filo rosso che lega G20 indiano e G7 italiano

Roma è impegnata con gli alleati nel successo del summit di Nuova Delhi, anche alla luce del nuovo partenariato strategico inaugurato a marzo da Meloni e Modi. L’ingresso dell’Unione africana tra i membri permanenti del forum dei Venti anticipa il suo ruolo anche tra i Sette l’anno prossimo

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è stata accolta alla base area di Palam da Shobha Karandlaje, sottosegretaria indiana dell’Agricoltura, e da Vincenzo De Luca, ambasciatore italiano in India.

I lavori del G20 a Nuova Delhi inizieranno domani ma i colloqui tra i Paesi per la dichiarazione finale sono in corso: ci sono da superare alcune resistenze sulla condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, rappresentata in India da Sergej Lavrov, ministro degli Esteri, dopo la rinuncia quasi obbligata dal presidente Vladimir Putin. I Paesi del G7 sono pronti a lavorare sul linguaggio della dichiarazione finale del G20 di Bali, in Indonesia, dell’anno scorso (all’epoca fu usato il termine “guerra” contro il volere di Russia e Cina, con la “condanna” da parte della “maggioranza dei membri”), ma senza alterarne la sostanza. Altri dossier che stanno alimentando divisioni sono quelli che riguardano i combustibili fossili e la ristrutturazione del debito.

Domani la presidente del Consiglio dovrebbe avere alcuni bilaterali, compresi quello con il padrone di casa, il primo ministro indiano Narendra Modi e con il premier cinese Li Qiang. I due si sono incontrati due volte nell’ultimo anno: a novembre in Indonesia a margine del summit del G20 e a marzo durante la missione di Meloni a Nuova Delhi che ha sancito il nuovo livello delle relazioni bilaterali elevate a partenariato strategico.

Come promesso da Meloni a Modi a marzo, l’Italia è impegnata assieme agli alleati, a partire dagli Stati Uniti, ad assicurare il successo del summit dando piena collaborazione all’India. Il motto del G20 indiano, in sanscrito, è “Vasudhaiva kutumbakam”, il mondo è una famiglia. Clima, energia, sicurezza alimentare, empowerment femminile, salute, intelligenza artificiale, digitalizzazione sono fra i temi dell’agenda, oltre alla questione migratoria (con l’impegno ad affrontarla anche sotto la presidenza brasiliana nel 2024) e a quello centrale del conflitto in Ucraina. Uno dei risultati quasi sicuri, salvo veti dell’ultimo minuto, di questo summit è l’ingresso dell’Unione africana come membro permanente del G20.

Durante i lavori del G7 di Hiroshima, in Giappone, a maggio, Meloni aveva invitato gli altri leader a esprimersi positivamente sulla richiesta dell’Unione africana di aderire al G20. L’Unione africana sarà anche invitata dal G7 dell’anno prossimo. Altri ospiti potrebbero essere la stessa India, la Corea del Sud e l’Australia, coerentemente con l’impegno italiano verso i destini comuni di Euro-Atlantico e Indo-Pacifico. Inoltre, la presidenza italiana sarà caratterizzata dall’attenzione verso il Sud globale, con particolare attenzione a clima, energia, migrazioni e alimentazione come temi cruciali. Senza dimenticare il Piano Mattei per l’Africa che il governo Meloni dovrebbe presentare nelle prossime settimane.

È il Sud globale il filo rosso che lega il G20 indiano e il prossimo G7 italiano. Lo conferma anche l’emendamento proposto da Lorenzo Fontana, presidente della Camera, durante la riunione dei presidenti delle Camere basse dei parlamenti del G7 di Tokyo. Il provvedimento, che è stato adottato, estende l’impegno del G7 a contribuire alla stabilità e alla prosperità dell’Africa e del Mediterraneo e ad ampliare gli scambi parlamentari in tutti i continenti. Si tratta dell’unico emendamento presentato alla riunione che porta l’attenzione del G7 sul continente africano e sull’area del Mediterraneo.

A Nuova Delhi c’è anche Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, che parteciperà ai lavori del G20. In agenda anche i bilaterali con gli omologhi di Stati Uniti (Janet Yellen), Germania (Christian Lindner), Francia (Bruno Le Maire) e Qatar (Ali bin Ahmed Al Kuwari). In cima all’agenda dei ministri del Tesoro c’è la riforma dell’architettura finanziaria internazionale (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale e banche multilaterali di sviluppo). Su questo dossier insisteranno gli Stati Uniti di Joe Biden. La linea italiana è chiara: vanno concentrate le risorse a dono sulle nazioni più povere e in particolare in Africa, allocando in maniera più efficace le risorse già disponibili.



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