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Il laburista Starmer in tour per prepararsi a Downing Street

Sinistra in netto vantaggio nel Regno Unito e pronta a tornare al governo dopo quasi 15 anni. Il leader, dopo un rimpasto nel senso del blairismo, è volato in Canada, all’Aja e da Macron. I ministri ombra di Esteri e Difesa attesi a Washington. Previsto un incontro con la leader dem Schlein a Liverpool 

Dopo quasi 15 anni il Partito laburista, in netto vantaggio da mesi nei sondaggi sui conservatori del primo ministro Rishi Sunak in vista delle elezioni di fine 2024, si prepara a tornare al governo del Regno Unito. E Keir Starmer a prendere le chiavi del numero 10 di Downing Street. Il leader laburista, 61 anni, ha recentemente messo mano al suo esecutivo ombra per un ultimo rimpasto e in questi giorni è impegnato in un tour che l’ha già visto all’Aja, nei Paesi Bassi, per parlare di migranti, e a Montréal, in Canada, per la conferenza dei leader socialdemocratici. Ora è a Parigi.

Ieri ha incontrato Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia. Stamattina ha partecipato a una colazione con le aziende francesi presenti nel Regno Unito organizzata presso gli uffici di Vivendi, il colosso dei media e delle comunicazioni guidato da Arnaud de Puyfontaine, che detiene anche il 23,75 per cento delle quote dell’italiana Tim. L’appuntamento più importante per Starmer a Parigi è quello all’Eliseo con il presidente francese Emmanuel Macron. L’obiettivo è quello di presentarsi al mondo come il futuro capo del governo britannico (già si parla di “prime minister in waiting”) prima di doversi immergere nella campagna elettorale.

In viaggio con Starmer ci sono David Lammy, 51 anni, ministro ombra per gli Esteri, e Rachel Reeves, 44 anni, già economista alla Banca d’Inghilterra, oggi cancelliere ombra. A unirli c’è la vicinanza al mondo e alla visione dell’ex premier Tony Blair, la cui Cool Britannia sembra essere tornata di moda nel Partito laburista dopo la parentesi della leadership radicale di Jeremy Corbyn. C’è tanta “Terza Via” nel recente rimpasto di Starmer e nelle parole sue e dei suoi fedelissimi.

I viaggi di Starmer sono stati accompagnati da anticipazioni pubblicate dal Financial Times e da un’intervista del leader dell’opposizione britannica allo stesso giornale (una scelta mediatica da non ignorare). Starmer ha deciso di parlare di Brexit, nonostante il tema sia ancora divisivo nel Paese e all’interno del suo partito. Quello sugli scambi commerciali e la cooperazione firmato dall’ex premier Boris Johnson “non è un buon accordo, come quasi chiunque riconosce, è decisamente troppo snello”, ha spiegato al Financial Times. In occasione della revisione programmata per il 2025, un eventuale governo laburista potrà “tentare di ottenere un’intesa molto migliore per il Regno Unito”, specie a livello commerciale, ha promesso. “Rientrare nell’Unione europea è fuori questione”, ha aggiunto sfidando il rimpianto (già ribattezzato Bregret) che pare piuttosto diffuso (circa il 60 per cento dei britannici direbbe no alla Brexit se si rivotasse). “Ma mi rifiuto di accettare che non ci sia del lavoro da fare ancora” a favore delle “future generazioni”.

Non sono mancate le critiche da parte del governo conservatore, che ha accusato il leader laburista di essere incoerente rispetto alla promessa di non voler riaprire il dibattito e di nascondere il prezzo che sarebbe disposto a far pagare al Paese verso l’Unione europea.

Ma anche il centro studi U.K. in a Changing Europe è convinto, come recita un rapporto pubblicato ieri, che sarebbe “molto difficile” per un governo Starmer fare molto meglio di Johnson sull’accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione. E poi c’è l’Unione europea. Il giornale i ha parlato con alcuni diplomatici europei che hanno avvertito Starmer: non sarà in grado di rinegoziare l’accordo rimanendo fuori dal mercato unico e dall’unione doganale.

Ma il tour continua. Tappa fondamentale per chi vuole governare il Regno Unito sono gli Stati Uniti. La prossima settimana Lammy volerà a Washington, dove c’è già John Healey, 63 anni, da tre ministro ombra per la Difesa, anch’egli legato al mondo di Blair e Gordon Brown, impegnato un anno fa a rispondere alle critiche di Corbyn sull’invio di armi all’Ucraina. Ospite ieri dell’American Enterprise Institute assieme al deputato democratico Dean Phillips, Haley ha sottolineato l’importanza di rafforzare l’alleanza transatlantica nel campo della difesa e della sicurezza, in particolare davanti ai tentativi di interferenze elettorali. Venerdì Healy e Lammy parteciperanno a un incontro pubblico organizzato dal Wilson Center, uno dei centri studi nonpartisan più importanti del Paese, oggi guidato d repubblicano, Mark Andrew Green.

Inevitabilmente si parlerà di Cina, tema cruciale nel dibattito politico britannico, come dimostrano le tensioni interne al Partito conservatore. Secondo Starmer il Regno Unito deve “sganciarsi” dalla Cina “quando si tratta di scambi, commercio e tecnologia”. Ospite del buono podcast di Politico, ha spiegato: “Dobbiamo essere assolutamente chiari sulla sicurezza del Regno Unito e su questioni come lo spionaggio e le interferenze in corso e, naturalmente, le violazioni dei diritti umani che si stanno verificando. Ha dichiarato che “ci sono grandi questioni che i governi progressisti potrebbero affrontare insieme”, come l’influenza e le ingerenze cinesi. Ma ha anche ha riconosciuto che è impossibile “prendere completamente le distanze” dalla Cina su questioni importanti come il cambiamento climatico.

Nell’agenda di Starmer c’è anche un incontro nelle prossime settimane con Elly Schlein, assente al Global Progress Action Summit in Canada. Come ha spiegato Repubblica, la segretaria del Partito democratico parteciperà, accompagnata dall’ex ministro Peppe Provenzano, oggi responsabile Esteri dem, alla conferenza annuale del Partito laburista prevista a Liverpool dall’8 all’11 ottobre.

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