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Fuori dalla Via della Seta, Meloni ha informato la Cina. Tajani lo dice a Fox News

La decisione sul memorandum sembra essere stata presa e comunicata, anche se non attraverso una nota ufficiale per la quale l’Italia potrebbe aver scelto di attendere la chiusura del Belt and Road Forum che a ottobre festeggerà il decennale dal lancio dell’iniziativa-faro di Xi. Alla luce di queste dichiarazioni rimane da capire se ci sarà il passaggio parlamentare richiesto dalle Camere e promesso dal governo

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, “ha parlato alla Cina dei piani dell’Italia per uscire dalla Via della Seta”. Lo ha detto Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, in un’intervista a Fox News da New York, dove si trova per l’Assembla generale delle Nazioni Unite. Alla domanda se l’Italia si aspetta delle “ritorsioni” da parte di Pechino, ha risposto: “Non lo so, ma noi siamo alleati degli Stati Uniti. Vogliamo parlare con la Cina certo, ma facciamo parte del patto transatlantico”.

Dopo l’intervista Tajani ha chiarito la sua posizione sulla Via della Seta. Parlando con i giornalisti a New York, ha detto che “noi abbiamo posto il problema anche ai cinesi, e non abbiamo trovato vantaggi economici nell’essere parte di questa iniziativa: anche perché Francia e Germania hanno ottenuto risultati migliori senza aderirvi”. Il mio partito, ha continuato, era “contrario all’adesione, ma ora vedremo il da farsi anche attraverso l’opinione del Parlamento: è giusto che ci sia un percorso parlamentare quando si parla di accordi così importanti”. In Parlamento, ha aggiunto, “mi sembra che ci sia una maggioranza favorevole al ritiro, ma valuteremo”. Durante l’intervista, ha continuato, ho “sostenuto che la Via della seta è un capitolo della partnership strategica che abbiamo con la Cina, e che continueremo a collaborare fermo restando che noi siamo nell’Occidente: Pechino è un nostro interlocutore, e talvolta anche un concorrente”. Il ministro ha quindi sottolineato di non aver dato “alcun annuncio: stiamo valutando il da farsi, le valutazioni economiche non sono positive e comunicheremo alla Cina quella che sarà la nostra decisione”.

Ma la decisione sembra essere stata presa e comunicata, anche se non attraverso una nota ufficiale per la quale l’Italia potrebbe aver scelto, come cortesia diplomatica verso Pechino, di attendere la chiusura del Belt and Road Forum che a ottobre festeggerà il decennale dal lancio dell’iniziativa-faro del leader cinese Xi Jinping.

Ieri Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, aveva dichiarato che la Via della Seta, “così come è stata sottoscritta” nel 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte, “era stata prospettata come una alleanza strategica”. E ancora: “Noi riteniamo che questo rapporto deve essere riportato ai suoi canali originari come via dei commercianti, riducendo i rischi politici e aumentando le opportunità commerciali. In questo contesto si inserisce la proposta di realizzare una Via del Cotone, che dall’India attraversi la penisola araba e il Mediterraneo, mare di diversi continenti del futuro e dell’Europa”. Il riferimento era al Corridoio economico India-Medioriente-Europa, presentato a margine del recente summit G20 di Nuova Delhi e a cui partecipano altri Paesi alleati e partner (tra questi l’Italia).

Come osservato su Formiche.net, le parole del ministro Urso confermano la decisione del governo Meloni di non rinnovare il memorandum d’intesa e allo stesso tempo rilanciare il partenariato strategico globale, lanciato nel 2004 dall’allora presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e dall’allora primo ministro cinese Wen Jiabao, come sottolineato nelle scorse settimana sia da Meloni a margine del G20 di Nuova Delhi, in India, sia da Tajani in occasione della sua visita a Pechino.


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